Domenica scorsa san Paolo ci ha aiutati a penetrare nel mistero della Chiesa; ci ha fatti andare oltre l’apparenza per entrare in profondità; ci ha detto: “Voi siete il corpo di Cristo”. Altrove, lo stesso apostolo afferma: “Egli (Cristo) è anche il capo del corpo, che è la Chiesa” (Col 1,18). La Chiesa quindi, è come il sacramento di Cristo - il Concilio paragona la realtà visibile della Chiesa alla natura umana assunta dal Verbo di Dio (Lumen Gentium I,8) – che rende presente il Signore nella storia; per questo è assurda l’affermazione: “Cristo sì, Chiesa no”, chi rifiuta la Chiesa, rifiuta Cristo.
La Chiesa, corpo di Cristo, ha una legge fondamentale: l’agape, la carità, l’amore. L’amore è l’esatto contrario dell’egoismo; l’egoista dice sempre “io”, guarda sempre e prima di tutto a sé, chi ama, invece, dice “tu”, guarda al bene dell’altro oltre che al proprio. La Chiesa deve amare e questo le è possibile se i cristiani amano. Per far questo, non basta fare cose buone, dice Paolo, se queste celano l’amore di sé: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. … E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa … E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,1-6;16).
La Chiesa (tutti noi) deve, per sua vocazione, continuare a fare ciò che Gesù ha fatto, cioè, accogliere l’uomo, ferito dai colpi della vita, e curarlo – è indiscutibile che in questi 2000 anni la Chiesa ha adempiuto con fedeltà a questo mandato; anche i più rigorosi oppositori lo riconoscono -; la Chiesa deve essere l’incarnazione del “Buon Samaritano”, che non si limita a guardare per poi andare oltre, ma si ferma, si china sul ferito e dà una risposta concreta. Questo ci chiede Gesù in ogni Eucaristia: “Fate questo in memoria di me”, donatevi!
La Chiesa (tutti noi) deve anche continuare ad annunciare l’Evangelo, la bella e buona notizia, di cui ogni uomo, anche se inconsapevole, ha estremo bisogno. Anche Gesù, quando lo cercarono perché faceva miracoli di guarigione disse: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Lc 4,42).
La Chiesa (tutti noi) deve agire e deve parlare, perché ha un ruolo profetico, perché deve portare all’essere umano la parola che Dio annuncia. Essa deve essere come la sentinella che consente alla città di dormire tranquilla, perché c’è qualcuno che veglia per individuare il pericolo e il nemico: “Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: “Tu morirai!”, e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio ed egli non si converte dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato. » (Ez 3,16ss). Alla Chiesa sono riferibili le parole di Dio a Geremia: “di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro … Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,17-19).
La Chiesa, se vuole essere di Cristo non può venire meno a questo mandato e, non può stupirsi, perché, se è il Cristo nella storia, sempre troverà chi, sdegnato, vorrà “portarla fin sul ciglio del monte della città per farla precipitare”, come hanno fatto con il Signore. Lui stesso ha detto: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18s). La Chiesa deve accettare che valga anche per essa l’antico detto: “Nessun profeta è ben accetto in patria”.
Quando va bene, il demonio si limita alle tentazioni, come avvenne a Gesù nel deserto; invece di un attacco diretto e violento, tenta di blandire la Chiesa con delle “carezze” velenose che, però, hanno lo stesso scopo, impedirLe di agire ed essere strumento di liberazione e salvezza per gli uomini. Per poter resistere alle tentazioni, la Chiesa deve essere profondamente unita a Cristo, deve lasciare che nelle proprie “vene” circoli il suo “sangue”.
La Chiesa, corpo di Cristo, ha una legge fondamentale: l’agape, la carità, l’amore. L’amore è l’esatto contrario dell’egoismo; l’egoista dice sempre “io”, guarda sempre e prima di tutto a sé, chi ama, invece, dice “tu”, guarda al bene dell’altro oltre che al proprio. La Chiesa deve amare e questo le è possibile se i cristiani amano. Per far questo, non basta fare cose buone, dice Paolo, se queste celano l’amore di sé: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. … E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa … E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,1-6;16).
La Chiesa (tutti noi) deve, per sua vocazione, continuare a fare ciò che Gesù ha fatto, cioè, accogliere l’uomo, ferito dai colpi della vita, e curarlo – è indiscutibile che in questi 2000 anni la Chiesa ha adempiuto con fedeltà a questo mandato; anche i più rigorosi oppositori lo riconoscono -; la Chiesa deve essere l’incarnazione del “Buon Samaritano”, che non si limita a guardare per poi andare oltre, ma si ferma, si china sul ferito e dà una risposta concreta. Questo ci chiede Gesù in ogni Eucaristia: “Fate questo in memoria di me”, donatevi!
La Chiesa (tutti noi) deve anche continuare ad annunciare l’Evangelo, la bella e buona notizia, di cui ogni uomo, anche se inconsapevole, ha estremo bisogno. Anche Gesù, quando lo cercarono perché faceva miracoli di guarigione disse: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Lc 4,42).
La Chiesa (tutti noi) deve agire e deve parlare, perché ha un ruolo profetico, perché deve portare all’essere umano la parola che Dio annuncia. Essa deve essere come la sentinella che consente alla città di dormire tranquilla, perché c’è qualcuno che veglia per individuare il pericolo e il nemico: “Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: “Tu morirai!”, e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio ed egli non si converte dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato. » (Ez 3,16ss). Alla Chiesa sono riferibili le parole di Dio a Geremia: “di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro … Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,17-19).
La Chiesa, se vuole essere di Cristo non può venire meno a questo mandato e, non può stupirsi, perché, se è il Cristo nella storia, sempre troverà chi, sdegnato, vorrà “portarla fin sul ciglio del monte della città per farla precipitare”, come hanno fatto con il Signore. Lui stesso ha detto: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18s). La Chiesa deve accettare che valga anche per essa l’antico detto: “Nessun profeta è ben accetto in patria”.
Quando va bene, il demonio si limita alle tentazioni, come avvenne a Gesù nel deserto; invece di un attacco diretto e violento, tenta di blandire la Chiesa con delle “carezze” velenose che, però, hanno lo stesso scopo, impedirLe di agire ed essere strumento di liberazione e salvezza per gli uomini. Per poter resistere alle tentazioni, la Chiesa deve essere profondamente unita a Cristo, deve lasciare che nelle proprie “vene” circoli il suo “sangue”.
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