Il Vangelo odierno ci aiuta a chiarire cosa significhi avere fede.
A – “Chi dice la gente che io sia?”: è la domanda che Gesù fa ai suoi. Le risposte sono inevitabilmente varie, perché nascono da una conoscenza molto superficiale. La gente parla per sentito dire: Giovanni Battista, un profeta, Elia; sono tutte risposte che hanno trovato scritte nella Bibbia, ma evidentemente non hanno avuto un incontro personale con Gesù e soprattutto, se lo hanno avuto, non lo hanno ascoltato con attenzione, hanno lasciato prevalere i “luoghi comuni”. Nulla è cambiato; a seconda del contesto culturale da cui la gene proviene, dice di Gesù ciò che quel contesto afferma di Lui: è un rivoluzionario; è un pacifista; è uno buono che perdona tutto; è un grande uomo; è un angelo, ma niente di più … Tutte queste visioni non partono da ciò che Lui dice e mostra di sé, ma da ciò che la gente e la cultura dicono e pensano di Lui.
B – “Ma voi, chi dite che io sia?”: voi che siete stati con me, che mi avete ascoltato, avete visto ciò che ho fatto, cosa pensate di me? Ecco allora che Pietro, a nome di tutti, dà una risposta molto profonda. Egli riconosce che Gesù non è un profeta, ma è colui che è stato promesso da Dio e che realizzerà la liberazione degli uomini. “Tu sei il Cristo”; tu sei l’”unto”, cioè il consacrato.
La risposta di Pietro segna un notevolissimo passo in avanti rispetto alle variegate risposte della gente; si tratta di un’affermazione di incredibile portata teologica. Egli è perfettamente ortodosso. A differenza de “la gente”, Pietro, che conosce Gesù, non si ferma alla superficie e riconosce che in Lui è presente una svolta nella storia.
In bocca a Pietro non avremmo potuto sentire quelle risposte generiche che ancora oggi piacciono tanto e che negano a Gesù il ruolo unico e assoluto che, in quanto Dio, ha nella storia. Eppure anche Pietro è rappresentante, in questo momento, di coloro che hanno una fede che, seppure ortodossa, non è sufficiente per essere gradita da Dio. Pietro ha una fede che sa, ma ha un grossissimo limite.
Ascoltiamo ancora il dialogo tra l’apostolo e il Signore e vedremo cosa intendo dire: “E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. …. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,31ss). Pietro sa chi è Gesù, ma questo non gli consente ancora di fidarsi di Lui.
Ecco in cosa consiste la fede cristiana: seguire Gesù, cioè stargli dietro; riconoscere che è Lui a indicare la strada, non una tra le altre, di pari importanza. La strada percorsa da Cristo può anche non corrispondere alla mentalità di chi sta con Lui; può apparire addirittura assurda, ma è Lui che indica la strada.
Avere fede, significa essenzialmente questo: fidarsi. Chi non si fida non potrà mai seguire Gesù; saprà chi è, lo potrà definire in maniera teologicamente impeccabile, ma non lo seguirà e non gli consentirà di orientare la propria esistenza.
Quel Gesù che a volte viene presentato con immagini sdolcinate, come se fosse uno che non chiede con forza l’adesione al progetto di Dio, dice a Pietro: “Va’ dietro a me Satana!”. Non gli ha detto: bravo Pietro, visto che hai imparato la lezione e sei perfettamente ortodosso, ora puoi fare come meglio ti piace. No, gli ordina di andare dietro, perché se continuerà a stargli davanti, cioè a pretendere di ragionare a modo suo, non potrà definirsi di Cristo.
Le parole dette a Pietro, poi, il Signore le grida anche alla folla, cioè a noi: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”; se qualcuno vuole essere cristiano si fidi di me e accetti di mettere da parte le sue idee, i suoi progetti, anche se gli sembrano migliori e non si lasci rallentare o fermare da nulla.
Gesù ci fa una promessa: la salvezza della vita. Quale? Certamente quella eterna, che non è meno reale di quella presente, ma anche di questa che stiamo vivendo. Gesù ci offre una via che rende l’esistenza già oggi meritevole di essere vissuta.
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