Innanzitutto è un processo permanente, anche se può avere un forte momento d’inizio. Siamo a conoscenza di diverse vicende di questo genere:
- Ignazio di Loyola: una lunga malattia
- Rosanna Garofalo: la malattia e la morte della figlia
- Francesco d’Assisi: la guerra e poi l’incontro con un lebbroso
- Jacques Fesch: il carcere
- André Frossard: entrare per caso in una chiesa dove era esposto il Santissimo.
Ogni battezzato, che voglia vivere come tale, deve scegliere di percorrere le strade indicate da Dio stesso e che, lentamente, ma inesorabilmente, lo conducono alla presa di coscienza del proprio peccato e alla scelta di mettersi nuovamente dietro al Signore. Quali sono queste strade? Sono quelle che Lc nel libro degli At definisce come “assiduità” della comunità cristiana primitiva: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42). Quindi la via maestra è costituita da:
1. l’insegnamento degli Apostoli che ha due manifestazioni: la Scrittura e il Magistero del Papa e dei Vescovi
2. la comunione: condivisione dell’esistenza tra i membri della Chiesa
3. lo spezzare il pace: l’Eucaristia
4. la preghiera
Se si percorrono seriamente queste vie, è inevitabile prendere coscienza di sé e della propria vita e, quindi, nasce il desiderio o meglio ancora, l’esigenza, di cambiare.
Facciamo un esempio concreto, se si entra in una stanza con le imposte chiuse e la luce spenta, non ci si può rendere realmente conto come è messa, se c’è in ordine e pulito. Dato il progressivo adattamento della vista, ci si può illudere che tutto sia a posto. Basta però accendere la luce o aprire le imposte e allora inevitabilmente si svela la realtà.
Perché le “assiduità” hanno la capacità di farci prendere coscienza di ciò che realmente siamo?
- La Parola di Dio: Perché “Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).
- La vita ecclesiale: Perché la vita insieme, fa si che gli altri ci guardino e noi guardiamo gli altri. Questo consente di aiutarci reciprocamente con la correzione fraterna, che è la comunicazione, nel più delicato possibile dei modi, di ciò che appare come non conforme al Vangelo. La correzione fraterna è una via affidataci dal Signore per curarci a vicenda: “Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te” (Ez 3,18).
- L'Eucaristia: perché Essa è il luogo dell'ascolto della Parola e perché scegliere di cibarsi del corpo e sangue del Signore, significa accettare di diventare ciò che mangiamo.
- La preghiera: perché se è tale – “Ogni contatto con Dio è preghiera, ma non ogni preghiera è contatto con Dio” -, è incontro con Dio e, come dicevano gli antichi: “Chi vede Dio non può restare in vita”. Se il Signore ci tocca, ci guarda, ci parla, inevitabilmente qualcosa muore per rinascere qualcos’altro.
Per queste ragioni sono molto preoccupato per la crisi del sacramento della Riconciliazione, perché esso è solo la punta dell’iceberg; il problema molto serio è alla fonte. A essere in seria crisi sono le assiduità e, di conseguenza, i frutti sono proporzionati.
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