Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 7 febbraio 2010

TI FARO' PESCATORE DI UOMINI


V Domenica del Tempo Ordinario



Continuiamo il nostro cammino di comprensione del mistero della Chiesa, che ci accompagna oramai da tre domeniche.

Oggi il Vangelo ci offre un episodio che dobbiamo leggere al di là del suo significato più immediato. Credo che non possiamo limitarcia guardare stupiti il fatto di una pesca tanto abbondante dopo una notte trascorsa inutilmente. La chiave di lettura del brano ce la danno le parole di Gesù a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomin (Lc 5,10). Noi vediamo con gli occhi una barca, dei pescatori, dei pesci, ma Gesù ci vuole mostrare qualcos’altro.

Premetto che, in quel momento storico, nel quale si sono svolti i fatti, la Chiesa non era ancora presente, infatti, essa è nata quando Gesù è morto; fino al momento della croce non possiamo parlare di Chiesa, bensì di discepoli e discepolato. La Chiesa nasce e si sviluppa solo quando il corpo di carne di Gesù muore e risorge.

Guardiamo allora alla barca di Pietro, per capire qualcosa di più della Chiesa.

- Quella barca innanzitutto è il luogo scelto da Gesù per insegnare, cioè per donare agli uomini la parola di Dio: “E’ necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio (Lc 4,43). E’ la parola che mostra il progetto di Dio sull’uomo e sull’umanità; quella parola che vuole essere “lampada per i passi” degli esseri umani e che può diventare più “dolce del miele e di un favo stillante”, che “produce frutto a suo tempo” in chi la ascolta, anche se, è “più tagliente di ogni spada a doppio taglio; (perché) essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”.

- Su quella barca c’è Pietro e altri non ben definiti – non si capisce se Giacomo e Giovanni sono sulla barca con lui o sull’altra -. Preziosissime sono le parole del pescatore, - che diventerà poi apostolo (inviato) -: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5). E’ come se dicesse: “Ci chiedi di fare qualcosa di non molto sensato, ma ci fidiamo di te, per questo lo faremo”. Quella barca, allora, è diventato un luogo di fiducia.

- Pietro, addolorato, forse per la propria iniziale titubanza, si getta ai piedi di Gesù; si sente indegno anche solo di stare vicino a quell’uomo tanto particolare: “Allontanati da me, perché sono un peccatore” (5,8).

- Coloro che sono su quella barca, dopo avere obbedito all’invito di Gesù e, avendo Gesù con loro, fanno una pesca incredibilmente abbondante: “Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. … Riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare” (5,6s).

- Su quella barca Gesù annuncia a Simone: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini” (5,10).

Soprattutto nell’antichità, l’architettura sacra era una manifestazione visibile della fede, chi entrava in una chiesa percepiva la fede di chi l’aveva costruita. Gli edifici sacri erano rivolti verso Oriente, per questo i sacerdoti celebravano l’Eucaristia dando le spalle al popolo – sacerdote e assemblea erano rivolti insieme verso il Cristo, Sole che sorge -; così, come un battello (navata, dal latino navis), la chiesa sembrava fluttuare facendo rotta verso Oriente.

Il nostro sguardo non deve fermarsi alle chiese in muratura, ma deve puntare sulla Chiesa Corpo di Cristo, paragonabile a una barca che si muove verso Dio. Di quella barca-nave possiamo conoscere qualcosa rileggendo il Vangelo odierno. Innanzitutto, Essa deve avere al suo interno Gesù Cristo; Egli non può essere un accessorio; la Chiesa deve lasciarsi guidare da Cristo e da nessun altro. Non possono esserci due voci sullo stesso piano.

Per questo la Chiesa deve farsi ascoltatrice e portavoce fedele della parola di Gesù; non è legittimata ad annunciare altro. Essa deve solamente incarnare e rendere comprensibile quella parola pronunciata due millenni fa, ma detta per tutti gli uomini di tutti i tempi. La Chiesa è serva della Parola, non padrona.

La Chiesa deve essere il luogo della fiducia – la fede non è altro che questo -; deve fidarsi della parola del Signore, anche quando sembra essere dura, difficile e fuori dalla storia. Simone ci ha mostrato cos’è la fiducia: “Sulla tua parola getterò le reti …”, è rinunciare a un’autonomia assoluta nelle scelte concrete della vita.

La Chiesa è anche la casa di coloro che sono consapevoli di essere tutt’altro che perfetti; che sanno di essere fragili e peccatori, ma proprio per questo bisognosi dell’aiuto di Dio, di colui che rende possibile, anche ciò che all’uomo da solo è impossibile.

La Chiesa è la barca dalla quale si pescano gli uomini, non per tirarli fuori dal loro ambiente naturale e farli morire soffocati, così come si fa quando si pescano i pesci, ma per portarli fuori da quello che, nel linguaggio biblico, è l’immagine del male: il mare. Il mare per l’antico vicino Oriente è stato prima di tutto e sopra tutto un grandioso simbolo negativo: “Se noi ci immergiamo in mare come in una specie di grembo sereno, l’uomo biblico vi penetra con terrore, sentendolo come il sudario della morte” (Gianfranco Ravasi, Il mare e la Bibbia). La Chiesa è un luogo di salvezza.

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