Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 28 novembre 2015

Non abbiamo paura, Ti aspettiamo



I DOM. AVV.

     Vi saranno  … sulla terra angoscia di popoli in ansia …. mentre gli uomini moriranno per la paura” (Lc 21,25; 26). Non ci tranquillizza troppo Iniziare l’Avvento con queste parole.
Di questi tempi abbiamo bisogno di essere aiutati a uscire dalla paura e dall’angoscia, non di vederla aumentare. Non vogliamo sentirci come Dante quando si accostò all’inferno e vide scritto: “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” (Divina Commedia, canto III,9). Noi siamo qui, perché abbiamo sete di una parola di speranza e perché sappiamo che solo il Signore ha “parole di vita eterna”.
     Corriamo allora subito a ciò che dice Gesù: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28); Gesù non ci sta minacciando, ma promette che saremo liberi, perché Egli “realizza le promesse di bene che ha fatte” (Ger 33,14).
     E’ vero, ci saranno dei segni, ma molto importanti saranno gli occhi che sapranno riconoscerli e li interpreteranno. Infatti Egli parla non di segni di distruzione; “gli uomini verranno meno per paura, nell’attesa di ciò che dovrà accadere”, perché non sanno dare il giusto significato ai segni.
     Proviamo a pensare al passaggio dall’infanzia all’adolescenza, quando il corpo muta in un batter d’occhio e seppur più lentamente, anche il modo di pensare. Ci si trova spaesati; non si è più bambini e non si è ancora giovani. Quanta fatica! L’adolescenza è un tempo molto difficile e, per questo, anche pericoloso, eppure non c’è morte, ma crescita, maturazione. Con la pazienza e il giusto accompagnamento, si imparano a conoscere e a gestire, quei segni che inizialmente provocavano turbamento.
     Gesù non parla di morte, ma di vita, come nel caso del parto. Quanto dolore e fatica per dare alla luce una creatura; quando però viene posta tra le braccia, quale meraviglia. Pensiamo anche al neonato che esce dal suo sicuro spazio vitale acquatico, per entrare all’aria aperta. Nessuno di noi ricorda, ma penso che, angoscia, ansia e paura passino nella mente inconsapevole del bimbo - “La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo” (Gv 16,21) -.
     Il Signore ci ricorda che Lui è, non solo all’inizio della storia, ma anche nel suo compimento. Quando i discepoli si ritrovarono sulla barca durante una forte tempesta e, spaventati, gridarono a Gesù addormentato: “Maestro, maestro, siamo perduti!» … egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?” (Lc 8,24s). Anche oggi, mentre ci lasciamo spaventare dalle onde del mare in burrasca, ci ripete: “Dov’è la vostra fede?” non lo sapete che io sono con voi? Che io sono il Signore della storia?.
     Scriveva nel 1955, dagli arresti domiciliari, il cardinal Stepinac: “Viviamo in tempi nei quali satana si sforza in tutti i modi di impadronirsi del mondo. Ma è certo che neppure questa volta ci riuscirà, come non è riuscito altre volte nella storia. … Questo nemico mortale della Chiesa, … ha già perduto la sua battaglia, è effettivamente già morto. Quando ci sarà il suo funerale, questo sta solo nelle mani di Dio; ma non c’è dubbio però che un giorno ci sarà e ne è certo chi sa chi è Dio e che cosa è la Chiesa di Cristo” (Luigi Stepinac,  Lettere dal martirio quotidiano, 256). Egli era vittima del Comunismo nella sua versione yugoslava; nel pieno della sua potenza, il santo Vescovo ne vedeva già la fine.
     Ecco allora che possiamo aspettare davvero con gioia il Signore, perché non viene a portare distruzione e morte, ma libertà e vita.
     Quando verrà? A Natale? Sappiamo che questo è solo un anniversario.
     Gesù verrà alla fine dei tempi, per compiere e realizzare definitivamente il progetto di Dio – penso che noi lo vedremo stando dall’altra parte, nella vita oltre la vita -;
    verrà certamente quando scadrà il nostro tempo, quando la morte ci verrà incontro. Il Signore ci invita a “contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”; ci chiama a vivere, non con paura, ma sapendo che il tempo fugge e che tutto ciò che è importante va vissuto adesso, non rimandato. I segni del disfacimento, guardati con gli occhi della fede, hanno tutto un altro senso;
     viene anche oggi. Gesù è il liberatore già adesso e, per realizzare la sua opera, a volte
deve “demolire e abbattere” quella parte di noi che si oppone a Dio, che vuole rimanere schiava, vivendo secondo le leggi del mondo. Non spaventiamoci, sono i segni che il Signore sta agendo e che la liberazione è vicina.
     Vieni Signore Gesù. Adesso lo diciamo con più tranquillità; anzi fremiamo nell’attesa, perché sappiamo che con Te verrà tutto ciò che cerchiamo.

    

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