X DOM. T.O.
Ascoltiamo l’aneddoto del pagliaccio di Kierkegard:
«Capitò,
tanto tempo fa, che in un circo viaggiante in Danimarca si sviluppasse un
incendio.
Il direttore mandò al vicino paese il clown già abbigliato per lo
spettacolo. Il clown arrivò affannato al villaggio, e supplicò i paesani di
accorrere per dare una mano a spegnere l’incendio, che rischiava di propagarsi
alle stesse case del paese. Ma le grida del clown furono interpretate come un
astuto trucco del mestiere: lo applaudivano e ridevano fino alle lacrime. Il
povero clown tentava inutilmente di spiegare che non si trattava affatto di una
finzione, di un trucco, bensì di un’amara realtà, e li scongiurava ad andare.
Il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate. La commedia
continuò così finché il fuoco s’appiccò realmente al villaggio e ogni aiuto
giunse troppo tardi: sicché circo e villaggio andarono entrambi distrutti dalle
fiamme» (Søren Kierkegaard, Apologo di un clown, in Diapsalmata, Enter-Eller, I).
"E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio" (A.
Einstein).
Cosa sono i pregiudizi? Sono tutte quelle
false verità, assunte non per conoscenza diretta o approfondita ricerca, ma per
pigra e credula comodità. Le si dà per vere. E basta. Di fatto è cecità
spacciata per vista acuta; è non avere compreso nulla, mentre si è convinti di
avere capito tutto. Esso è come un virus. Meno funzionano gli anticorpi e più
si espande, fino ad assumere sembianze tali da renderlo endemico. D’altra
parte, tutti, nessuno escluso, siamo soggetti a rischio, specie in un tempo
contemporaneo scandito dalla fretta, dalla velocità e da quella
assoluta mancanza di tempo e di voglia di approfondire, verificare,
confrontare. Tutti antidoti del pregiudizio.
Da cosa nasce il pregiudizio?
-
Dall’appartenenza
a un dato gruppo
(politico, religioso, economico, sociale, ecc …), nei confronti di chi
appartiene a un altro gruppo;
-
dall’aderire
superficialmente al pensiero comune;
-
dall’ignoranza, intesa per ciò che è: non conoscenza;
-
dalla generalizzazione: tutti i cardinali sono ricchi; tutti i politici
sono corrotti, ecc …;
-
dall’incapacità di leggere i fatti e le persone in profondità;
-
dalla pigrizia che impedisce di verificare seriamente le informazioni
ricevute.
Il problema è che il pregiudizio
porta a dei comportamenti ben precisi: disprezzo; chiusura; insulto; violenza; ridicolizzazione;
ironia; ecc … Una canzone del passato recitava: “Come potete giudicar; come potere condannar; e se vi fermaste un po’ a
guardar, con noi parlar, vi accorgereste presto che, non abbiamo fatto male
mai”.
Gesù, oggi, è vittima del
pregiudizio. Siccome fa e dice cose nuove e in modo nuovo, le persone che lo
incontrano, invece di ascoltarLo e lasciarsi provocare, subito lo incasellano:
è indemoniato. Non s’accorgono nemmeno di stare dicendo un’assurdità, infatti
affermano che Gesù “è posseduto da
Beelzebul e scaccia i demoni per
mezzo del capo dei demoni” (Mc 3,22). Il Signore prova a farli ragionare,
mostrandogli che è da pazzi farsi guerra da se stessi, ma non c’è nulla da fare.
Per questo diceva Voltaire “i pregiudizi
sono la ragione degli stupidi”. Il pregiudizio è un terribile
diaframma tra noi e la verità, per questo può diventare causa di dannazione, in
quanto rifiuto e chiusura ostinata verso Cristo e la Sua Chiesa. Si rifiuta
non ciò che si conosce di Cristo e della Chiesa, ma ciò che si pensa di
conoscere, non ciò che è vero, ma ciò che si pensa sia vero e che, spesso, non
è altro che un insieme di trite e ritrite banalità. Ecco in cosa consiste il
peccato contro lo Spirito Santo. Deve risultarci chiaro che i
pregiudizi ci limitano. Ci impediscono di aprire in modo
completo la nostra mente, di godere davvero di libertà di pensiero.
Liberarsi
dai pregiudizi non semplice, perché li abbiamo così interiorizzati
e ne siamo talmente esposti che diviene quasi una battaglia difficile da
vincere. Tuttavia, niente è impossibile.
Secondo i ricercatori del dipartimento
di Psicologia dell’Università di New York, «gli stereotipi non solo esistono, ma riescono a ingannare il nostro
cervello che a sua volta ne rinforza le radici dentro di noi».
Non è la prima volta che Gesù è oggetto di pregiudizio e non sarà
l’ultima. Ricordiamo Natanaele, il quale, quando gli dissero: “Abbiamo trovato colui del quale ha scritto
Mosè … Gesù il figlio di Giuseppe, di Nazaret” (Gv 1,45); rispose: “Da Nazaret può forse venire qualcosa di buono?” (1,46). E’ interessante
la risposta di Filippo al suo amico; gli propone soltanto un’esperienza diretta:
“Vieni e vedi” (Gv 1,46). E forse
questo è l’insegnamento più prezioso.
Padre,
manda il tuo Spirito in noi, così che la nostra vita e le nostre parole,
possano abbattere i pregiudizi su di Te e sulla Tua Chiesa. Le nostre vite non
siano un ostacolo, alla conoscenza di Te, bensì una finestra aperta che
consente di posare lo sguardo sulla Tua bellezza.
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