SANTA PASQUA
“Gesù in persona si avvicinò e
camminava con loro” (Lc 24,15).
Quanto è importante questo fatto!
Noi siamo certi che Gesù è risorto;
che la morte è stata inghiottita una volta per tutte; che grazie a Lui nessuno
di noi morirà in eterno; che il maligno ha perso definitivamente; però tutto
questo ci sembrerebbe ancora troppo poco. Abbiamo bisogno che il Signore sia
ancora vivo in mezzo a noi; non possiamo stare senza di Lui; non ci basta che
ci attenda oltre la nostra morte. Ci sentiamo come l’innamorata del Cantico dei
Cantici, che dice: “Mi alzerò e farò il
giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore
dell’anima mia” (CtC 3,2).
In realtà, lo sappiamo che Gesù, quotidianamente, cerca in ogni modo di
accostarsi a noi per parlare al nostro cuore, per illuminare le nostre
tenebre, asciugare le nostre lacrime, addolcire le nostre
durezze, risanare le nostre
ferite che, a volte, continuano a sanguinare, ma nello stesso tempo non
possiamo nasconderci quanto fatichiamo a sentire il rumore dei suoi passi al
nostro fianco, la sua voce e il suo tocco. Quanto spesso ci sembra che sia
lontano, mentre è al nostro fianco. Siamo come i discepoli di Emmaus, i nostri
occhi sono impediti a riconoscerlo.
Cosa ci ostacola?
-
Forse crediamo che Lui possa apparire solo in
manifestazioni straordinarie e non nei piccoli e insulsi fatti quotidiani;
nelle persone che percorrono le nostre vie. Eppure il Signore è apparso su una
polverosa strada, verso un villaggio della Palestina;
-
forse
non siamo più abituati a fermarci per interpretare ciò che avviene, per
lasciare parlare Dio attraverso la vita;
-
forse
siamo troppo pieni di parole, rumori, per poter sentire una voce che non grida
e che dice pensieri che non sono i nostri pensieri e che, indicano vie che non
sono le nostre vie;.
-
forse
il peccato ci oscura lo sguardo e ci ottura l’udito;
-
forse,
più semplicemente non siamo interessati, perché troppo immersi in un’esistenza
totalmente materiale, che non lascia spazio a Dio.
Un altro aspetto ci accomuna ai
due discepoli: il volto triste. La tristezza è una delle malattie dei nostri
giorni. Una drammatica statistica dell’ultimo mese dice che una ragazza bolognese
su due a 16 anni ha già consumato una qualsiasi sostanza stupefacente, più di
quanto facciano i maschi della stessa età. Nel corso dell’ultimo anno il 5%
delle adolescenti ha usato droga per la prima volta, il 10% del quale cocaina,
salvia divinorum e funghi psichedelici. Moltissime bevono alcolici durante i
fine settimana, tanto che una su quattro ritiene di dover ridurre il consumo. La
maggioranza è preoccupata per il futuro, insoddisfatta e fa uso di sostanze
come supporto sociale e per specifiche finalità fisiche, in particolare per
perdere peso, fare sesso e rimanere sveglia. Sempre a Bologna in particolare negli ultimi 5 o 6
anni è in forte aumento il consumo di cocaina, soprattutto tra persone adulte
che hanno tra i 25 e i 35 anni, una famiglia, alto tasso di scolarità, reddito
medio di 1.880,00 euro al mese. Voi mi direte che qui non siamo a Bologna;
forse è vero, ma siamo nella stessa Regione e nello stesso contesto socio
culturale.
Tutto
questo dice che non siamo contenti, che ci manca qualcosa per cui valga davvero
la pena vivere. Eppure siamo ancora figli di una società privilegiata –
indubbiamente in crisi -, ma nella quale ai più non manca ciò che è necessario
per una vita dignitosa.
Abbiamo davvero bisogno che il Dio della vita, quella Luce che rischiara
le tenebre, possa camminare di nuovo sulle nostre strade.
I discepoli, tutto sommato ci insegnano come fare. Parlano tra loro del
problema, sono interessati alla questione; sono delusi e, forse stanno per
perdere la speranza che qualcosa cambierà, però sembrano non demordere. Lì Gesù
riesce a inserirsi. Un cuore in ricerca, affamato di verità, di risposte, anche
se ancora nell’oscurità, è un varco per il Signore. L’ha detto Lui: “chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc 11,9).
Allora, insieme camminiamo. Diamo la possibilità al Signore di accostarsi alla nostra ricerca. Cessiamo di stare inchiodati alle nostre paure, stanchezze, comodità.
Allora, insieme camminiamo. Diamo la possibilità al Signore di accostarsi alla nostra ricerca. Cessiamo di stare inchiodati alle nostre paure, stanchezze, comodità.
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