ASCENSIONE
“Mentre lo guardavano, fu elevato in alto
e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre
egli se ne andava» (At 1,10).
Stiamo assistendo a un allontanamento di Gesù? I verbi usati da Luca (sottrarre; andare), sembrano dirlo chiaramente. Allora sarebbe
difficile festeggiare ed essere gioiosi, se questo è il significato dell’Ascensione,
perché già, spesso ci sentiamo soli, ma se anche il Signore se ne è andato e ci ha lasciati qui, “in questa
valle di lacrime”, che cosa ci resta?
In realtà,
ci racconta Luca: “due uomini in bianche
vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a
guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà
allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1,11).
Innanzitutto Cristo se ne va, ma solo dai nostri sguardi; Gesù ritornerà alla
fine dei tempi, per portare a compimento il progetto del Padre, ma nel contempo
rimane con noi in modo nuovo, diverso. Infatti Gesù è “asceso là, da dove mai si eri allontanato” e nel contempo rimane
con noi pur tornando alla destra del Padre. Del resto il Suo nome è “Emmanuele” Dio con noi e Dio non mente.
Gesù è
asceso al cielo con la Sua umanità; nulla ha abbandonato qui, come scarto. Gesù
è alla destra del Padre con il Suo corpo, perché esso non è un accessorio che,
a un certo punto può essere messo nella raccolta differenziata. Altro
che “prigione dell’anima”, altro che “zavorra” da cui liberarsi quanto prima!
Il corpo umano ha un valore così alto che Dio stesso lo prende, lo fa proprio.
Poteva scegliere la natura angelica e invece ha messo al vertice quella umana.
Forse proprio per questo alcuni angeli si sono ribellati a Dio, diventando
demoni, per gelosia nei confronti dell’uomo.
Questo fa si che risulti completamente
incompatibile con Cristo, ogni credenza nella reincarnazione, secondo la quale,
dopo la morte, al fine di una progressiva purificazione, l’essere umano
prenderebbe un altro corpo, umano o animale. No, come scrive san Giustino
martire: “Forse l’anima, presa separatamente, è l’uomo? No assolutamente! Si
chiamerà il corpo dell’uomo. … solo
quello che è composto delle due cose si chiamerà uomo» (De Resurrectione,
8). Nulla di noi andrà perduto, anche se verrà trasformato in un modo
che ancora non conosciamo.
L’altra conseguenza è la enorme dignità
del corpo umano che, per nessuna ragione può essere sottoposto a oltraggio; manipolato o usato anche quando è
imperfetto o invecchiato.
L’Ascensione del Signore porta con sé il
tempo della responsabilità per i credenti. Cristo è presente attraverso di noi:
“come la natura (umana) assunta serve al Verbo divino da vivo
organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile
l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica,
per la crescita del corpo” (LG I,8). Per questo san Paolo ci scrive: “vi esorto: comportatevi in
maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e
magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare
l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4,1); Egli sa che, chi vede noi, in qualche modo, vede Cristo.
Gesù ora ci indica anche alcuni segni, che
mostrano al mondo e a noi stessi, se siamo suoi: “nel
mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le
mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,17).
Scacciare i demoni? Siamo tutti esorcisti? Si, non nel senso, che
possiamo liberare gli indemoniati (questo spetta solo ai sacerdoti incaricati
dai Vescovi), ma se sappiamo riconoscere e sventare l’azione del maligno, che
non cessa mai di spingerci verso la rovina. Chi è di Dio, non chiama bene il
male e male il bene, perché sa che “se
diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo
bugiardi e non mettiamo in pratica la verità” (1Gv 1,6).
Chi è di Dio parla “lingue nuove”,
perché conosce in profondità l’essere umano e sa porsi in ascolto delle sue
preoccupazioni e paure e dei bisogni più intimi e, per questo, comunica le risposte autentiche; non ripete la
voce della maggioranza, come se questa,
solo perché è della maggioranza, fosse vera.
“Se berranno qualche veleno, non
recherà loro danno”; perché pur vivendo nel mondo, come tutti, non si
lasciano avvelenare dalle idee dominanti; non consentono al mondo di
trasformare la loro vita, ma lasciano che il Vangelo trasformi il loro mondo.
Infine “imporranno le mani ai
malati e questi guariranno”, non perché avranno particolari poteri
taumaturgici, ma perché la compassione, li farà inevitabili compagni di strada
di coloro che soffrono; non solo con vaghe e inconcludenti emozioni, ma con
fatti che, se non avranno il potere di togliere dal dolore e dalla fatica,
almeno faranno si che l’altro non si senta solo nell’attraversarle.
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