Paradossalmente è proprio il testo della sentenza che conferma quello che da anni andiamo dicendo e cioè che la fecondazione extracorporea – omologa ed eterologa –non è una terapia per curare la sterilità come molti hanno voluto far credere, ma una pratica che espone l’essere umano alla selezione ed alla mercé di altri suoi simili per il solo fatto di essere ritenuto una “cosa”.
La Corte Costituzionale scrive infatti che l'accesso a queste tecniche non serve più a superare la sterilità ma a conseguire gravidanze di bambini non malati, ricordando che l'embrione prodotto non può essere considerato "mero materiale biologico" ma che, pur stando così le cose, i suoi interessi possono cedere solo di fronte «ad altri interessi di pari rilievo costituzionale» ovvero quelli “superiori” della madre.
Come dice il Magistrato Giacomo Rocchi “Il fatto è che la produzione in vitro dell'uomo – non dimentichiamolo: una pratica creata nell'ambito della zootecnia – lo rende, come dice la Corte, "tamquam res", come se fosse una cosa; e quali diritti si possono attribuire alle cose?”.
Da molto tempo Generazione Voglio Vivere denuncia l’intrinseca malvagità della Legge 40 che nata, ahinoi, in ambito cattolico, è servita – basta osservare la realtà per rendersene conto – più come sonnifero per addormentare e addomesticare la coscienza degli individui che come argine a un possibile “Far West” della provetta che oggi ha ricevuto tutti i crismi della legalità.
Cordialmente,
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