Nel Vangelo di Gv viene raccontato un incontro tra Gesù e alcuni suoi discepoli, a un certo punto il Signore dichiara: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto» (Gv 14,6s); a quel punto Filippo chiede: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù allora gli risponde: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,8).
Gesù afferma anche questo: “Le parole che io dico, non le dico da me stesso, ma il Padre che rimane in me, compie le sue opere” (Gv 14,10); “In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo” (Gv 5,19).
Il Signore Gesù fa e dice ciò che sente e vede fare dal Padre (infatti: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio”), per questo Egli,e nessun altro, ci mostra il vero volto di Dio. Chi vuole conoscere Dio in pienezza, deve rivolgersi a Cristo. Lui è il volto di Dio rivolto verso la storia.
Il Verbo di Dio si è incarnato, se così possiamo dire, due volte:
1. quando è nato da Maria, vergine di Nazareth, durante l’impero di Cesare Augusto, quando Erode il Grande era re di Giudea e Ponzio Pilato governatore romano;
2. quando, dal suo costato squarciato sulla croce, scaturirono sangue e acqua. Come dalla costola di Adamo fu formata Eva, così dal costato di Gesù è nata la Chiesa, simboleggiata dai sacramenti del battesimo e dell’Eucaristia.
La Chiesa è oggi il corpo di Cristo, incarnato nella storia. Chi vede la Chiesa, deve poter riconoscere Cristo.
Quale vocazione straordinaria e quale responsabilità abbiamo!
In questo corpo, tutti i battezzati hanno un ruolo affidatogli da Dio: “Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi … Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto” (1Co 12,13;18). Il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen Gentium, afferma che la Chiesa, cioè il popolo di Dio, è formato da tre gruppi: clero, consacrati e laici. Ecco tutti costoro hanno in comune il Battesimo, tutti hanno la stessa dignità davanti a Dio, ma non tutti hanno lo stesso ministero nella Chiesa e nella storia.
Nessuno può dire la Chiesa è del clero, al massimo dei consacrati, quindi, non mi riguarda; loro sono gli attori, noi siamo gli spettatori; tutt’al più possiamo lamentarci quando gli “attori” non compiono bene il loro dovere. Su questo san Paolo è chiaro: "se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo” (12, 16).
Nessuno può dire: la Chiesa è roba nostra, voi state buoni e guardate in silenzio: “Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi» (12,21).
Ognuno ha un proprio ruolo, all’interno del corpo e nessuno può appropriarsi del ministero altrui: se i sacerdoti si comportano come i laici o se i laici pretendono di fare ciò che Gesù ha affidato al clero, non può che risultarne un danno. Tutti però abbiamo la vocazione a rendere presente Gesù Cristo e il suo Vangelo. La Chiese è arrichità dalla complementarietà e non vuole essere appiattita nel "tutti devono fare la stessa cosa".
Dobbiamo chiedere al Signore che cosa vuole da ognuno di noi, perché, se ciascuno, personalmente, si lascia plasmare da Dio, come l’argilla dal vasaio, la Chiesa compie la sua missione. Se questo non avviene, la Chiesa non può che mostrare un volto rugoso e un corpo storpiato.
E’ troppo semplice che i laici incolpino il clero e il clero i laici. La responsabilità, se il volto di Cristo non è evidente nella storia, è trasversale, cioè di alcuni chierici, consacrati e laici, che non vogliono lasciar trasparire dalla loro vita Gesù. E’ altrettanto vero che, la Chiesa ha superato le grandi difficoltà della storia è ha portato Cristo in ogni tempo e in ogni luogo, grazie a moltissimi chierici, consacrati e laici, che hanno voluto e saputo lasciar crescere Cristo in sé.
Se la Chiesa è il corpo di Cristo, la Chiesa non può essere autonoma da Cristo; non è un’altra cosa rispetto a Lui, per cui non può dire e non può fare ciò che Cristo non la autorizza a dire e a fare, anche se questo la rende accusabile di antimodernità. La Chiesa non deve essere moderna, ma il Cristo che continua ad “annunziare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi”.
Il grande scrittore Bernanos fa dire a uno dei suoi personaggi: “La Chiesa è stata incaricata dal buon Dio di mantenere nel mondo lo spirito dell’infanzia, l’ingenuità, la freschezza … Avrei il diritto a passeggiare vestito come la regina di Saba, perché porto la gioia. Ve la darei per niente se me la domandaste. La Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte di gioia riservata a questo triste mondo. Quel che avete fatto contro di essa, l’avete fatto contro la gioia” (Bernanos, Diario di un curato di campagna; Ed. Club degli Editori, p, 20).
Gesù afferma anche questo: “Le parole che io dico, non le dico da me stesso, ma il Padre che rimane in me, compie le sue opere” (Gv 14,10); “In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo” (Gv 5,19).
Il Signore Gesù fa e dice ciò che sente e vede fare dal Padre (infatti: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio”), per questo Egli,e nessun altro, ci mostra il vero volto di Dio. Chi vuole conoscere Dio in pienezza, deve rivolgersi a Cristo. Lui è il volto di Dio rivolto verso la storia.
Il Verbo di Dio si è incarnato, se così possiamo dire, due volte:
1. quando è nato da Maria, vergine di Nazareth, durante l’impero di Cesare Augusto, quando Erode il Grande era re di Giudea e Ponzio Pilato governatore romano;
2. quando, dal suo costato squarciato sulla croce, scaturirono sangue e acqua. Come dalla costola di Adamo fu formata Eva, così dal costato di Gesù è nata la Chiesa, simboleggiata dai sacramenti del battesimo e dell’Eucaristia.
La Chiesa è oggi il corpo di Cristo, incarnato nella storia. Chi vede la Chiesa, deve poter riconoscere Cristo.
Quale vocazione straordinaria e quale responsabilità abbiamo!
In questo corpo, tutti i battezzati hanno un ruolo affidatogli da Dio: “Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi … Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto” (1Co 12,13;18). Il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen Gentium, afferma che la Chiesa, cioè il popolo di Dio, è formato da tre gruppi: clero, consacrati e laici. Ecco tutti costoro hanno in comune il Battesimo, tutti hanno la stessa dignità davanti a Dio, ma non tutti hanno lo stesso ministero nella Chiesa e nella storia.
Nessuno può dire la Chiesa è del clero, al massimo dei consacrati, quindi, non mi riguarda; loro sono gli attori, noi siamo gli spettatori; tutt’al più possiamo lamentarci quando gli “attori” non compiono bene il loro dovere. Su questo san Paolo è chiaro: "se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo” (12, 16).
Nessuno può dire: la Chiesa è roba nostra, voi state buoni e guardate in silenzio: “Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi» (12,21).
Ognuno ha un proprio ruolo, all’interno del corpo e nessuno può appropriarsi del ministero altrui: se i sacerdoti si comportano come i laici o se i laici pretendono di fare ciò che Gesù ha affidato al clero, non può che risultarne un danno. Tutti però abbiamo la vocazione a rendere presente Gesù Cristo e il suo Vangelo. La Chiese è arrichità dalla complementarietà e non vuole essere appiattita nel "tutti devono fare la stessa cosa".
Dobbiamo chiedere al Signore che cosa vuole da ognuno di noi, perché, se ciascuno, personalmente, si lascia plasmare da Dio, come l’argilla dal vasaio, la Chiesa compie la sua missione. Se questo non avviene, la Chiesa non può che mostrare un volto rugoso e un corpo storpiato.
E’ troppo semplice che i laici incolpino il clero e il clero i laici. La responsabilità, se il volto di Cristo non è evidente nella storia, è trasversale, cioè di alcuni chierici, consacrati e laici, che non vogliono lasciar trasparire dalla loro vita Gesù. E’ altrettanto vero che, la Chiesa ha superato le grandi difficoltà della storia è ha portato Cristo in ogni tempo e in ogni luogo, grazie a moltissimi chierici, consacrati e laici, che hanno voluto e saputo lasciar crescere Cristo in sé.
Se la Chiesa è il corpo di Cristo, la Chiesa non può essere autonoma da Cristo; non è un’altra cosa rispetto a Lui, per cui non può dire e non può fare ciò che Cristo non la autorizza a dire e a fare, anche se questo la rende accusabile di antimodernità. La Chiesa non deve essere moderna, ma il Cristo che continua ad “annunziare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi”.
Il grande scrittore Bernanos fa dire a uno dei suoi personaggi: “La Chiesa è stata incaricata dal buon Dio di mantenere nel mondo lo spirito dell’infanzia, l’ingenuità, la freschezza … Avrei il diritto a passeggiare vestito come la regina di Saba, perché porto la gioia. Ve la darei per niente se me la domandaste. La Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte di gioia riservata a questo triste mondo. Quel che avete fatto contro di essa, l’avete fatto contro la gioia” (Bernanos, Diario di un curato di campagna; Ed. Club degli Editori, p, 20).
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