Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 23 maggio 2021

Non siamo soli, ma tempio di Dio

L’ascensione di Gesù al cielo, fa pensare a un abbandono. In realtà la Pentecoste ci svela che Dio, vuole rimanere i comunione con le Sue creature, in modo unico e profondamente intimo. Con la Pentecoste, Dio abita nell’uomo e agisce: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?” (1Cor 6,19). Diceva sant’Agostino: “Tu autem eras interior intimo meo et superior summo meo” - Tu eri più dentro in me della mia parte più interna e più alto della mia parte più alta. (Confess. 3, 6, 11).

Non siamo soli ne tanto meno abbandonati: “pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16).

Come fa a venire ad abitare dentro di noi lo Spirito? I primi anni della mia esistenza li ho trascorsi in un’antica corte di campagna. Eravamo tanti bambini e i nostri pomeriggi li trascorrevamo nell’aia o nei campi. Ricordo che sul confine c’era un canale (oggi mi sembra poco più che un fosso) dal quale noi bambini dovevamo stare molto lontani, perché considerato molto pericoloso dai nostri genitori e poi, oltre a tanti piccoli fossi, una canaletta in cemento, che a noi pareva un lungo treno. Il canale, i fossi e la canaletta, non erano altro che elementi indispensabili affinché l’acqua, dal Po, il grande fiume – come lo chiamava Guareschi - attraverso i canali della Bonifica, raggiungesse i campi più lontani. Senza quell’acqua, nel periodo più caldo della stagione estiva, il raccolto sarebbe andato “bruciato”: senza acqua non c’è vita

Gesù dalla croce, poco prima di morire, dopo avere gridato con forza, “donò lo Spirito”. Poco dopo gli fu perforato il fianco da cui sgorgarono sangue e acqua. Quel giorno Gesù è diventato come una sorgente di acqua pura, viva, indispensabile per irrigare il mondo. Il progetto di salvezza del Padre, dopo la morte e risurrezione di Gesù, vede come protagonista lo Spirito Santo, “che è Signore e dà la vita”.

Come facciamo a sapere che lo Spirito sta agendo? Una volta ho chiesto ai bambini del catechismo di disegnare il vento e tutti, tranne uno, hanno disegnato delle foglie che volano, la bandiera che sventola e i panni stesi svolazzanti. Intelligentemente, hanno compreso che il vento si riconosce dagli effetti. Così è dello Spirito che è riconoscibile per i frutti della Sua presnza. Percorrendo la Parola di Dio di oggi, vediamo subito come agisce lo Spirito:


- “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13). San Paolo ci spiega con chiarezza: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. … i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi ... abbiamo ricevuto ... lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,9ss). L’intelligenza naturale e lo studio non sono condizioni sufficienti per comprendere le cose di Dio. Scrive Jacques Fesch dal carcere, inattesa della condanna a morte: “Mi sono accorto che avevo degli occhi nuovi, e uno spettacolo che non aspettavo per niente, s’è imposto ai miei occhi. Il vero Dio era per me una tradizione senza importanza ed ecco che ora è l’unico che conta. … Una mano potente mi ha rivoltato. Dov’è, cosa mi ha fatto? Non so, perché la sua azione non è come quella degli uomini, è inafferrabile ed efficace” (Lumiere sur l’echafaud 60). Gli orecchi incapaci di ascoltare Dio, percepito come un essere lontano, si lasciano incantare dalla bellezza della Sua Parola, tanto che la bocca non può che esclamare: “i giudizi del Signore sono … più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante” (almo 19,11). Ciò che sembrava incomprensibile, diventa evidente. Una spiritualità vaga ed emotiva lascia il posto a una relazione profonda con Dio vivo e vero, non più lontano, ma Padre;

- “Il frutto dello Spirito invece è amore (secondo la logica di Dio, cioè fino al dono estremo di sé) gioia, pace (non dovute al divertimento o alla assenza di conflitti, ma condizione interiore nonostante le situazioni esteriori) magnanimità, benevolenza, bontà, (il cuore di pietra diventa progressivamente di carne e fa germogliare la pianta della compassione e del perdono, per sé e per gli altri) fedeltà, (quando hai solo voglia di lasciare tutto e scappare) mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

- “Tutti furono colmati di Spirito Snato e cominciarono a parlare in altre lingue” (At 2,2). Quello stesso Dono ha raggiunto i Discepoli facendoli subito fiorire. Quegli uomini che pochi giorni prima erano rinchiusi, nascosti per paura dei Giudei, ora cominciano a parlare liberamente, senza timore e nessuno riuscirà più a fermarli. Da quel momento la franchezza (parresia) contraddistinguerà gli Apostoli e i Discepoli. Né le minacce né le violenze riusciranno a ostacolare la loro libertà. Gesù l’aveva promesso: “La libertà vi farà liberi” (Gv 8,32). Come scrive il profeta Geremia: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20,7ss). Ricordiamo il vescovo Von Galen e monsignor Romero.

Là dove giunge lo Spirito, la terra arida, diventa fertile:

Scrive il cardinal Biffi: “Io so che ogni invasione dello Spirito trasfigura l’uomo e lo plasma fino a dargli un altro volto; senza spersonalizzarlo, anzi nel pieno rispetto della sua fondamentale identità, lo rende un essere nuovo”.1

Concludo allora con le parole di Guglielmo di S.Thierry: “Affrettati dunque a essere partecipe dello Spirito Santo. Egli è presente quando lo si invoca, e se lo si invoca è perché è già presente. E’ il fiume impetuoso che rallegra la città di Dio. Egli ti rivelerà quello che Dio Padre tiene nascosto ai sapienti … di questo mondo. … Nelle tenebre di questo mondo … è lui: la luce che illumina, la carità che trascina, la soavità che commuove, l’accesso dell’uomo a Dio”.

1G. Biffi, Sullo Spirito di Dio, Ed. O.R. Milano 40

 

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