Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 1 luglio 2010

Nessuno chiede perdono ai cristiani per le violenze inferte

Brani salienti della lettera collettiva dell'episcopato spagnolo ai vescovi di tutto il mondo (1 luglio 1937).

"Questo documento non sarà la dimostrazione di una tesi, ma una semplice esposizione, a grandi linee, dei fatti che caratterizzano la nostra guerra e le danno una fisionomia storica. La guerra di Spagna è il prodotto di una lotta tra ideologie inconciliabili; nelle sue stesse origini si trovano coinvolte gravissime questioni di ordine morale e giuridico, religioso e storico (n. 2).
"Prima di tutto risulta, prima ancora che la guerra potesse prevedersi, che l'Episcopato spagnolo, fin dal 1931, ha dato esempi di prudenza apostolica e civica. Appoggiandosi alla tradizione della Chiesa e seguendo le norme della Santa Sede, si è posta risolutamente al lato dei poteri costituiti, con i quali si sforzò di collaborare per il bene comune. E pensare che le ripetute aggressioni a persone, cose e diritti della Chiesa, non interruppe il suo proposito di non alterare il regime di concordia stabilito già da tempo passato (n. 3).
"Furono i legislatori del 1931 che si impegnarono nell'invertire bruscamente il cammino della nostra storia in una direzione del tutto contrario alla natura ed esigenze dello spirito nazionale, e del tutto opposto al sentimento religioso predominante nel paese. La Costituzione e le leggi laiche furono un attacco violento e continuo allo spirito nazionale.
"L'autorità, in molteplici e gravi occasioni, delegò al popolo i suoi poteri. Gli incendi delle chiese di Madrid e province nel maggio del 1931, le rivolte dell'ottobre del 1934, specialmente nella Catalogna e nelle Asturie, dove regnò l'anarchia per due settimane; il periodo turbolento che va dal febbraio al luglio del 1936, durante il quale furono distrutte o profanate 411 chiese e si commisero circa 3.000 gravi attentati di carattere politico e sociale, presagivano la distruzione totale della pubblica autorità, che si vide sostituirsi con frequenza alla forza di poteri occulti che mediavano le sue funzioni.
"Il 27 febbraio 1936, in seguito al trionfo del Fronte Popolare, il Komintern russo decretava la rivoluzione spagnola e la finanziava con quantità esorbitante. Il 16 maggio nella Casa del Popolo di Valenza rappresentanti dell'U.R.S.S. con delegati spagnoli della III Internazionale, decidendo, nel n. 9 dei suoi accordi: 'Incaricare una delle radio di Madrid, chiamata col n. 25, aiutata da agenti di polizia in attivo, per la eliminazione dei personaggi politici e militari destinati a giocare un ruolo importante nella controrivoluzione'. Intanto da Madrid, fino ai paesetti più remoti, le milizie rivoluzionarie apprendevano l'istruzione militare e si armavano abbondantemente, fino al punto che, all'inizio della guerra, contavano 150.000 soldati di assalto e 100.000 di resistenza.
"Senza Dio, che deve stare al fondamento e alla sommità della vita sociale; senza autorità, alla quale nessuno può sostituirsi nell'esercizio delle sue funzioni; con la forza materiale a servizio dei senza-Dio né coscienza, maneggiati da agenti validi dell'ordine internazionale, la Spagna doveva essere trascinata verso l'anarchia. Ciò che la rivoluzione marxista ha prodotto nel suo corso iniziale, è venuto ad approdare nelle regioni spagnole.
"Desideriamo rispondere a una rivista straniera circa il fatto dei sacerdoti assassinati. Si riferisce alla possibilità che, se non ci fosse stato 'el alzamiento', non sarebbe stata alterata la pace pubblica: 'Se Franco non si fosse mosso - leggiamo - i centinaia o migliaia di sacerdoti che sono stati assassinati sarebbero ancora in vita e avrebbero continuato a realizzare nelle anime l'opera di Dio'. Non possiamo sottoscrivere questa affermazione, testimoni come siamo della situazione della Spagna allo scoppiare del conflitto. La verità è il contrario; poiché è cosa documentalmente provata che nel minuzioso progetto della rivoluzione marxista che si stava gestendo e che sarebbe scoppiata in tutto il paese se in gran parte di esso non lo avesse impedito il movimento civile-militare, stava ordinato lo sterminio del clero cattolico, come quello dei dichiarati uomini di destra, come la sovietizzazione delle industrie e la impiantazione del comunismo. Fu proprio nel gennaio scorso che un dirigente anarchico annunciava al mondo dalla radio: 'Bisogna dire le cose così come sono, e la verità non è altra diversa da quella che i militari ci anticiparono per impedire che giungessimo a scatenare la rivoluzione' (n. 4).
"Posta in moto la rivoluzione comunista, conviene evidenziare le sue caratteristiche.
"Giudicando globalmente gli eccessi della rivoluzione spagnola, affermiamo che nella storia dei popoli occidentali non si conosce un fenomeno uguale di demenza collettiva, né un cumulo simile, prodotto in poche settimane, di attentati commessi contro i diritti fondamentali di Dio, della società e della persona umana.
"Aggiungiamo che l'ecatombe prodotta su persone e cose dalla rivoluzione comunista fu 'premeditata'. Poco prima della rivolta erano giunti dalla Russia 79 agitatori specializzati. La Commissione Nazione di Unione Marxista, negli stessi giorni, ordinava la costituzione delle milizie rivoluzionarie in ogni località. La distruzione delle chiese, o almeno delle sue suppellettili, fu sistematica. Nel breve spazio di un mese, si erano resi inutilizzabili tutti gli edifici di culto. Già nel 1931 la Lega Atea conteneva nel suo programma un articolo che diceva: 'Plebiscito sopra la destinazione che si deve dare alle chiese e case parrocchiali'; e uno dei comitati provinciali dava questa norma: 'I locali destinati fino a ora al culto dovranno essere destinati per magazzini collettivi, mercati pubblici, biblioteche popolari, case di bagno e igiene pubblica, conforme alle esigenze di ciascuna popolazione'.
"Prova eloquentissima che la distruzione della chiese e l'uccisione dei sacerdoti fu premeditata, lo dimostra il suo numero esorbitante. Anche se le cifre sono premature, contiamo circa 2.000 chiese o cappelle distrutte o sequestrate. I sacerdoti assassinati assommano a circa 6.000 per il solo clero secolare.
"La rivoluzione fu crudelissima. La modalità degli assassini rivestono un carattere di orrenda barbarie. La massima crudeltà fu esercitata verso i ministri di Dio. Per rispetto e carità preferiamo non puntualizzare di più.
"La rivoluzione fu disumana. Non si è rispettato il pudore della donna, neanche di coloro che si erano consacrate a Dio con i voti. Si sono profanate tombe e cimiteri.
"La rivoluzione fu barbara, in quanto annientò l'opera di civilizzazione di secoli. Furono distrutte migliaia di opere d'arte, molte di esse di fama mondiale. Si sequestrarono e incendiarono gli archivi. Numerose biblioteche sono sparite. Nessuna guerra, nessuna invasione barbarica, nessuna rivolta sociale, in nessun secolo, hanno causato alla Spagna rovine somiglianti alla attuale.
"La rivoluzione fu essenzialmente antispagnola. L'opera distruttrice si realizzò al grido 'Viva la Russia!', all'ombra della bandiera internazionale comunista. Le iscrizioni murali, l'apologia di personaggi stranieri, gli ordini militari proferiti dai capi russi, la spogliazione della nazione in favore degli stranieri, l'inno internazionale comunista, sono prove dell'odio contro lo spirito nazionale ed il senso della patria.
"Ma soprattutto la rivoluzione fu anticristiana. Non crediamo che nella storia del cristianesimo e nel solo spazio di poche settimane si sia realizzata una esplosione di odio, somigliante in ogni sua forma di pensiero, volontà e passione, contro Gesù Cristo e la sua sacra religione. Tale era il sacrilego stato della Chiesa in Spagna, che il delegato dei rossi spagnoli inviato al Congresso dei 'senza-Dio', a Mosca poté affermare: 'La Spagna ha superato di molto l'opera dei soviet, in quanto la Chiesa in Spagna è stata completamente annichilita' (n. 6).
"Consentiteci una ultima dichiarazione. Dio sa che amiamo con i sentimenti di Cristo e perdoniamo con tutto il cuore quanti, senza sapere quello che facevano, hanno inferto gravissimi danni alla Chiesa ed alla Patria. Anche questi sono figli nostri. A loro favore invochiamo di fronte a Dio i meriti dei nostri martiri, dei dieci vescovi e delle migliaia di sacerdoti e cattolici che morirono perdonandoli. Pregate affinché nel nostro paese si estinguano gli odi, si riavvicinino gli animi e ritorniamo ad essere tutti uniti nel vincolo della carità. Aiutateci a pregare, e sulla nostra terra, arrossata oggi con il sangue di fratelli, brillerà nuovamente l'arcobaleno della pace e saranno ricostruite parimenti la nostra Chiesa tanto gloriosa e la nostra Patria tanto feconda (conclusione).
"Vi scriviamo dalla Spagna, ricordando i nostri fratelli defunti e assenti dalla patria, nella festa del Preziosissimo Sangue di Nostro Signor Gesù Cristo, 1 luglio 1937".

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