COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI
“Nessuno mi aveva mai detto che il dolore
assomiglia tanto alla paura. Non che io abbia paura: la somiglianza è fisica.
Gli stessi sobbalzi dello stomaco, la stessa irrequietezza, gli sbadigli.
Inghiotto in continuazione” (C.S. Lewis, Diario di un dolore).
Inizia così il racconto del dolore per la
morte dell’amatissima moglie di questo grande scrittore inglese, Lewis,
professore a Oxford, divenuto celebre con “Le
lettere di Berlicche” e, soprattutto, “Le
cronache di Narnia”. Andando avanti
nella lettura Lewis comincia anche a parlare di Dio, lui che era un uomo di
fede, e scrive: “E intanto, dov’è Dio? …
Quando sei felice, così felice che non avverti il bisogno di Lui, … se … ti
volgi a Lui per ringraziarlo e lodarlo, vieni accolto (questo almeno è ciò che
si prova) a braccia aperte. Ma vai da Lui quando il tuo bisogno è disperato,
quando ogni altro aiuto è vano, e che cosa trovi? Una porta sbattuta in faccia,
e il rumore di un doppio chiavistello all’interno. Poi, il silenzio. Tanto vale
andarsene. Più aspetti, più il silenzio ingigantisce. Non ci sono luci alle
finestre. Potrebbe essere una casa vuota. È mai stata abitata? Un tempo, lo
sembrava. Ed era una impressione altrettanto forte di quella di adesso”
(Id.).
Questa
celebrazione di oggi ci mette davanti al grande mistero della morte e al dolore
che la accompagna; un dolore che può essere così forte da spaccare il cuore.
In realtà con il dolore dovremo sempre fare i conti; è inevitabile
quando si ama qualcuno; quando la presenza o assenza di quella persona fa
diversa la vita. La fede non ci toglie le lacrime, ce le asciuga. La fede
infatti ci rende consapevoli “che il …
redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa … pelle
sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i
miei occhi lo contempleranno e non un altro” (Gb 19,27).
San Paolo parla di una “speranza
che non delude” (Rm 5,5); essa è certezza, non attesa ottimista. La
speranza è la sorella della fede: se ho fede, so che ciò che il Signore ha
promesso lo realizzerà. Chi ha fede sa che la morte è ingresso nella vita che,
come ha promesso Gesù “chiunque vede il
Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e … lo risusciter(à) nell’ultimo
giorno». (Gv 6,40).
Nella fede,
Lewis, a un certo punto arriva a dire: “È
impossibile vedere bene quando gli occhi sono offuscati dalle lacrime. È
impossibile, il più delle volte, ottenere ciò che si vuole se lo si vuole
troppo intensamente; o almeno, è impossibile trarne il meglio. …
Con Dio,
forse, è lo stesso. A poco a poco ho cominciato a sentire che la porta non è
più sprangata. È stato il mio delirante bisogno a sbattermela in faccia? Forse,
quando nell’anima non hai nulla se non un grido di aiuto, è proprio allora che
Dio non può soccorrerti: sei come uno che annega e non può essere aiutato
perché annaspa e si aggrappa alla cieca. Forse le tue stesse continue grida ti
rendono sordo alla voce che speravi di sentire. Però è stato detto: «Bussate e
vi sarà aperto». Ma bussare significa dare pugni e calci alla porta come un
invasato? E anche: «A chi ha sarà dato». Dopotutto, a chi non ha la capacità di
ricevere, neanche l’onnipotenza può dare. Forse il tuo stesso smaniare
distrugge temporaneamente questa capacità”.
Nessun commento:
Posta un commento