XII DOM. T.O.
“Tu sei il Cristo di Dio”; questo
significa che Gesù di Nazareth è Colui che Dio ha consacrato per salvare
l’umanità. Possiamo fare un paragone ardito, pensando a una epidemia o peggio
ancora a una pandemia, per la quale esiste un unico vaccino: Gesù è l’unica
speranza di salvezza.
Se almeno noi Cristiani ne fossimo pienamente coscienti! Faremmo
realmente di tutto affinché Cristo raggiungesse ogni uomo. Quando infatti si ha
la vera soluzione, non si perde tempo con i palliativi o, peggio ancora, con
ciò che aggrava il male.
La malattia mortale dell’uomo, Gesù l’ha sconfitta morendo. Stando al
paragone precedente, per sconfiggere il virus, Gesù si è lasciato inoculare
dentro il male: “Se il chicco di grano
caduto in terra non muore, non porta frutto”.
Allora è la sofferenza che dobbiamo
cercare? È con essa che si risana il mondo?
No; Gesù non ha amato la sofferenza, ma
l’ha accolta perché era il modo più efficace per manifestare il suo amore e per
realizzare il piano divino. La sofferenza di Gesù è conseguenza dell’amore.
Solo guardando la croce si può dire chi è Gesù e solo guardando Gesù, si
può contemplare il volto di Dio. Egli è per me e per te, non contro di noi – è
davvero l’Emmanuele -. Egli è un Dio che non trattiene niente per sé, pur di
salvare me e te.
Dio però non è come un prezioso mobile antico che si tiene in casa per
goderne la vista e farlo vedere agli amici, Egli è una persona che richiede una
presa di posizione. Non ci consente di stare fermi, ma ci chiede di seguirlo,
di andare dove Lui ci propone e ci precede. Non per niente Gesù si definisce
Via.
Andare con il Signore ha delle precondizioni: rinnegare se stessi,
prendere la croce.
Ancora una volta abbiamo una parola che rischia di essere ambigua,
soprattutto per la cultura dominante che vuole la piena libertà di ognuno di
realizzare ogni desiderio, indipendentemente dalla sua bontà.
Rinnegarsi, non significa buttarsi via; considerarsi nulla, ma fidarsi.
Il rinnegamento in realtà, è una ovvia conseguenza della fede; se mi fido di
Dio, metterò da parte le mie convinzioni i miei progetti, per portare avanti
ciò che Lui mi chiede. Molti di noi usano il navigatore per raggiungere luoghi
sconosciuti invece di una adeguata cartina stradale; quante volte capita di
finire completamente fuori strada, perché ci affidiamo senza riflettere a
questo strumento e facciamo prevalere le sue indicazioni. Spesso noi ci
sentiamo di seguire un navigatore fatto di nostre idee, di suggerimenti altrui,
di pensiero comune, invece di fidarci del Cristo.
Il rinnegamento è la logica conseguenza anche dell’amore, persino nelle
relazioni umane; chi ama, mette avanti l’altro e rinuncia a qualcosa di sé per
il bene dell’amato.
C’è però anche il rinnegamento del proprio
passato di peccato. Andare con Gesù non significa essere perfetti – cosa per
altro impossibile -, ma scegliere la via della lotta contro il male, cercando
di non scendere a patti con esso.
Il peccato, a maggior ragione se è grave e duraturo, diventa come un
enorme peso che impedisce di camminare liberamente. Proviamo a pensare a chi è
chiamato alla fedeltà, ma è portato altrove da una passione bruciante; se non
saprà scegliere, sarà attratto da chi ha più forza.
Gesù poi ci invita a prendere la croce. Ancora una volta, ripeto che non
ci dice di amare la croce. Gesù, per esperienza personale, sa quanto è faticoso
soffrire nel corpo e nello spirito, ma ci chiede di non lasciarci dominare
dalla croce. Vuole che essa non abbia la forza di fermarci, lo sa che può
rallentarci e a volte darci la voglia di fuggire, ma Egli ci esorta a
continuare ad andare fiduciosi con Lui.
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