STRUTTURA DELLA MESSA
“Nella Messa o Cena del Signore, il popolo di Dio è chiamato a riunirsi sotto la presidenza del sacerdote, che agisce nella persona di Cristo, per celebrare il memoriale del Signore, cioè il sacrificio eucaristico. Per questa riunione della santa Chiesa vale perciò in modo eminente la promessa di Cristo: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Infatti nella celebrazione della messa, nella quale si perpetua il sacrificio della Croce, Cristo è realmente presente nell’assemblea dei fedeli riunita in suo nome, nella persona del ministro, nella Sua parola e in modo sostanziale e permanente sotto le specie eucaristiche. La Messa è costituita da due parti, la “liturgia della Parola” e la “liturgia eucaristica”; esse son così strettamente congiunte tra di loro da formare un unico atto di culto” (PNMR 7).
La celebrazione eucaristica è, quindi, un tutt’uno inscindibile, nel quale il credente, va' per incontrare il Cristo e per nutrirsi alla duplice mensa: della parola e del pane e vino. Anche visivamente è confermata la duplice mensa, con la collocazione nel presbiterio dell’ambone (mensa della parola) e dell’altare (mensa eucaristica).
- L’AMBONE
Il termine ambone si presta a diverse interpretazioni. La più comune e sicura verrebbe dal greco anabainein (salire) e designa il luogo elevato e stabile, su cui si sale; dal quale Dio nutre e sostenta il suo popolo: "non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Lo testimonia il libro di Neemia quando narra come avvenne la solenne lettura del ritrovato libro della Legge: “Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno … più in alto di tutto il popolo” (Ne 8,1).
E’ interessante notare che l’ambone era posto normalmente di fronte a quella che nel passato era la posizione delle donne; ciò è dovuto al fatto che l’annuncio della risurrezione dato dall’angelo è stato fatto per primo alle donne: “Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto” (Mt 28). Come l’angelo annunciò dalla tomba vuota la Risurrezione del Cristo, così, oggi il diacono, simbolicamente annuncia dall’ambone l’Evangelo della Risurrezione, perché si dilaghi verso il mondo la gioia dell’annuncio. Nella liturgia orientale, il diacono, durante la proclamazione dell’Evangelo, tiene sollevata la stola, che viene così a rappresentare l’ala dell’angelo.
Germano di Costantinopoli definisce l'ambone “icona del santo sepolcro: l’angelo ne rotolò via la pietra e stava lì poi ad annunciare la risurrezione del Signore alle donne mirofore (portatrici dell’olio)” (Storia ecclesiastica e mistica contemplazione).
All’ambone la parola di Dio è proclamata con solennità (proclamare da pro davanti e clamare gridare), con l’intenzione di comunicarla alla comunità radunata, perché sia ascoltata (non solamente sentita), meditata e, diventi motivo di azione: “Beato chi legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte” (Ap 1,3).
“Nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile, ben curato e opportunamente decoroso, che risponda insieme alla dignità della parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messa viene preparata la mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo. … poiché l’ambone è il luogo dal quale viene proclamata dai ministri la parola di Dio, deve essere riservato, per sua natura alle letture, al salmo responsoriale e al preconio pasquale. Si possono tuttavia proferire dall’ambone l’omelia e la preghiera dei fedeli …” (PNMR 32-33). Dall’ambone quindi si proclamano esclusivamente:
- la parola di Dio;
- l’omelia;
- la preghiera dei fedeli
- il preconio pasquale.
Ogni altro utilizzo dell’ambone è abusivo e, visto che la liturgia è il mondo dei segni, attraverso i quali Cristo continua a operare nella storia, non possiamo togliere significatività ai gesti e alle cose.
“Nella Messa o Cena del Signore, il popolo di Dio è chiamato a riunirsi sotto la presidenza del sacerdote, che agisce nella persona di Cristo, per celebrare il memoriale del Signore, cioè il sacrificio eucaristico. Per questa riunione della santa Chiesa vale perciò in modo eminente la promessa di Cristo: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Infatti nella celebrazione della messa, nella quale si perpetua il sacrificio della Croce, Cristo è realmente presente nell’assemblea dei fedeli riunita in suo nome, nella persona del ministro, nella Sua parola e in modo sostanziale e permanente sotto le specie eucaristiche. La Messa è costituita da due parti, la “liturgia della Parola” e la “liturgia eucaristica”; esse son così strettamente congiunte tra di loro da formare un unico atto di culto” (PNMR 7).
La celebrazione eucaristica è, quindi, un tutt’uno inscindibile, nel quale il credente, va' per incontrare il Cristo e per nutrirsi alla duplice mensa: della parola e del pane e vino. Anche visivamente è confermata la duplice mensa, con la collocazione nel presbiterio dell’ambone (mensa della parola) e dell’altare (mensa eucaristica).
- L’AMBONE
Il termine ambone si presta a diverse interpretazioni. La più comune e sicura verrebbe dal greco anabainein (salire) e designa il luogo elevato e stabile, su cui si sale; dal quale Dio nutre e sostenta il suo popolo: "non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Lo testimonia il libro di Neemia quando narra come avvenne la solenne lettura del ritrovato libro della Legge: “Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno … più in alto di tutto il popolo” (Ne 8,1).
E’ interessante notare che l’ambone era posto normalmente di fronte a quella che nel passato era la posizione delle donne; ciò è dovuto al fatto che l’annuncio della risurrezione dato dall’angelo è stato fatto per primo alle donne: “Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto” (Mt 28). Come l’angelo annunciò dalla tomba vuota la Risurrezione del Cristo, così, oggi il diacono, simbolicamente annuncia dall’ambone l’Evangelo della Risurrezione, perché si dilaghi verso il mondo la gioia dell’annuncio. Nella liturgia orientale, il diacono, durante la proclamazione dell’Evangelo, tiene sollevata la stola, che viene così a rappresentare l’ala dell’angelo.
Germano di Costantinopoli definisce l'ambone “icona del santo sepolcro: l’angelo ne rotolò via la pietra e stava lì poi ad annunciare la risurrezione del Signore alle donne mirofore (portatrici dell’olio)” (Storia ecclesiastica e mistica contemplazione).
All’ambone la parola di Dio è proclamata con solennità (proclamare da pro davanti e clamare gridare), con l’intenzione di comunicarla alla comunità radunata, perché sia ascoltata (non solamente sentita), meditata e, diventi motivo di azione: “Beato chi legge e coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte” (Ap 1,3).
“Nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile, ben curato e opportunamente decoroso, che risponda insieme alla dignità della parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messa viene preparata la mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo. … poiché l’ambone è il luogo dal quale viene proclamata dai ministri la parola di Dio, deve essere riservato, per sua natura alle letture, al salmo responsoriale e al preconio pasquale. Si possono tuttavia proferire dall’ambone l’omelia e la preghiera dei fedeli …” (PNMR 32-33). Dall’ambone quindi si proclamano esclusivamente:
- la parola di Dio;
- l’omelia;
- la preghiera dei fedeli
- il preconio pasquale.
Ogni altro utilizzo dell’ambone è abusivo e, visto che la liturgia è il mondo dei segni, attraverso i quali Cristo continua a operare nella storia, non possiamo togliere significatività ai gesti e alle cose.
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