Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 12 dicembre 2009

GIOISCI, ESULTA, RALLEGRATI ...!


Ascoltiamo dalla Scrittura un invito: “Gioisci, esulta, rallegrati; rallegratevi!”. Sono gli imperativi utilizzati dal profeta Sofonia e da Paolo; quest’invito non è più solo per l’antico popolo d’Israele o per gli abitanti della città greca Filippi, ma per noi, per me.
Scrive Hermann Hesse: “Per parte mia penso che ci manchi la capacità di godere. … L’eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro modo di vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere. … Purtroppo la fretta della vita moderna si è impadronita anche del poco tempo libero che abbiamo; godiamo delle cose in modo altrettanto nervoso e snervante di quando lavoriamo. … La conseguenza è che i divertimenti sono più numerosi, ma il piacere è sempre minore” G (H. Hesse, Piccole gioie, Bur p. 7). Pensate che queste parole sono state scritte nel 1899, ma si adattano anche a noi, cercatori insoddisfatti di bene e di bellezza.
Come vorremmo, Signore, essere nella gioia ed esultare, ma non ci riusciamo, sono troppe le preoccupazioni. Come possiamo essere lieti con un muto da pagare, il lavoro a rischio, dei figli che non ascoltano e fanno quel che vogliono; con la salute che vacilla; la moglie o il marito che mi ignora; i figli che non si prendono cura di me; ecc …
Quando in una stanza, chiusa da troppo tempo, c’è puzza per l’aria viziata o, quando nella stessa stanza vi è il buio, la cosa più sensata da fare, è aprire i vetri e gli scuri, per lasciare entrare luce e aria. Così quando nella nostra esistenza l’aria comincia a essere viziata, abbiamo la possibilità di spalancare le porte e le finestre a Gesù Cristo, Luce del mondo. Questo fu l’invito di Giovanni Paolo II: “Spalancate le porte a Cristo!”.
Mi direte: “Fai presto a parlare così; ma cosa ci può fare Gesù Cristo con il mio mutuo?”. Certo Gesù Cristo non è la soluzione magica e automatica ai problemi, ma è la via vera per la salvezza dell’uomo. Dove si lascia spazio a Cristo e alla sua parola, inevitabilmente “il deserto fiorisce”, anche se con tempi non sempre corrispondenti alle nostre aspettative. Quando il Signore riesce ad abitare nella vita di persona, porta luce. Vi leggo le parole di una madre al capezzale della giovane figlia malata: “Quella sera ero sulla via di Damasco. Senza sapere come fossi finita lì, senza capire quello che stava succedendo, in quella strada, quella sera, mentre leggevo a tratti e in disordine il Vangelo, … mentre davanti a me c’erano le sembianze vive e palpitanti della Passione, ancora una volta vissuta, ancora una volta vissuta, ancora una volta celebrata, io lasciai le spoglie di Saulo per indossare le vesti di Paolo. … colate di pace … penetravano fin nel punto dove prima avevo avuto le trafitture e si spandevano e inondavano i pensieri” (Rosanna Garofalo, Sopra le ali dell’aquila, Ancora 64;71).

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Lc 3,4). Queste sono le parole che abbiamo ascoltate domenica scorsa; a questo invito che Giovanni continua anche oggi a rivolgerci, si può rispondere in quattro diversi modi:

1. col rifiuto esplicito
2. dicendo di non averne bisogno, perché la via è già aperta e pronta
3. limitandosi a una blanda azione di facciata (invece di spianare la strada, la si spazza)
4. chiedendo: “”Che cosa dobbiamo fare?”

Solo coloro che danno la quarta risposta sanno che Dio potrà raggiungerli, perché sono unici che realmente desiderano che Dio li raggiunga. Bonhoeffer scrive: “Ti lamenti di non poter credere? Nessuno deve meravigliarsi di non essere capace di credere, finché disobbedisce o si oppone coscientemente in un qualche punto al comandamento di Gesù. Non vuoi sottomettere al comandamento di Gesù una tua qualche passione peccaminosa, un’inimicizia, una speranza, i piani che ti sei fatto per la tua vita, la tua ragione? Non meravigliarti di non ricevere lo Spirito Santo, di non saper pregare, di non veder esaudita la tua preghiera di poter aver fede. Va piuttosto a riconciliarti con il tuo fratello, abbandona il peccato che ti tiene prigioniero e sarai di nuovo capace di pregare. Se rifiuti la Parola di Dio che ti dà un ordine, non puoi neppure ricevere la Parola di grazia. Come potresti trovare la comunione con Colui al quale ti sottrai coscientemente in qualche punto? Chi disobbedisce non può credere, credere può solo chi obbedisce” (D. Bonoheffer, Sequela, Queriniana p, 53).
Per questo la risposta di Giovanni a color che lo interpellano è molto precisa, dà indicazioni che vanno a colpire molto concretamente gli ostacoli che impediscono la venuta del Signore:
- la cupidigia e la disonestà dei pubblicani
- l’arbitrio e la corruzione dei militari
- l’egoismo degli altri
Giovanni è come un buon medico, individua il male e indica, senza giri di parole o false illusioni, i comportamenti opportuni per guarire. Al paziente spetta desiderare di guarire ed essere fedele all’applicazione della terapia.

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