Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 2 dicembre 2018

Non ho paura


I AVV.

     La verza è una sorta di palla fatta di tante grandi foglie; a volte quelle esterne sono brutte e fanno pensare che sia tutta da buttare, ma se si ha la pazienza di ripulirla, si scopre che negli strati più interni è perfetta e buona da mangiare. Se mi si passa l’esempio non proprio di altissima teologia
, così è per i testi che si leggono sul giorno della venuta del Signore: ci si fissa sugli elementi “apocalittici” e non si va al loro cuore.  Riascoltiamo le parole di Gesù: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte” (Lc 21,25s). Si parla di angoscia di paura mortale e di sconvolgimenti delle potenze dei cieli, ma è questo che è importante, oppure: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (21,28) o “Ecco, verranno giorni … nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto” (Ger 33,14)? Ecco dove è il cuore delle parole di Gesù: la liberazione e la realizzazione delle promesse di bene sono vicine.
     Di cosa dobbiamo avere paura allora? Della venuta del Signore? Chi Lo conosce e si stente amato da Lui, come può avere paura?  Chi ama, attende con ansia.
     Quando arriverà il Signore?
     Oggi sembriamo un po’ schizofrenici, per cui viviamo il Natale, dimenticando che è il Suo Natale. Tutti fan festa e non sanno più perché. Noi invece facciamo festa perché Lui ha scelto di diventare uno di noi; perché sappiamo di non essere soli.
     Egli verrà definitivamente alla fine della storia, non per distruggere ciò che c’è, ma per portare tutto a compimento. In quel momento l’incontro tanto atteso, diventerà anche giorno del giudizio: “il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo … poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt, 25,31-34; 41).
    Gesù però passa oggi, adesso: “Sono alla tua porta e busso” ci dice. Ora chiede di essere accolto, di entrare nella nostra esistenza concreta e profonda, perché ora vuole realizzare per noi le Sue promesse; ora vuole liberarci. E’ ovvio, non tutto potrà rimanere uguale, ma ben venga. Ricordo quando per la prima volta feci l’esperienza travolgente della presenza del Signore, da lì la mia storia si è divisa tra il prima e il dopo; il mondo di prima è finito in un istante, per lasciare lo spazio a una novità ancora tutta da costruire e, quindi, portatrice di preoccupazione. Quando ci si lascia condurre  però, quale bellezza il Signore può offrire!
      E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. … «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro  ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,1;3s). Ogni passaggio che porta una novità ci crea ansia, ma se abbiamo il coraggio di accoglierlo, potrebbe portare con sé grandi cose. Al contrario se ci lasciamo bloccare dalla paura, rimaniamo fermi con il rischio di non permettere a Dio di scrivere le Sue meraviglie nella nostra vita.
     L’Avvento diventa così, non solo il tempo dell’attesa della festa del Natale, ma anche un momento prezioso in cui impariamo a vivere, a non lasciarci spaventare dalla novità. Possiamo imparare a lasciarci condurre su vie mai percorse.
     Vieni Signore, bussa ora alla mia porta. Non lasciarmi chiuso dietro le mie paure e i miei progetti illusori. Aiutami ad aprirTi, “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza”.    

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