Ciao Fra Andrea,
seguo da qualche tempo il tuo blog, su indicazione di un'amica, e mi ha incuriosita e colpita la riflessione sull'Eucaristia: -Tutta la celebrazione verrà ordinata in modo tale da portare i fedeli ad una partecipazione consapevole, attiva e piena, interna ed esterna.... (PNMR 3).
Sono sposata, con due figli in piena adolescenza. Se con il secondo, Andrea, per il momento non ci sono problemi, con l'altro, è un continuo discutere.
Anche sulla Messa domenicale è un tira e molla che perdura già da qualche tempo.
Ma quello che più mi fa riflettere è la sua risposta ai miei continui "tentativi" di spingerlo ad andare: - Cosa vado a fare se poi non partecipo? -
WOW , io alla sua età ci andavo per abitudine e per tradizione famigliare, e così è stato per molto tempo.
Ora le cose sono molto cambiate, partecipo alla Messa per convinzione e sono più consapevole di ciò a cui partecipo, anche se a volte mi sfugge ancora il mistero di quel pane e quel vino trasformati e donati a noi.
ciao e grazie per tutte le riflessioni.
Sono sposata, con due figli in piena adolescenza. Se con il secondo, Andrea, per il momento non ci sono problemi, con l'altro, è un continuo discutere.
Anche sulla Messa domenicale è un tira e molla che perdura già da qualche tempo.
Ma quello che più mi fa riflettere è la sua risposta ai miei continui "tentativi" di spingerlo ad andare: - Cosa vado a fare se poi non partecipo? -
WOW , io alla sua età ci andavo per abitudine e per tradizione famigliare, e così è stato per molto tempo.
Ora le cose sono molto cambiate, partecipo alla Messa per convinzione e sono più consapevole di ciò a cui partecipo, anche se a volte mi sfugge ancora il mistero di quel pane e quel vino trasformati e donati a noi.
ciao e grazie per tutte le riflessioni.
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Questa breve lettera pone una questione che riguarda moltissime persone: la partecipazione alla Messa dei giovani e giovanissimi - ma non solo -. Evidentemente non ho una risposta chiara ed esaustiva al "problema", ma posso provare a dire ciò che sento. Tra l'altro anch'io rientro nella categoria di coloro che per diversi anni ha abbandonato la pratica religiosa, e senza farsi troppi problemi.
E' meglio andare a Messa per convinzione o è meglio stare a casa, quando non sono pienamente coinvolto?
Io non ho dubbi sulla risposta: è meglio andarci. Perché? Perché andare è già un segno concreto di un cammino, anche se quel cammino non è ancora giunto a compimento. Scegliere l'Eucaristia, significa creare uno spazio di disponibilità a Dio; è come se gli si dicesse: "Guarda, non sono molto convinto di ciò che faccio, a guidarmi è più la volontà che il cuore, però, voglio vedere se venendoti incontro, tu ti lascerai trovare da me". E' vero che Dio può farsi trovare ovunque; è vero che può raggiungermi in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione - io stesso ne sono testimone -, ma è anche vero che è più facile trovare Dio dove Lui ha scelto di mostrarsi in maniera privilegiata (la Sua Parola, l'Eucaristia, i poveri, la comunità).
Come fare capire questo a un giovane? Credo che non sia per niente facile, altrimenti la chiesa dove vivo io sarebbe piena di giovani, e così non è, però si può provare a far loro comprendere che, nella vita ci sono momenti nei quali si deve, con pazienza e costanza, "arare, seminare, irrigare, diserbare" il proprio terreno, in attesa del raccolto, anche se non se ne ha voglia o si è stanchi. Il raccolto è proporzionato anche alla qualita del lavoro previo. Così è anche nella fede. Si va a Messa, si prega, si legge la Parola di Dio, non perché già tutto è chiaro, ma proprio perché si è consapevoli del contrario. Il "pieno" coinvolgimento nell'Eucaristia non sta all'inizio del cammino, ma durante. Chi ha il coraggio della fedeltà potrà progredire e ottenere qualcosa, gli altri dovranno sperare che prima o poi il Signore trovi una breccia nella barriera creare tra noi e Lui.
Chiaramente, un giovane, sarà tanto più incentivato a partecipare all'Eucaristia, quanto più essa riuscirà a comunicare bellezza - questo deve mettere in discussione noi sacerdoti, ma anche la comunità stessa: contribuiamo a comunicare la bellezza di Dio oppure le facciamo da schermo? -; inoltre essi dovranno percepire che l'Eucaristia lascia un segno nella vita di chi vi partecipa. La bellezza di Dio non si comunica solo con una bella celebrazione, ma soprattutto se i fedeli vengono contagiati da quella bellezza e la lasciano trasparire nelle loro esistenze.
Cosa può fare un genitore? Essere testimone credibile; consigliare e indicare la via, ma non imporla. Così, anche se un figlio abbandona la pratica religiosa, quando la vita lo farà scontrare con tutte le sue domande ineludibili, quando si ritroverà assetato di qualcosa che il mondo non potrà offrirgli, facendo memoria dell'esempio familiare, saprà dove andare a dissetarsi.
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