Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 27 marzo 2016

Affiancati a me.



SANTA PASQUA

     Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro” (Lc 24,15).
     Quanto è importante questo fatto!
Noi siamo certi che Gesù è risorto; che la morte è stata inghiottita una volta per tutte; che grazie a Lui nessuno di noi morirà in eterno; che il maligno ha perso definitivamente; però tutto questo ci sembrerebbe ancora troppo poco. Abbiamo bisogno che il Signore sia ancora vivo in mezzo a noi; non possiamo stare senza di Lui; non ci basta che ci attenda oltre la nostra morte. Ci sentiamo come l’innamorata del Cantico dei Cantici, che dice: “Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia” (CtC 3,2).
     In realtà, lo sappiamo che Gesù,  quotidianamente, cerca in ogni modo di accostarsi a noi per parlare al nostro cuore, per illuminare le nostre tenebre, asciugare le nostre lacrime, addolcire le nostre durezze,  risanare le nostre ferite che, a volte, continuano a sanguinare, ma nello stesso tempo non possiamo nasconderci quanto fatichiamo a sentire il rumore dei suoi passi al nostro fianco, la sua voce e il suo tocco. Quanto spesso ci sembra che sia lontano, mentre è al nostro fianco. Siamo come i discepoli di Emmaus, i nostri occhi sono impediti a riconoscerlo.

     Cosa ci ostacola?
-           Forse crediamo che Lui possa apparire solo in manifestazioni straordinarie e non nei piccoli e insulsi fatti quotidiani; nelle persone che percorrono le nostre vie. Eppure il Signore è apparso su una polverosa strada, verso un villaggio della Palestina;
-          forse non siamo più abituati a fermarci per interpretare ciò che avviene, per lasciare parlare Dio attraverso la vita;
-          forse siamo troppo pieni di parole, rumori, per poter sentire una voce che non grida e che dice pensieri che non sono i nostri pensieri e che, indicano vie che non sono le nostre vie;.
-          forse il peccato ci oscura lo sguardo e ci ottura l’udito;
-          forse, più semplicemente non siamo interessati, perché troppo immersi in un’esistenza totalmente materiale, che non lascia spazio a Dio.

     Un altro aspetto ci accomuna ai due discepoli: il volto triste. La tristezza è una delle malattie dei nostri giorni. Una drammatica statistica dell’ultimo mese dice che una ragazza bolognese su due a 16 anni ha già consumato una qualsiasi sostanza stupefacente, più di quanto facciano i maschi della stessa età. Nel corso dell’ultimo anno il 5% delle adolescenti ha usato droga per la prima volta, il 10% del quale cocaina, salvia divinorum e funghi psichedelici. Moltissime bevono alcolici durante i fine settimana, tanto che una su quattro ritiene di dover ridurre il consumo. La maggioranza è preoccupata per il futuro, insoddisfatta e fa uso di sostanze come supporto sociale e per specifiche finalità fisiche, in particolare per perdere peso, fare sesso e rimanere sveglia. Sempre  a Bologna in particolare negli ultimi 5 o 6 anni è in forte aumento il consumo di cocaina, soprattutto tra persone adulte che hanno tra i 25 e i 35 anni, una famiglia, alto tasso di scolarità, reddito medio di 1.880,00 euro al mese. Voi mi direte che qui non siamo a Bologna; forse è vero, ma siamo nella stessa Regione e nello stesso contesto socio culturale.
    Tutto questo dice che non siamo contenti, che ci manca qualcosa per cui valga davvero la pena vivere. Eppure siamo ancora figli di una società privilegiata – indubbiamente in crisi -, ma nella quale ai più non manca ciò che è necessario per una vita dignitosa.
     Abbiamo davvero bisogno che il Dio della vita, quella Luce che rischiara le tenebre, possa camminare di nuovo sulle nostre strade.
     I discepoli, tutto sommato ci insegnano come fare. Parlano tra loro del problema, sono interessati alla questione; sono delusi e, forse stanno per perdere la speranza che qualcosa cambierà, però sembrano non demordere. Lì Gesù riesce a inserirsi. Un cuore in ricerca, affamato di verità, di risposte, anche se ancora nell’oscurità, è un varco per il Signore. L’ha detto Lui: “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc 11,9).
     Allora, insieme camminiamo. Diamo la possibilità al Signore di accostarsi alla nostra ricerca. Cessiamo di stare inchiodati alle nostre paure, stanchezze, comodità.
    

Nessun commento:

Posta un commento