XIX DOMENICA T.O. 2009
“Ora basta o Signore! Prendi la mia vita …” (1Re 19,4). Cosa ha reso Elia così stanco di vivere? Egli dice di sé: “Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta” (1Re 18,22). Elia fu profeta sotto il regno di Acab re di Israele, il quale aveva sposato la pagana Gezabele e aveva permesso l’introduzione e la diffusione del paganesimo nel regno, tanto che si erano invertite le proporzioni con l'ebraismo e la partecipazione a questo culto era divenuta pressoché maggioritaria. Elia soffriva per questo, ma anche per la persecuzione di Gezabele nei suoi confronti. La regina lo voleva morto, dopo che egli aveva smascherato i falsi profeti e li aveva uccisi.
Elia era stanco di una vita sempre in pericolo e dell’incomprensione: “Appena lo vide, Acab disse a Elia: «Sei tu la rovina di Israele!» (1Re 18,17).
Quante volte ho udito pronunciare le stesse parole di stanchezza, e io stesso in un lontano passato le ho sentite mie. Quante volte ci ritroviamo nella condizione del povero Giobbe e diciamo: “ Preferirei essere soffocato, la morte piuttosto che questi miei dolori!” (Gb 7,15). Le ragioni di tale stanchezza di vita sono tante: la salute, le condizioni economiche, le situazioni affettive, i lutti, ecc … Ho incontrato persone che portavano e portano pesi sinceramente, tanto da chiedermi come possano farcela. Io prego ogni giorno per tutte le persone che il Signore mi ha dato di incontrare e che mi ha affidate.
C’è poi anche chi, stando troppo bene, si lamenta anche delle piccole cose, ingigantendole, ma quelli sono da compiangere, perché sanno vedere sempre e solo “la parte vuota del bicchiere”.
Cosa ha permesso al profeta Elia di alzarsi e camminare per quaranta giorni e quaranta notti? Ascoltiamo di nuove le parole della Scrittura: “Allora,ecco un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati e mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve” (1Re 19,5ss).
Sono sempre più convinto che la nostra mancanza di forza, la stanchezza di vivere, la disperazione o più semplicemente l’apatia (dal greco apàtheia = a- particella negativa e pathos passione, cioè un’esistenza senza passione), abbiano la loro origine non tanto dalle circostanze della vita, ma dal fatto che non ci nutriamo per niente o abbastanza o “mangiamo” ciò che non è adatto per dare forza. Lo dimostra il fatto che di fronte alle stesse difficoltà qualcuno sopravvive e altri si lasciano schiacciare.
Stiamo come Elia sotto la ginestra a lamentarci, ma non accogliamo il suggerimento dell’angelo di Dio: “Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino» (1Re 19,5).
Cosa ci manda Dio da mangiare per affrontare il cammino della vita? “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Gesù Cristo è la risposta. Probabilmente vi sembrerà un'affermazione banale e scontata; magari la fosse.
Noi che crediamo di essere tanto razionali, quando si tratta di fede ci comportiamo in maniera irrazionale: diciamo di essere di Cristo e di amarlo, ma non intratteniamo con Lui alcuna relazione profonda. Stiamo con Lui come si potrebbe stare con un vicino di casa che si saluta solo quando si incontra. Come potrebbe una relazione di questo tipo essere capace di sostenere una vita?
Come non è sufficiente mangiare una volta la settimana, così non è sufficiente partecipare all’Eucaristia la domenica e pretendere che questo basti a portarci avanti. L’Eucaristia deve unirsi a una vita di preghiera quotidiana (“ogni contatto con Dio è preghiera, ma non ogni preghiera è contatto con Dio”) – anche se proporzionata all’esistenza di ognuno – e a un contatto continuo con la Parola di Dio. Quando la Sacra Scrittura cesserà di essere un optional (qualcosa che può esserci o meno, tanto nulla cambia) nella vita dei cristiani, probabilmente troveremo meno persone oppresse dalla vita.
Dobbiamo consentire a Gesù Cristo di raggiungerci e di accompagnarci.
Nessun commento:
Posta un commento