XXXIII DOM. T.O.
“Poi il Signore Dio piantò un
giardino … e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece
germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da
mangiare … Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché
lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,8-9;15). Credo che,
abbiamo bisogno di partire da qui per comprendere la parabola del Talenti.
Perché?
Riascoltiamo con attenzione le parole di Gesù: “Un uomo … partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò
loro i suoi beni. … secondo le capacità di ciascuno” (Mt 25,14s). E’
chiaro che qui i talenti non sono, come crediamo normalmente, le capacità di
ciascuno, bensì i beni che Dio affida all’uomo. Questo significa che il Signore
si fida di ognuno di noi, al di là delle capacità personali che, variano
inevitabilmente, dall’uno all’altro. Nessuno di noi può sentirsi escluso,
perché inadeguato. Non esiste inadeguatezza per Dio.
Noi siamo custodi e coltivatori del creato. Custodire, significa vigilare
responsabilmente, affinché i beni affidati non subiscano danni. Coltivare,
invece significa fare tutto ciò che è necessario affinché un terreno produca
frutti abbondanti. In ebraico questi verbi hanno relazione con Dio: «coltivare,
lavorare» ʿāvad, indica anche il servizio che il popolo è chiamato a
rendere a Dio come conseguenza della liberazione dall’Egitto; «custodire» šāmar
oltre al senso di «guardare», «tenere sotto osservazione», è comunemente usato
per indicare l’osservanza e la custodia gelosa della Torah,
specialmente dei comandamenti. Il compito dell’umanità è custodire qualcosa che
non gli appartiene come proprietà privata. Siamo chiamati a contribuire alla stessa
bellezza e delizia del giardino.
Ognuno di noi questa sera può
andare a casa dicendosi: “io sono corresponsabile della creazione”. Cosa vuol
dire?
Sappiamo che san Francesco è patrono, oltre che dell’Italia, anche degli
ecologisti. In realtà il suo rapporto con il creato non è comprensibile al di
fuori della relazione con Dio. Egli non è un ecologista, bensì un innamorato
del creato, perché riflesso della bellezza di Dio. Francesco sa bene che tutto
ciò che esiste è uscito dalle Sue mani e che a Lui va restituito. Quando, in
qualsiasi modo, contribuiamo a sfregiare il creato, andiamo contro questa
nostra vocazione.
San Francesco poi, ha chiaro un aspetto fondamentale: il cuore, il
vertice del creato è l’uomo. Solo quando appare Adamo e la donna, tutto divenne
“cosa molto buona”.
Dopo che Caino ha ucciso suo fratello,
Dio gli chiede: “Dov’è tuo fratello?”
ed egli risponde: “Sono forse io il
custode di mio fratello?” (Gen 4,9s). Ebbene nessuno di noi può sentirsi
autorizzato a una tale risposta, perché inevitabilmente ci sentiremmo dire:
“Certo che sei custode di tuo fratello”.
Anche dopo il tradimento di Adamo e di sua moglie, quando Dio li spinge
fuori da Eden, Egli da’ il nome alla donna che, solo in quel momento, diventa
Eva (dall'ebraico hawāh, dalla radice ḥāyāh ‘vivere’). Dio non
vuole la fine dell’umanità, ma che si rigeneri. Caino, spaventato dice: “Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e
dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e
chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque
ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un
segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse” (Gen 4,14s). Caino
rimane prezioso e intoccabile.
Siamo custodi di noi stessi e delle persone che ci sono affidate: parenti,
amici, colleghi, dipendenti, superiori, destinatari dei nostri servizi ecc …
C’è una frase splendida di Martin Luther King che merita di risuonare
questa sera: “Se vi toccasse di fare gli
spazzini, dovreste andare e spazzare le strade nello stesso modo in cui
Michelangelo dipingeva le sue figure; dovreste spazzare le strade come Handel e
Beethoven componevano la loro musica. Dovreste spazzarle nello stesso modo in
cui Shakespeare scriveva le sue poesie. Dovreste insomma spazzarle talmente
bene da far fermare tutti gli abitanti del cielo e della terra per dire:
"Qui ha vissuto un grande spazzino che ha svolto bene il suo compito"
(M. L. King, Discorso 09/04/1967).
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