Luca nel suo Vangelo scrive: “tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto” (Lc 23,48). Quando partecipiamo a questa celebrazione del Venerdì Santo, rischiamo di partire da casa con l’atteggiamento, anche se inconsapevole, della folla evangelica: desiderando di vedere uno spettacolo, cioè di partecipare a qualcosa che colpisca la nostra emotività e versare eventualmente qualche lacrima. Non basta. Noi siamo qui affinché ciò a cui partecipiamo ci faccia ritornare a casa battendoci il petto. Questo gesto che, anche a noi è tanto comune, sta a dire che quelle persone sono state colpite nel profondo, hanno capito che qualcosa di grande è avvenuto su quella croce. L’emozione, purtroppo, è fugace, come viene, passa, la consapevolezza manifestata dal battersi il petto, rimane e produce scelte.
Il Venerdì Santo noi facciamo memoria di una morte che produce vita. Solo Gv ci racconta che “venuti da Gesù non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con un colpo di lancia e ne uscì subito sangue e acqua” (Gv 19,33s). Scrive Ambrogio: “Mosè mi ha insegnato che, dopo aver creato l`uomo, Dio fece pure la donna: … prese una costola dal suo fianco e riempì il vuoto con la carne di lui. E il Signore Dio plasmò in donna la costola che aveva tolta ad Adamo (Gen 2,21-22) ... E quando il soldato apri il costato del Signore, subito ne uscì sangue e acqua (Gv 19,34), che furono sparsi per la vita del mondo. Questa vita del mondo, è la costola di Cristo, è la costola del secondo Adamo. …. L`ultimo Adamo è Cristo e la costola di Cristo è la vita della Chiesa. Noi siamo quindi membra del suo corpo, formati dalla sua carne e dalle sue ossa (Ef 5,30). … Questa è la costola uscita dal Cristo, senza togliere nulla al suo corpo … Tale costola è Eva, madre di tutti i viventi... E la madre dei viventi è la Chiesa, che Dio ha edificato sulla pietra angolare che è Cristo Gesù, su cui tutto l`edificio ben strutturato si innalza in tempio. Venga dunque Iddio, plasmi la donna: Eva come aiuto ad Adamo, la Chiesa invece come aiuto a Cristo” (Ambrogio, Commento al vangelo di san Luca, 2,85-88).
Gesù Cristo muore e si rende presente nella Chiesa. Oggi nasce la Chiesa, che è Cristo nella storia, per questo va amata, curata e custodita. Davanti alla Chiesa dobbiamo metterci non come spettatori esterni, ma come coloro che vedono in profondità il suo mistero e si battono il petto, perché consapevoli di non fare mai abbastanza per renderla splendente davanti agli uomini.
Il Venerdì Santo noi facciamo memoria di una morte che produce vita. Solo Gv ci racconta che “venuti da Gesù non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con un colpo di lancia e ne uscì subito sangue e acqua” (Gv 19,33s). Scrive Ambrogio: “Mosè mi ha insegnato che, dopo aver creato l`uomo, Dio fece pure la donna: … prese una costola dal suo fianco e riempì il vuoto con la carne di lui. E il Signore Dio plasmò in donna la costola che aveva tolta ad Adamo (Gen 2,21-22) ... E quando il soldato apri il costato del Signore, subito ne uscì sangue e acqua (Gv 19,34), che furono sparsi per la vita del mondo. Questa vita del mondo, è la costola di Cristo, è la costola del secondo Adamo. …. L`ultimo Adamo è Cristo e la costola di Cristo è la vita della Chiesa. Noi siamo quindi membra del suo corpo, formati dalla sua carne e dalle sue ossa (Ef 5,30). … Questa è la costola uscita dal Cristo, senza togliere nulla al suo corpo … Tale costola è Eva, madre di tutti i viventi... E la madre dei viventi è la Chiesa, che Dio ha edificato sulla pietra angolare che è Cristo Gesù, su cui tutto l`edificio ben strutturato si innalza in tempio. Venga dunque Iddio, plasmi la donna: Eva come aiuto ad Adamo, la Chiesa invece come aiuto a Cristo” (Ambrogio, Commento al vangelo di san Luca, 2,85-88).
Gesù Cristo muore e si rende presente nella Chiesa. Oggi nasce la Chiesa, che è Cristo nella storia, per questo va amata, curata e custodita. Davanti alla Chiesa dobbiamo metterci non come spettatori esterni, ma come coloro che vedono in profondità il suo mistero e si battono il petto, perché consapevoli di non fare mai abbastanza per renderla splendente davanti agli uomini.
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