XX DOM. T.O.
“Fuoco, divisione”? Qui sembra esserci qualcosa che non va.
Alla nascita di Gesù gli angeli non avevano cantato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che
egli ama» (Lc 2,14)? Durante l’ultima Cena non aveva promesso «la pace
"sua"», non quella del mondo (Gv
14,27)? E la sera della Resurrezione
non venne tra i suoi e donò a essi la Pace (Lc
24,36; Gv 20,19-22)?
Ma allora cosa sta dicendo Gesù; di quale fuoco sta parlando?
“Mentre stava
compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso
luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte
impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come
di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti
furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel
modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2,1ss).
Gesù annuncia chiaramente che dopo il Suo “battesimo” - non quello al Giordano, bensì sulla croce -,
verrà il tempo in cui lo Spirito Santo pervaderà il cuore dei Suoi e li
condurrà ad annunciare il Vangelo per le strade del mondo intero. Non è un
fuoco che distrugge, ma che fa bruciare
di passione e dà coraggio; che mette
le ali ai piedi, con un desiderio ardente di far conoscere a tutti le
meraviglie di Dio; che brucia i peccati,
donando libertà, facendo versare calde lacrime, dovute al ghiaccio interiore
che si scioglie; che illumina le tenebre
interiori, consentendo a ognuno di conoscere meglio se stesso, gli altri,
ma soprattutto, di contemplare il volto di Dio; che tiene lontano il nemico, come il fuoco con cui si tengono a
distanza le fiere nel deserto; che scalda
il cuore freddo, rendendolo compassionevole.
Senza la croce non potrà essere donato lo Spirito: “Io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non
me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a
voi” (Gv 16,7). Ecco spiegato perché Gesù ha premura: per noi. Egli sa che
senza l’azione dello Spirito tutto diventa più difficile, se non impossibile. Egli
è disponibile a pagare il prezzo di questo dono, perché per noi nulla è troppo.
Diversa invece è la parola sulla divisione. Ascoltiamo san Paolo: “Non posso lodarvi, perché vi riunite insieme
non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi
radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È
necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si
manifestino quelli che hanno superato la prova. … In questo non vi lodo!”
(1Cor 11,17ss). Ci sono divisioni che sono peccato e Dio non le vuole; non
dimentichiamo che il padre della divisione è il diavolo (letteralmente Colui
che si mette di traverso; che separa). C’è la separazione tra parenti per
un’eredità; tra coniugi per un tradimento; tra datore di lavoro e lavoratore
per un’ingiusta retribuzione; tra genitori e figli per l’abbandono; tra amici
per un insulto ecc …
C’è però una divisione che è frutto della fedeltà al Vangelo. Il
Vangelo, con le sue logiche ed esigenze, può diventare molto scomodo, non solo
per quelli di fuori, ma anche per i familiari. Chi sceglie secondo la propria
coscienza formata dal Vangelo può trovarsi contro molti nemici: “viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà
crederà di rendere culto a Dio” (Gv
16,2). Del resto Gesù l’ha detto: “Se
hanno odiato me, odieranno anche voi” e “Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo
infatti agivano i loro padri con i falsi profeti” (Lc 6,26).
Di fronte a questa divisione non vi sono che due strade:
-
scegliere
la comunione a costo della verità
-
subire
la divisione, il rifiuto, l’incomprensione pur di rimare fedeli a Cristo, nella
speranza che lo Spirito, presto o tardi, riesca
a illuminare i cuori.
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