XXVI
DOM. T.O.
Qualcuno
pensa che Dio pretenda tutto e subito. Guai se siamo vacillanti nella
nostra risposta
alle attese del Signore. Quante
volte ci sentiamo inutilmente
in
colpa, a
causa della nostra inadeguatezza.
In
realtà dovremmo
avere
il coraggio di dire,
con Giobbe: “Io
ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno
veduto”
(Gb 42,5). Costruirsi
un dio a propria immagine e somiglianza, è piuttosto pericoloso,
perché è più esigente di quando non sia il vero Dio.
Dio
è più paziente di quanto non osiamo immaginare. Pazientare, deriva
dal
latino
pati
= sopportare, soffrire, tollerare e
dal greco πάσχειν (paskein)
= provare, ricevere un'impressione, una sensazione, sopportare,
soffrire. E’
la capacità di Dio di saper attendere i nostri tempi. Per Dio la
nostra salvezza, è più importante del tempo che ci mettiamo per
ottenerla. Sant’Agostino
quando parla della sua adesione a Cristo, dice: “Tardi
t’amai, bellezza così antica, così nuova, tardi t’amai!”;
in
realtà non è mai tardi per il Signore – “davanti
al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un
giorno solo” (2Pt
3,8) -,
bensì
per noi, perché perdiamo l’opportunità di incontrare la bellezza
e il sommo bene.
Dio
non dice mai: “Basta! Mi
sono stancato. Hai perso l’ultima
possibilità”; almeno fino al giorno in cui ci chiamerà alla Sua
presenza e
dovremo rendere conto delle nostre scelte.
Nello
stesso tempo, San
Paolo ci
richiama a
non sprecare
i giorni che
ci sono
dati:
“disprezzi
la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua
magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla
conversione?”
(Rm 2,4). Il
tempo ci è dato per investirlo, metterci in gioco e rendere la
nostra esistenza piena.
A
Dio interessa il nostro Sì, giunga quando giunga; purché
giunga.
Questo significa che non ci inchioda al nostro passato. Non fa come
noi che segniamo con il pennarello indelebile i peccati degli uomini
e ne rinnoviamo costantemente il ricordo, impedendone il superamento.
Dio guarda il nostro oggi, non il nostro ieri o l’altro ieri.
La
misericordia paziente di Dio ci dà la possibilità di diventare
nuovi. Se
Egli fosse intransigente con le nostre lentezze, cosa potremmo fare?
Forse che pretendere di accelerare le cose, potrebbe cambiare la
situazione? Guai
se
i nostri NO, restassero senza appello!
La
Chiesa è la casa di coloro che vogliono mettersi in gioco; noi dei
perfetti, ma di quelli che, quasi ogni giorno dicono di NO, ma poi
vogliono tornare sui propri passi.
Dio
si è lasciato uccidere, proprio per darci questa possibilità; per
mostrarci che non è un Dio da temere, ma che ama e desidera solo
essere amato.
Abbi
pazienza anche oggi con me, Signore: vorrei sempre dirti Si, perché
so che solo Tu hai parole di vita eterna, ma la stanchezza, i limiti,
il mio peccato, parlano per me.
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