Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 8 gennaio 2017

Grazie Signore, perché sei ostinato con noi


BATTESIMO DEL SIGNORE



          Ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto” (Gb 42,5); sono le parole di Giobbe, pronunciate dopo un lungo periodo di sofferenza che, ha spazzato via le sue idee su Dio. A un certo punto il profondo dolore gli fa dire: “Anche oggi il mio lamento è amaro …
Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi giungere fin dove risiede! Davanti a lui esporrei la mia causa … Gli basterebbe solo ascoltarmi! … e io per sempre sarei assolto dal mio giudice” (Gb 23,2ss). Ecco cosa gli sembra Dio, un giudice iniquo e, a un certo punto, addirittura, un aguzzino: “Fino a quando da me non toglierai lo sguardo e non mi lascerai inghiottire la saliva? Se ho peccato, che cosa ho fatto a te …? Perché mi hai preso a bersaglio? (Gb 7,19s).

     Quante idee abbiamo su Dio! Quanti schemi!

     Le parole che abbiamo appena ascoltate ci dicono molto di Lui. Verifichiamoci alla loro luce.

    

     In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone” (At 10,34). Parla Simon Pietro, un ebreo che, anche da cristiano, credeva nell’elezione da parte di Dio, quasi in modo esclusivo. Invece scopre che, nessuno è fuori dall’amore di Dio. Ogni uomo è Sua creatura  e Lui vuole salvarci tutti. La Chiesa non è un club elitario per i più fortunati, ma la mediazione necessaria affinché ogni uomo sia raggiunto da Dio. Questo significa che, abbiamo la responsabilità di mostrare il volto di Dio e portare il Suo profumo agli uomini e alle donne del nostro tempo, perché attraverso di noi, Dio non fa preferenza di persone.



     Non griderà, né alzerà il tono … non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Is 42,2s). Quante volte ci sembra che Dio voglia tutto da noi e subito. Secondo questa visione massimalista,  Dio non può avere pazienza e accettare il nostro limite.

     Gesù stesso ha detto: “Convertitevi e credete al Vangelo!”, ma ci ritroviamo ancora pieni di peccati e incapaci di vivere con radicalità la Sua Parola. Che fare allora?

     Una canna incrinata è qualcosa di imperfetto, eppure Dio non vuole gettarla via o nel fuoco, ma la raccoglie e fa di tutto affinché non si rompa definitivamente; una fiammella non particolarmente viva, invece di spegnerla, la ripara con la mano, per evitare che si spenga del tutto. Dio prende da noi il “bene possibile”, ossia quella parte sana di noi che, ora, siamo in grado di far vivere. Scrive papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute” (n. 44). Dio non ci butta via, perché in noi c’è la zizzania, ma ci custodisce, perché siamo grano buono e non vuole rischiare, finché è possibile, di rovinarci.



     Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra” (Is 42,4). Dio continua a cercare la via per salvarci, nonostante le nostre resistenze. Non ci dà mai per persi definitivamente. Per questo rincorre ciascuno di noi, dandoci le opportunità, facendoci incontrare le persone e le situazioni che, possono portarci alla vita piena.



     Ti ho formato … perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri” (Is 42,7). Dio si è incarnato, percorrendo ogni passo come noi – per questo si è messo in fila per farsi battezzare, pur non avendone bisogno -, per restaurarci, non per punirci. Ancora oggi vuole che diventiamo persone capaci di vedere ciò che, con i soli occhi del corpo, non è possibile e vuole che siamo creature libere, ossia non dominate da nessun padrone, perché “ciascuno è schiavo di ciò che l’ha vinto”.

     Grazie Signore, perché sei ostinato con noi; non ti arrendi dinanzi alle nostre lentezze e ai nostri rifiuti. Grazie, perché sai aspettare e Ti accontenti di piccole cose, perché sai che, forse, almeno per ora, sono il massimo che possiamo donarti. Grazie, perché non ci butti via, come le cose inutili, vecchie e un po’ rovinate, ma fai di tutto per riportarci alla bellezza originaria.

    




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