V DOM. T.O.
“La suocera di Simone era a letto
con la febbre e subito gli parlarono di lei” (Mc 1,30); “Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati
e gli indemoniati” (1,32).
Come
comprendiamo
l’atteggiamento di chi chiede a Gesù di guarire se stesso o i
propri cari. Riascoltiamo le parole di Giobbe, che sono le parole di tanti
uomini e donne: “A me sono toccati mesi
d’illusione e notti di affanno mi sono state assegnate. Se mi corico dico:
“Quando mi alzerò?” (Gb 7,3).
Qualche versetto più avanti leggiamo: “Preferirei
morire … la morte piuttosto che vivere in queste mie ossa” (Gb 7,15).
Quando si ha a che fare con la sofferenza, si desidera solo che cessi. Ricordo,
quando ci annunciarono che nostra madre non aveva più possibilità di
sopravvivere, come, con i miei fratelli, cominciammo a cercare qualcuno che ci
desse una nuova speranza.
A questo grido di dolore e di speranza, il
Vangelo sembra dare una risposta consolante; Gesù guarisce la suocera di Simone
e poi tante altre persone di cui nulla sappiamo. Ci aspetteremmo, quindi, che
con entusiasmo Gesù continuasse a guarire le persone e non solo alcune, ma
tutte. Invece, dopo essersi ritirato in preghiera dice: “andiamocene altrove” (Mc 1,38). Perché? Forse per andare a guarire altre
persone? Certamente, infatti guarirà il lebbroso e il paralitico, ma
soprattutto per “predicare”.
Forse Gesù ha avuto la tentazione di fare
il guaritore; chi ama, necessariamente vuole che chi è amato stia bene. Sono
convinto che Gesù è stato combattuto sul da farsi, non per niente si è ritirato
in preghiera.
Alla fine, però, risulta chiaro che Gesù non è
venuto per togliere la sofferenza, ma per sconfiggere il male e salvare
l’umanità. Guarendo alcuni, come avviene ancora oggi, il Signore ci conferma
che Lui rimane il Signore di tutto, ma nel contempo non vuole illuderci, la
natura umana è fragile e destinata a perire. Gesù non ha amato e non ama la
sofferenza; anche Lui avrebbe preferito non subirla, ma l’ha accolta, proprio
perché pienamente uomo. E’ inevitabile: la sofferenza fa parte dell’esperienza
umana. Volerla completamente evitare è illusorio, se non addirittura nocivo.
Dobbiamo usare tutti gli strumenti a
nostra disposizione per evitare la sofferenza inutile; dobbiamo fare di tutto
per rendere sopportabile la sofferenza, ma dobbiamo anche prendere atto, che con essa
dobbiamo fare i conti.
Chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci a vivere la sofferenza con
fede; che imprima nel cuore e renda efficaci le promesse di Dio. Lo Spirito
Santo ci aiuti a dire: “Tutto posso in
colui che mi dà forza” (Fil 4,13) e a fare nostre le parole di Paolo: “mi compiaccio
nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle
angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor
12,10s); “Del
resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che
sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28), però sono
altrettanto vere le parole del salmista: “Ho
detto, nella mia sicurezza: «Mai potrò vacillare!». Nella tua bontà,
o Signore, mi avevi posto sul mio monte sicuro; il tuo volto hai nascosto e lo
spavento mi ha preso. A te grido,
Signore, al Signore chiedo pietà” (Salmo 29,7ss).
Chiudo con le parole di Etty Hillesum la
giovane olandese uccisa, ma rimasta libera in campo di concentramento:
Mio Dio, prendimi per mano,
ti seguirò,
non farò troppa resistenza.
Non mi sottrarrò a nessuna delle cose
che mi verranno addosso in questa vita,
cercherò di accettare tutto
e nel modo migliore.
Ma concedimi di tanto in tanto
un breve momento di pace.
Non penserò più nella mia ingenuità,
che un simile momento
debba durare in eterno,
saprò anche accettare
l'irrequietezza e la lotta.
Il calore e la sicurezza mi piacciono,
ma non mi ribellerò se mi toccherà
stare al freddo purché
tu mi tenga per mano.
Andrò dappertutto allora,
e cercherò di non aver paura.
E dovunque mi troverò,
io cercherò
d'irraggiare un po' di quell'amore,
di quel vero amore per gli uomini
che mi porto dentro.
ti seguirò,
non farò troppa resistenza.
Non mi sottrarrò a nessuna delle cose
che mi verranno addosso in questa vita,
cercherò di accettare tutto
e nel modo migliore.
Ma concedimi di tanto in tanto
un breve momento di pace.
Non penserò più nella mia ingenuità,
che un simile momento
debba durare in eterno,
saprò anche accettare
l'irrequietezza e la lotta.
Il calore e la sicurezza mi piacciono,
ma non mi ribellerò se mi toccherà
stare al freddo purché
tu mi tenga per mano.
Andrò dappertutto allora,
e cercherò di non aver paura.
E dovunque mi troverò,
io cercherò
d'irraggiare un po' di quell'amore,
di quel vero amore per gli uomini
che mi porto dentro.
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