I DOM. QUARESIMA
A qualcuno può sembrare strano
che Gesù sia stato tentato; in realtà sarebbe strano il contrario.
Infatti Gesù
Cristo è vero Dio, ma è anche vero uomo, in tutto e per tutto, eccetto il
peccato, per cui la tentazione ha inevitabilmente accompagnato tutta la sua
esistenza, come la nostra. Non ci deve stupire questo. La tentazione non è
peccato; è invito, spinta, accompagnamento a esso, ma non è peccato. Senza il
nostro assenso, essa non è che un lazzo lanciato, ma che manca il bersaglio.
Quale tentazione ha subito Gesù?
Quella di essere un Messia non secondo il progetto di Dio, ma secondo la
logica degli uomini: potente, dominatore, con capacità prodigiose; che usa per
se stesso la dignità di Figlio di Dio, invece che per il servizio degli uomini.
Qui è solo iniziata l’opera del
maligno, ma è stata ininterrotta sino all’ultimo respiro di Gesù. Come Dio ci
accompagna fino all’ultimo istante per trovare un varco nel nostro cuore, così
anche il maligno ci perseguita nella speranza di accalappiarci e dannarci.
Ricordiamo quando Pietro sgridò Gesù, dopo averlo sentito parlare di morte e
persecuzione? Gesù dovette rispondergli: “Va’
dietro a me, Satana, perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Che
dire poi, quando proprio nel momento della sofferenza più estrema, coloro che
stavano sotto la croce gli gridarono: “Se
sei il Re dei Giudei,salva te stesso” (Lc 23,37) o chi gli stava crocifisso
al fianco: “Salva te stesso e noi”
(23,39). Sembrano dirGli: Perché vuoi
soffrire quando puoi usare tutto il Tuo potere e convincere tutti con un
miracolo strepitoso? Pensa che le folle Ti seguirebbero senza problemi. Ecco la
voce insistente della tentazione a scegliere la via più comoda e breve. Invece
Gesù ha detto: “Chi vorrà salvare la
propria vita, la perderà” e non poteva Lui per primo rinnegare questa
grande verità.
“Figlio, se ti presenti per servire il
Signore, prepàrati alla tentazione. … non
ti smarrire nel tempo della prova” (Sir 2); quando qualcuno vuole stare
dalla parte di Dio, inevitabilmente troverà qualcosa o qualcuno che cercherà di
distoglierlo da questo percorso.
Gesù sta “iniziando” la Sua lotta per liberare gli uomini e, prima di
giungere alle maniere forti, il maligno prova a usare la subdola azione
tentatrice; prima di farlo torturare e inchiodare alla croce, prova a spingerlo
verso una strada più semplice per Lui, allettante, ma che lascerebbe gli uomini
prigionieri: “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò?
Padre, salvami da quest’ora? Ma
proprio per questo sono giunto a quest’ora!” (Gv 12,27).
Spesso nell’arte il diavolo è
rappresentato non in forme orrende, bensì sotto le mentite spoglie di un monaco o di vecchio saggio, di colui che
sembra offrire qualcosa di positivo – non per niente qui usa la stessa Parola
di Dio, anche se per piegarla al proprio fine -. E’ un modo per non mettere in
allarme e fare sfuggire la vittima.
Anche con me e te usa lo stesso sistema. Inoltre si avvicina quando
siamo fragili a causa della stanchezza, della delusione, del disorientamento;
cerca un varco per potersi infiltrare, così come un virus e danneggiare tutto
l’organismo. Il maligno è fuori di noi - solo la SS. Trinità abita il nostro
cuore -, per questo cerca subdolamente di entrare.
Gesù non si lascia ingannare, perché ha davvero un rapporto con Dio,
oltre che essere Dio stesso, che gli consente di discernere. Cos’è il
discernimento? Scrive sant’Antonio Abate: “è
senza alcun dubbio la più grande virtù; è la capacità di distinguere tra il
vero e il falso, il bene e il male …”.
Per il vero discernimento non basta una auto-riflessione, l’ascolto
della propria coscienza, come se essa fosse un oracolo. La coscienza infatti
può essere l’interiorizzazione della volontà e delle convinzioni di altri che,
hanno impresso in noi la loro volontà, a tal punto che essa non ci parla più
esteriormente, ma dal più intimo di noi stessi. In una situazione come questa,
la coscienza non sarebbe affatto una sorgente di vero discernimento, ma
soltanto il riflesso della volontà di un altro, una guida estranea in noi
stessi.
Gesù ci insegna a formare la nostra coscienza, a purificarla in modo
tale che possa diventare davvero un canale privilegiato di comunicazione con il
Signore. La coscienza richiede formazione ed educazione. Può diventare
rachitica; può essere distrutta; può essere deformata a tal punto da riuscire a
esprimersi solo a stento o in maniera distorta. Il silenzio della coscienza può
diventare una malattia mortale per una intera civiltà.
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