Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 28 gennaio 2010

CATECHESI EUCARISTICA 2

- L’ALTARE


“L’altare (da àlere = nutrire, indica in origine la mensa destinata a ricevere gli olocausti oppure da altus = struttura alta e ara da arere = bruciare, cioè luogo del fuoco) è il luogo dove, mediante la consacrazione del pane e del vino, si rende presente Cristo col suo sacrificio della croce. E’, nello stesso tempo, la mensa del Signore, come pure il centro dell’azione di grazie che si compie nell’Eucaristia” (PNMR 259).

In tutte le religioni l’altare è il centro del culto sacrificale e il segno della presenza divina. Questa concezione è presente anche nella Bibbia: “Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo” (Sal 43,4). Nella liturgia cristiana l’altare ha la sua specifica origine nella tavola dell’ultima cena. Attorno a essa Gesù raduna nell’intimità affettuosa i suoi apostoli: “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22,16). Esso però è anche figura della roccia che dona la bevanda dissetante: “Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo (1Cor 10,3-4). Proprio per questa ragione l’altare dovrebbe essere di pietra (PNMR 263). In ogni caso esso deve essere “collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione di tutta l’assemblea” (PNMR 262).

L’altare rappresenta anche la tomba vuota del Signore risorto ed è, infine,il luogo del sacrificio: “Poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre. Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati. Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio, aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (Eb 10,4-14).

E’ per queste ragioni che all’altare è dovuta venerazione, che si esprime con l’inchino e il bacio del sacerdote all’inizio della celebrazione. All’altare non ci si genuflette, ma ci si inchina solamente, perché è immagine di Cristo, ma non presenza reale, come nel caso del tabernacolo che conserva le specie eucaristiche.

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