Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 31 dicembre 2009

SANTA MARIA MADRE DI DIO


Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto. (Dopo che Maria ebbe parlato egli le disse): “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro”. Disse (Maria): “Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?”. Rispose: “E’ così. Il tuo Signore ha detto: " Ciò è facile per Me… Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. E’ cosa stabilita"”. Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano. … Tornò dai suoi portando [il bambino]. Dissero: “O Maria, hai commesso un abominio!”.
Questo testo non vi ricorda qualcosa? Certo: è molto simile all’annunciazione narrata dagli evangelisti; però la fonte è molto diversa, si tratta infatti del Corano il testo sacro all’Islam.
Se i racconti della nascita di Gesù sono così simili, vuol dire che i musulmano guardano a Gesù nello stesso modo di noi cristiani? Assolutamente no. Infatti se andiamo a leggere oltre lo stesso libro, troviamo anche queste parole: “Il Cristo Gesù figlio di Maria non è che il messaggero di Dio, il suo Verbo che Egli depose in Maria” (Corano IV,171); “Non dite: Tre! Basta, e sarà megli per voi! Perché Dio è un Dio solo, troppo glorioso e alto per avere un figlio” (IV 172).
In questo primo giorno dell’anno celebriamo una solennità dedicata a Maria, Madre di Dio (Qeotokos). Questo titolo attribuito a Maria dai padri del Concilio di Efeso del 431, sembra essere scontato, in realtà su di esso molto si è discusso, perché dire che Maria è Madre di Dio, significa riconoscere che Gesù Cristo, nato durante il regno di Erode il Grande e ucciso durante il governo di Ponzio Pilato, è Dio. Il Concilio afferma con chiarezza: “Noi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo …; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore. … Noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio, essendosi il Verbo di Dio incarnato e fatto uomo …” (Formula di unione, Concilio di Efeso del 431).
Questa festa, quindi, più che essere mariana, è cristiana; si parla di Maria, ma perché si vuole dire qualcosa di Gesù.
Nei giorni precedenti il Natale, noi sacerdoti, abbiamo avuto la grazia di incontrare in confessionale tante persone – il confessionale è un luogo straordinario, perché permette di vedere anche la parte nascosta, indicibile delle persone – e abbiamo potuto toccare con mano, ancora una volta, quanta fatica di vivere c’è in giro. In questo primo giorno dell’anno, occasione propizia per iniziare un cammino nuovo, non una semplice ripetizione stanca di ciò che s’è sempre fatto, desidero dire a ognuno: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 2,25s).
Il Signore Gesù Cristo, Dio con il Padre e lo Spirito Santo, è colui che può fare grazia e concedere pace, ma bisogna permetterglielo. Non è sufficiente riconoscere il proprio malessere e la fatica; non basta lamentarsi; bisogna concedere a Dio e, non un Dio generico, di cominciare a lasciare le sue impronte nell’esistenza. E’ necessario che scegliamo di lasciarci “fecondare” da Dio e Gesù si incarni in noi. Gesù Cristo è la vera risposta alla fatica dell’essere umano ed è alla portata di tutti: nessuno è escluso, se non chi si autoesclude: “mi lascerò trovare da voi - dice il Signore - cambierò in meglio la vostra vita …” (Ger 29,14).
Oggi è anche la giornata mondiale per la pace. In un Salmo troviamo queste parole: “Parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore” (Salmo 27,3); c’è una parola di pace sulle labbra, ma non nel cuore. Vuol dire che si può essere – se mi si concede la licenza poetica – “parlatori” di pace, ma non “facitori”.
L’unico modo vero per essere costruttori di pace è avere la pace in sé, perché, come troviamo ancora una volta nella Scrittura: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 6,45), cioè, ognuno dona ciò che ha.
Scrive Paolo: “Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne” (Ef 2,14); Cristo è la pace dell'uomo e dell'umanità.
Un’ultima parola mi pare indispensabile. Quando parliamo di pace, pensiamo sempre ai massimi sistemi, alle guerre sanguinose tra le nazioni; in realtà, se vogliamo essere concretamente costruttori di pace, dobbiamo guardare alla vita che attraversiamo ogni giorno. E’ lì che dobbiamo costruire pace. Se verranno meno le discordie tra i fratelli, causate dalle eredità; se i vicini di casa impareranno a rispettarsi; se i coniugi non consentiranno all’indifferenza di entrare in casa loro; se i figli impareranno la riconoscenza; se noi sacerdoti e religiosi, diventeremo compassionevoli e appassionati dell’umanità, ecc … allora si spegneranno ogni giorno focolai di guerra e si diffonderà la pace. Solo se verranno meno le piccole, ma terribili guerre, si spegneranno quelle tra le nazioni.
Il Signore vi doni la sua pace.

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