Qualcuno si spinge a collegare la terribile piaga della pedofilia, con il fatto che i sacerdoti sono celibi. La risposta al problema starebbe quindi nel concedere ai sacerdoti di potersi sposare.
Io credo che, a un problema così grave e vero, si debba dare una risposta adeguata e non limitarsi a discorsi demagogici. Che pedofilia e celibato non siano collegati lo dimostra il fatto che la maggior parte delle violenze ai bambini, purtropo, avviene all'interno delle mura domestiche, dove vi sono persone sposate. La pedofilia è una deviazione dell'umanità del singolo che le circostanze possono accentuare, ma non far nascere, quindi o la si affronta nel modo giusto oppure, si trasferirà con la persona, ovunque andrà. Se permettiamo a un sacerdote pedofilo di sposarsi, rimarrà semplicemente un sacerdote pedofilo sposato e non un uomo risanato.
Il celibato, al quale liberamente aderisce chi intende accogliere la vocazione che viene dal Signore, è un preziosissimo mezzo per essere più liberi di amare. Essere celibi, significa scegliere di non appartenere che a Dio e al suo popolo. Gesù, quando gli chiesero a proposito del ripudio della moglie, disse: "Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca" (Mt 19,11ss). Non tutti capiscono, perché le cose di Dio può comprenderle solo la persona che si lascia condurre dallo Spirito di Dio: "l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito" (1Cor 2,14). Il celibato per il Regno non è semplice da vivere, ma è estremamente bello, perché rappresenta quei beni che è disposto a vendere chi ha trovato la perla preziosa o il tesoro nel campo. Senza aver trovato il tesoro e la perla - che è la bellezza di Gesù Cristo -, probabilmente non è possibile viverlo.
Se dei sacerdoti - sempre troppi, anche se una piccolissima minoranza - tradiscono la loro vocazione violando una creatura fragile, non è perché sono celibi, ma perché hanno qualcosa di grave e irrisolto in sé.
La risposta quindi alla piaga della pedofilia, non sta nel permettere ai sacerdoti di sposarsi, quanto nel cercare di curare al massimo la formazione e la selezione nei seminari e nelle case religiose, per evitare il più possibile che riesca ad andare avanti chi ha problemi di questo tipo e voglia approfittare di un ruolo che faciliterebbe l'esercizio della violenza. Non basta però neanche questo, è necessario che ogni sacerdote e religioso, curi incessantemente la propria formazione umana oltre che cristiana e non si consenta di non curare la sua relazione con Dio. Un sacerdote che non curi questo, si espone a qualsiasi tipo di rischio.
I fedeli devono pretendere dal proprio pastore che faccia il pastore e che non interrompa mai, per quanto gli è possibile, il rapporto intimo con la fonte della Vita che è Gesù Cristo. Pretendiamo dai nostri pastori che preghino, che si nutrano della Parola di Dio, che si confessino, dopo gli potremo chiedere che si occupino di tutto il resto. Ora invece gli chiediamo che si occupino di tutto, che ci diano di tutto, ma Cristo?
Un pozzo che non ha un collegamento con la sorgente, prima o poi si inaridirà.
Chiudo ringraziando il Signore per aver messo alla guida della Chiesa il papa Benedetto, un uomo che non segue la strada facile della demagogia, ma che cerca di andare alla radice dei problemi. Lodo il Signore perché egli ha avuto il coraggio - quanto sta pagando ora - di non tacere, di chiedere perdono; ringrazio papa Benedetto perché si lascia "lapidare", proprio da coloro che mai sono stati capaci di riconoscere il loro male e di chiederne perdono.
Lodo il Signore perché mi ha voluto cattolico e francescano-sacerdote: sono orgoglioso di appartenere alla comunità di Cristo, che sa chiedere perdono, sa pagare le conseguenze del proprio peccato, ma non rinuncia alla parola della misericordia. In un mondo che sa solo condannare, la Chiesa vuole curare. A volte sbaglia? Certo, perché, come afferma la sapienza popolare: "chi non fa, non falla".
Io credo che, a un problema così grave e vero, si debba dare una risposta adeguata e non limitarsi a discorsi demagogici. Che pedofilia e celibato non siano collegati lo dimostra il fatto che la maggior parte delle violenze ai bambini, purtropo, avviene all'interno delle mura domestiche, dove vi sono persone sposate. La pedofilia è una deviazione dell'umanità del singolo che le circostanze possono accentuare, ma non far nascere, quindi o la si affronta nel modo giusto oppure, si trasferirà con la persona, ovunque andrà. Se permettiamo a un sacerdote pedofilo di sposarsi, rimarrà semplicemente un sacerdote pedofilo sposato e non un uomo risanato.
Il celibato, al quale liberamente aderisce chi intende accogliere la vocazione che viene dal Signore, è un preziosissimo mezzo per essere più liberi di amare. Essere celibi, significa scegliere di non appartenere che a Dio e al suo popolo. Gesù, quando gli chiesero a proposito del ripudio della moglie, disse: "Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca" (Mt 19,11ss). Non tutti capiscono, perché le cose di Dio può comprenderle solo la persona che si lascia condurre dallo Spirito di Dio: "l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito" (1Cor 2,14). Il celibato per il Regno non è semplice da vivere, ma è estremamente bello, perché rappresenta quei beni che è disposto a vendere chi ha trovato la perla preziosa o il tesoro nel campo. Senza aver trovato il tesoro e la perla - che è la bellezza di Gesù Cristo -, probabilmente non è possibile viverlo.
Se dei sacerdoti - sempre troppi, anche se una piccolissima minoranza - tradiscono la loro vocazione violando una creatura fragile, non è perché sono celibi, ma perché hanno qualcosa di grave e irrisolto in sé.
La risposta quindi alla piaga della pedofilia, non sta nel permettere ai sacerdoti di sposarsi, quanto nel cercare di curare al massimo la formazione e la selezione nei seminari e nelle case religiose, per evitare il più possibile che riesca ad andare avanti chi ha problemi di questo tipo e voglia approfittare di un ruolo che faciliterebbe l'esercizio della violenza. Non basta però neanche questo, è necessario che ogni sacerdote e religioso, curi incessantemente la propria formazione umana oltre che cristiana e non si consenta di non curare la sua relazione con Dio. Un sacerdote che non curi questo, si espone a qualsiasi tipo di rischio.
I fedeli devono pretendere dal proprio pastore che faccia il pastore e che non interrompa mai, per quanto gli è possibile, il rapporto intimo con la fonte della Vita che è Gesù Cristo. Pretendiamo dai nostri pastori che preghino, che si nutrano della Parola di Dio, che si confessino, dopo gli potremo chiedere che si occupino di tutto il resto. Ora invece gli chiediamo che si occupino di tutto, che ci diano di tutto, ma Cristo?
Un pozzo che non ha un collegamento con la sorgente, prima o poi si inaridirà.
Chiudo ringraziando il Signore per aver messo alla guida della Chiesa il papa Benedetto, un uomo che non segue la strada facile della demagogia, ma che cerca di andare alla radice dei problemi. Lodo il Signore perché egli ha avuto il coraggio - quanto sta pagando ora - di non tacere, di chiedere perdono; ringrazio papa Benedetto perché si lascia "lapidare", proprio da coloro che mai sono stati capaci di riconoscere il loro male e di chiederne perdono.
Lodo il Signore perché mi ha voluto cattolico e francescano-sacerdote: sono orgoglioso di appartenere alla comunità di Cristo, che sa chiedere perdono, sa pagare le conseguenze del proprio peccato, ma non rinuncia alla parola della misericordia. In un mondo che sa solo condannare, la Chiesa vuole curare. A volte sbaglia? Certo, perché, come afferma la sapienza popolare: "chi non fa, non falla".
Nessun commento:
Posta un commento