XV DOM. T.O.
Gli uomini di regime sono quelli che si mettono a servizio di chi sta al
potere, fintanto che sta al potere;
cambiano facilmente casacca quando il loro punto di riferimento, dalle “stelle”,
finisce alle “stalle”. Per questo non conviene circondarsi della loro presenza,
perché prima adùlano, poi abbandonano. La loro coscienza è in vendita al miglior offerente in cambio
di vantaggi personali: sono politici, giornalisti, sacerdoti, gente comune …
«Béthel»
significa «casa di Dio», come “Betlemme”
significa “casa del pane”; lì il Signore è apparso ad Abramo (Gn 12, 8),
a Giacobbe (Gn 28, 12-19; Gn 35, 7-15) e alcuni secoli più tardi (nel 931 a.C),
Geroboamo re di Samaria, volendo istituire un santuario per fare concorrenza a
Gerusalemme, lo scelse come luogo adatto.
Amasia è il sacerdote responsabile di
questo santuario di Stato e si rivela uomo di regime. Non vuole che si faccia o
si dica nulla che possa dispiacere al Re al quale deve il suo ruolo. Guai,
potrebbe irritarsi e sostituirlo.
L’altro protagonista di questa vicenda è Amos, un uomo strappato da Dio dal suo lavoro - “ero un mandriano e coltivavo piante di
sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge” (Am
7,14s) - e reso profeta. La differenza tra il profeta e l’uomo di regime sta
nel fatto che il primo deve dire ciò che Dio gli propone, costi quel che costi,
mentre l’altro dice, ciò che fa piacere al suo padrone. La vita del profeta
spesso è molto scomoda, al contrario di quella dell’uomo di regime.
Amasia è convinto che anche Amos profetizzi per guadagnarsi il pane, per
questo gli intima: «Vattene, veggente,
ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai
profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del
Re ed è il tempio del regno» (Am 7,12s). Amos però non può tacere, perché
deve rendere conto a Dio e, perché il suo silenzio comporterebbe troppi rischi
per il popolo. Infatti Amos deve dire al popolo che, ignorare
chi soffre, anzi, sfruttare la povera gente per ottenere un
livello di benessere sfrenato, possedere palazzi, consumare beni costosi, corrompere
la magistratura, praticare una religiosità
ipocrita, assumere il piacere come regola di
vita, porterà a delle conseguenze molto gravi. Amos, annuncia l’invasione
Assira: «Sarete portate via con uncini e
le rimanenti di voi con arpioni da pesca, uscendo per le brecce delle mura, una
dopo l’altra», per essere avviate all’esilio” (4,2-3).
Invece di ascoltare il profeta, si preferisce sbarazzarsi di lui,
accusandolo davanti al Re di incitazione alla rivolta. Quale incoscienza! Le
conseguenze delle nostre scelte e dei nostri atti, non vengono meno, solo
perché preferiamo non pensarci o mettiamo a tacere chi ci mette in guardia.
Ecco di chi ha bisogno Gesù, di uomini
e di donne liberi, che sappiamo scegliere tra Dio e Mammona, tra la luce e
le tenebre, tra il vero e il falso, tra il grano e la zizzania. Chi ha un altro
padrone, rispetto a Dio, non potrà andare e annunciare il Suo Vangelo, perché
sarà sempre condizionato o timoroso. Gesù ci chiede di essere come Pietro che,
dopo essere stato aspramente redarguito dal Sommo Sacerdote, ha risposto: “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi
più che a lui, giudicatelo voi stessi … Bisogna
obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini” (At 4,19;5,29).
Gesù ci vuole liberi anche dai beni, non perché esse siano negativi in
sé, ma perché possono appesantire e rallentare il cammino verso ciò che è
essenziale.
Signore manda anche noi ad annunciare il Tuo Vangelo, perché il mondo ha
bisogno della Tua buona notizia. Aiutaci però a essere liberi e leggeri, senza
paura; aiutaci a fidarci di Te e della Tua Provvidenza.
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