XXXII DOM. T.O.
“Dicono che non c'è risurrezione”
(Lc 20,27). Questa è l’affermazione dei Sadducei[1],
ma è anche ciò che pensano ancora in molti fuori e dentro la Chiesa.
Anche dentro la Chiesa? Certo! Ogni volta che un credente afferma: “Chissà
se di là ci sarà qualcosa” o “Speriamo che ci sia qualcosa”, sta semplicemente
dicendo che non è per niente sicuro che ci sia una vita oltre la vita. Scrive
Epicuro: “La morte … non esiste per noi. Quando noi viviamo
la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né
per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più” (Lettera sulla felicità).
Secondo questa visione la vita umana non è altro che un salto dal nulla
al nulla. Tutto ciò che noi siamo è frutto di un caso e sfocia in una fine
assoluta, in un inceneritore che lascia dietro di sé solo un mucchietto di
polvere e ossa da conservare in casa, da spargere ai quattro venti o
addirittura da trasformare in una sorta di pietra da incastonare in un anello.
Al mistero della morte c’è anche un’altra risposta: la REINCARNAZIONE. Essa
sembra offrire una spiegazione alternativa affascinante riguardo alle origini
dell'uomo e al suo destino, perché annuncia la continuazione dell'esistenza
della persona, che può nelle vite successive avere maggiori possibilità di
conseguire la liberazione. Appare come una fonte di conforto specialmente per
coloro che cercano liberazione sulla base delle proprie possibilità interiori e
sulle propri azioni buone. D'altra parte, la reincarnazione è un modo per
liberarsi dalla preoccupazione del giudizio finale da parte di Dio. In uno dei
testi sacri dell’Induismo troviamo: “Proprio
come un uomo depone i vecchi vestiti per indossarne di nuovi, così anche il Sé
incarnato dismette i vecchi corpi per indossarne altri nuovi” (Bhagavad Gita, 2,22).
In realtà la dottrina della reincarnazione è TOTALMENTE
incompatibile con la fede cristiana. Incompatibile significa che, se è vera
l’una è falsa l’altra; se è vera la Resurrezione è falsa la reincarnazione.
Nel “Credo” proclamiamo: “Aspetto
la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Cosa significa?
Dopo
questa vita terrestre - che è unica e che non si riproduce - Dio ci resusciterà, ciascuno
personalmente, come ha fatto per suo Figlio. Perché ci ama ciascuno
individualmente, e tutti noi portiamo ai suoi occhi un nome unico. La
resurrezione è un dono di Dio, non il frutto della nostra auto redenzione.
Col nostro corpo. Il nostro corpo è unico, non è un vestito che si può scambiare con un
altro. È sempre oggetto dell'amore per Dio, tanto quanto la parte spirituale
del nostro essere che chiamiamo comunemente anima. La resurrezione è entrare in
una vita nuova con tutto ciò che siamo, il nostro corpo compreso, per non
morire mai più.
Alla fine dei tempi. La resurrezione sarà compiuta quando terminerà la storia terrestre di tutta
l'umanità. Solo allora il bilancio sarà completo.
Già da qui noi possiamo lavorare
attivamente per la nostra vita eterna. La vita del
risorto è già anticipata e preparata qui, sulla terra. La vita cristiana è un
impegno deciso oggi che più tardi sfocerà in una vita glorificata: allora la
nostra personalità troverà il suo pieno sviluppo e non si spegnerà. La vita
eterna è la conferma della scelta fatta già ora di essere uomini secondo il
progetto di Dio.
E c'è una comunione di santi. Esiste un legame tra i vivi e i morti, legame che noi chiamiamo
"comunione di santi". Questo legame non è da intendersi nel senso di
una reincarnazione: come se i vivi attorno a noi e noi stessi non fossero che
dei morti con-dei-nuovi-nomi. Non è neanche da confondersi con un'irruzione di
defunti nel nostro mondo come dice lo spiritismo, ma una vera e propria
comunione tra il visibile e l’invisibile.
San Paolo dice con forza: “se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come
possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è
risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto,
vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. … voi
siete ancora nei vostri peccati. … Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo
soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di
coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per
mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo
tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita” (1Cor 15, 12ss).
Allora con il salmista diciamo: “io nella giustizia
contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine” (Salmo 16).
[1]
Il partito sadduceo era
quello delle classi ricche e dirigenti, costituite principalmente di sacerdoti
e aperte alle correnti della cultura internazionale. Il punto fondamentale di dottrina
che divideva i Sadducei dai Farisei, partito popolare abituato invece a
racchiudersi quasi esclusivamente nell'ambito della cultura patria giudaica,
era la negazione della validità di quella "legge orale", o
tradizionale, che i Farisei consideravano obbligatoria al pari della legge
biblica scritta
Nessun commento:
Posta un commento