“Padre … penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola, perché … possiamo diventare liberi e poveri per il tuo regno” (Colletta).
Balza agli occhi che l’autore di Sap ha raggiunto la libertà a differenza del “tale” ricco del Vangelo. Uno ha chiaro che, “scettri, troni, ricchezza, oro e argento”, ma anche “salute e bellezza” sono imparagonabili alla sapienza; l’altro invece, proprio perché “aveva molti beni”, “rattristatosi, se ne andò afflitto”. Uno vive condizionato, l’altro ha chiaro qual è il valore fondamentale.
Dobbiamo stare attenti a non semplificare troppo ciò che il Signore vuole dirci e fare l’equazione: ricco/dannato e infelice e povero/libero e felice. Sappiamo bene, spero, che non è così, almeno non sempre. Non dobbiamo nemmeno semplicemente demonizzare la ricchezza.
Credo che il termine centrale della nostra liturgia, sia, libertà. Come tante altre espressioni è oggi abusata e utilizzata per camuffare ben altro, a volte, purtroppo, addirittura il suo contrario.
Oggi sembra che per essere liberi, non si debbano avere limiti. In nome della libertà, intesa come divinità, tutto deve essere lecito: libertà di parola (tutto devo poter dire, anche se non è vero e guai se qualcuno cerca di farmi ragionare), libertà di stampa (basta gridare una notizia, anche se non fondata e approfondita), libertà della donna (“l’utero è mio e lo gestisco io”), libertà …; ma quante vittime dietro a tutto questo! In Olanda qualche anno fa cercarono di fondare il partito dei pedofili; a essere terribile non fu solo l’idea aberrante in sé, ma il fatto che il sistema politico e di pensiero olandese, non aveva gli strumenti per bloccarlo; hanno spinto talmente in avanti il concetto di libertà che, oramai, nulla può essere impedito. Proprio in questi giorni un dodicenne inglese ha chiesto e ottenuto di cambiare sesso (cosa conta se a dodici anni neanche sono ancora pienamente consapevoli di sé?).
La libertà è ben altro; è avere la possibilità e la capacità di scegliere il bene per sé e per l’umanità, senza avere padroni che lo impediscono, rendendoci schiavi; costringendoci a pensare e ad agire in un dato modo, senza che ce ne accorgiamo o, ancor peggio, contro la nostra coscienza. E’ schiavo chi non è più capace di scegliere il bene, ma è dominato nelle sue scelte: “Ciascuno è schiavo di ciò che lo ha vinto” (2Pt 2,19).
Noi, siccome non abbiamo più limiti e ci riempiamo la bocca della parola libertà, pensiamo di essere liberi e dimentichiamo che persino quando andiamo a fare la spesa o ci vestiamo, qualcuno ci condiziona (pubblicità, moda, pensiero comune).
La libertà è molto bella, ma è anche molto costosa, perché richiede la disponibilità a fare scelte ben precise e a essere disponibili a pagarne le conseguenza. Ricordo sempre con grande riconoscenza il santo re del Belgio, Baldovino, che non ha esitato a perdere il suo trono, quando si è trattato di scegliere tra esso e la sua coscienza di cristiano – rifiutò di firmare la legge sull’aborto. Questa è libertà!
Come si fa a diventare liberi?
«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). Il “tale” ricco del Vangelo, non è riuscito ad accogliere la Verità, non è stato disponibile a lasciarsi sfiorare dallo sguardo d’amore di Gesù, ha scelto di continuare a essere schiavo delle sue cose; ha scelto la tristezza.
Deve essere chiaro: se la libertà ha un costo, ce l’ha anche la schiavitù; solo che la libertà, raggiunta nella verità, prima o poi ripaga – se non ora, nel Regno di Dio -, la schiavitù no.
Qualcuno pensa che Dio sia un grande ostacolo alla libertà, non per niente le varie ideologie hanno o hanno avuto tra le priorità, l’eliminazione di Dio o la sua riduzione in una riserva, (come gli indiani d’America): “Bisogna cacciare Dio dal palcoscenico della storia e dalla mente dell’uomo, perché Dio è il male. Dio è contro l’uomo. Ogni progresso dell’uomo è una vittoria contro Dio” (Proudhon 1843). Questo passo è considerato necessario, anzi propedeutico alla liberazione. E’ sotto gli occhi di tutti, almeno di tutti coloro che vogliono vedere, quanto libertà ha acquistato l’essere umano arginando o eliminando Dio.
Scriveva l’anno scorso Rosa Alberoni: “Io ho appreso dalla storia che là dove si caccia Dio, si sterminano gli uomini. … senza Dio l’uomo diventa un oggetto come lo è una bicicletta o un colapasta, quindi lo si può rottamare a piacimento” e, aggiungo io, lo si può rendere schiavo a piacimento, magari convincendolo anche di essere libero.
Scegliamo di accogliere la libertà che Gesù, Via, Verità e Vita, ci offre. Cerchiamo di lasciarci toccare dal suo amore; dopo, e solo dopo, non potremo che fare scelte di libertà.
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