II DOM. PASQUA
“La grazia a buon mercato è la
nemica mortale della nostra Chiesa. … Grazia a buon mercato significa grazia
come merce in vendita promozionale, significa svendita … del sacramento; grazia
come riserva inesauribile della Chiesa, a
cui attingere a piene mani, senza problemi e senza limiti” (D. Bonhoeffer, Sequela, Queriniana 27). A partire da
queste parole molto forti di Bonheffer (pastore Luterano ucciso per ordine di
Hitler
il 09 aprile 1945), prendo come
esempio l’acquasantiera che troviamo all’ingresso di ogni chiesa. Lì tutti
coloro che entrano vi immergono le dita, per inumidirsele, prima di fare il
segno della Croce. Per l’appunto tutti vi attingono e a nessuno viene in mente
di portare l’acqua da casa per mettervela dentro. L’acquasantiera può diventare
una metafora di come tanti cristiani intendono la Chiesa: una realtà dove
andare a prendere ciò che serve – la Messa all’orario più comodo possibile, la
benedizione, una buona parola, l’assoluzione a Pasqua e a Natale ecc … -,
quando serve, senza metterci niente di proprio. Oserei dire che, vi sono
cristiani consumatori e non costruttori della Chiesa – ovviamente non
intendo quella in muratura, bensì il Corpo di Cristo vivo e operante nella
storia per annunciare la Buona novella -.
Come era diverso lo stile delle prime comunità cristiane: “La moltitudine di coloro che erano diventati
credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua
proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. … Nessuno
infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano
ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo
bisogno” (At 4,32-34); la Chiesa era una comunità dove ognuno si faceva
carico dell’altro con quanto aveva.
Non sto dicendo che bisogna portare soldi, ma che la Chiesa ha bisogno
che, tutti coloro che si cibano del Corpo di Cristo, portino se stessi con i
propri doni, per costruire a favore di
tutti. Nessuno è inutile e può auto-esonerarsi. Oggi siamo invitati a uscire
dalla logica della fede individualista, dove ciò che conta è solo il proprio
rapporto con Dio, indipendentemente da quello con i fratelli di fede: “Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato
generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato
generato” (1Gv 5,1s). La Chiesa non è qualcosa da guardare dall’esterno
e da usare, ma da costruire, standovi dentro.
«Pace a voi! Come il Padre ha
mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete
lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a
coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,21). Questo è
il mandato di Gesù a noi tutti; siamo tutti inviati a portare avanti nella
storia - con l’aiuto indispensabile dello Spirito Santo – la missione di Gesù.
Noi siamo come dei canali, che ricevono l’acqua e la diffondono. Non diamo cose
nostre, ma ciò che riceviamo da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito.
Uno dei doni fondamentali che riceviamo è il perdono, frutto della
misericordia di Dio. Papa Francesco ha detto: “La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi
decide di essere coerente e ci riesce; una sorta di sfida solitaria di fronte
al mondo. No. … La morale è risposta; è la risposta commossa di fronte a una
misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta” secondo i
criteri umani; di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene
lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da
me. La morale cristiana non è un cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla Sua
mano che ci prende” (Discorso al movimento di Comunione e Liberazione). Oggi
celebriamo la festa della Divina Misericordia, dove sentiamo che Dio perdona e
manda a perdonare. La Chiesa è la casa dove tutti devono sapere con certezza
che, le porte, per chi vuole tornare, sono sempre aperte, anzi direi,
spalancate. Per chi torna, per chi ha compreso e vuole cambiare vita, non ci
sono parole di rimprovero, ma di accoglienza. Quando noi torniamo a casa, Dio
fa festa, anche se gli uomini brontolano indispettiti: “La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno;
di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con
cuore sincero” (Papa Francesco, Omelia
del 15 febbraio 2015).
La misericordia di Dio è la condizione indispensabile per poter tornare:
se sapessimo di trovare le porte chiuse, sbarrate e un volto irato, chi ce lo
farebbe fare?
La Misericordia di Dio però non è da confondere con un’indifferenza
divina per il male: Dio non vuole il male; Dio vuole la conversione da ogni
forma di male; Dio è venuto per vincere il male. A Giuda, il traditore per
eccellenza, colui che, se si fosse pentito, oggi sarebbe santo come Pietro,
Gesù riserva parole molto dure: “Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai
a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe
meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!” (Mt 26,24).
“Padre
nostro … rimetti a noi i nostri debiti, come noi li abbiamo rimessi ai nostri
debitori”.
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