Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 10 gennaio 2021

Venite assetati

BATTESIMO DEL SIGNORE


Scrive Seneca all’amico Lucilio: “Impara innanzi tutto a gioire .... non voglio che ti manchi mai la gioia. Voglio, però che ti nasca in casa: e nasce, purché scaturisca dall'intimo. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore; rasserenano il volto, ma sono fugaci, a meno che tu non giudichi felice uno che ride ... Questa gioia voglio che tu la possieda: non verrà mai meno, una volta che tu sappia da dove derivi. I metalli ... più preziosi sono nascosti, ... nelle viscere della terra, e procurano un compenso maggiore a chi ha la costanza di scavare. Quei beni di cui si compiace la massa danno un piacere inconsistente e superficiale: ogni gioia che viene dall'esterno manca di fondamenta: questa, di cui ti parlo e alla quale cerco di condurti, è reale e si spiega più intensamente nell'intimo. 6 Ti prego, carissimo, fa' la sola cosa che può renderti felice: distruggi e calpesta questi beni splendidi solo esteriormente, che uno ti promette o che speri da un altro; aspira al vero bene e godi del tuo” (Lettere a Lucilio, Lettera 23).

Molti secoli dopo uno scrittore molto noto H. Hesse scrive: Per parte mia penso che ci manchi la capacità di godere. L’eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro modo di vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere. … Purtroppo la fretta della vita moderna si è impadronita anche del poco tempo libero che abbiamo; godiamo delle cose in modo altrettanto nervoso e snervante di quando lavoriamo. … La conseguenza è che i divertimenti sono più numerosi, ma il piacere è sempre minore” (H. Hesse, Piccole gioie, Bur p. 7).

Queste due voci tanto lontane nel tempo e tanto diverse per cultura, ci aiutano a entrare nelle splendida parola, che Dio ci dona attraverso la voce di Isaia, perché ci insegnano a leggere il nostro tempo. Siamo figli di un’epoca ricca di opportunità, dove sono possibili cose impensabili solo cinquant’anni fa – come non ringraziare Dio per tanta meraviglia -, eppure non siamo mai sazi, ci manca la gioia e il gusto di vivere; siamo assetati di vita. Si sono moltiplicati i divertimenti, ma manca il piacere; si sono spianate le fronti, ma ci manca la letizia; molte sono le opportunità, ma ci lasciano un margine di vuoto. Il cardinal Biffi, quando era ancora Vescovo di Bologna usò una formula molto efficace, parlando dell’Emilia Romagna: “Sazia e disperata. La Regione appariva sazia di beni, voglia di vivere e divertirsi, ma anche disperata perché non aveva voglia di trasmettere la vita e nemmeno di conservarla – allora era ai vertici del reddito pro-capite rispetto alla media italiana, al vertice dei consumi voluttuari, ma aa provincia di Bologna aveva il primato mondiale della denatalità e aveva il doppio della media di suicidi della nazione”. Vale forse ancora oggi? Ecco allora che accogliamo le parole di Isaia come acqua fresca in una giornata di arsura: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; … comprate senza pagare” (Is 55,1s).

Il Papa, che tanto ci piace perché appare bonario, scrive con forza nell’Evangelii Gaudium: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice e opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene”.

Ecco che il Papa ci elenca alcuni di quei “cibi avariati” per cui spendiamo il nostro denaro, ma che non ci saziano: molteplice e opprimente offerta di consumo; individualismo comodo e avaro; ricerca malata di piaceri superficiali; coscienza isolata.

Sentiamo allora riecheggiare le parole di papa Francesco: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (EG 1).

Seneca, pur con la sua grandiosa sapienza, non sapeva ciò che sappiamo noi: Cristo è la via della vita piena che, porta con sé la letizia. E’ Lui che, gratuitamente, ci offre il cibo e la bevanda capaci di saziarci e dissetarci. Di questi tempi, quando ci viene offerto qualcosa gratuitamente, temiamo che ci sia dietro una fregatura: non con Gesù.

Ancora una volta Giovanni Battista fa di tutto per distrarre l’attenzione da sé, per spostarla su Gesù Cristo: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali” (Mc 1,7). Sentiamo riecheggiare le parole del Battista: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3,30) e accogliamo la nostra vocazione comune: essere coloro che indicano al mondo, con la parola e con la vita, il Cristo. Anche noi sappiamo bene che Lui deve crescere nella vita del mondo, perché solo Lui è il Salvatore del mondo.


 

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