Da Avvenire del 5 settembre
Per fare cronaca non basta saper scrivere, bisognerebbe saper leggere. Leggere quel che davvero è scritto, non ciò che ci piacerebbe fosse scritto. Magari per 'fare titolo'.
E prima ancora per sparare delle belle virgolette: ipse dixit, l’ha detto proprio lui e proprio in quei termini testuali. Peccato che a volte queste virgolette siano un colpo di pennarello per conferire (falsa) autorevolezza a parole mai dette da alcuno. Com’è successo ieri addirittura al Papa e al suo Messaggio per la XXVI Gmg dell’anno prossimo a Madrid.
Benedetto XVI accenna alla «domanda del posto di lavoro» e di un «terreno sicuro sotto i piedi».
Sottolinea che «è un problema grande e pressante» e aggiunge che «allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande».
Allo stesso tempo. Tra virgolette.
Poi apriamo i quotidiani e restiamo storditi. Un giornale romano fa dire al Papa, nel titolo, tra virgolette: «Il posto fisso non fa la felicità, meglio credere in Dio».
Chiaro? Dio contrapposto al posto di lavoro, e quel «meglio» al posto di «allo stesso tempo». Una manipolazione pesante.
Un altro quotidiano romano, nell’attacco del suo vaticanista, mette tra virgolette parole che il Papa non ha mai scritto: «I giovani, prima di pensare al posto di lavoro fisso, è bene che riscoprano la fede in Dio e i valori del Vangelo».
Nel titolo, altre virgolette di fantasia: «La fede viene prima del posto fisso». Significativa anche la scelta del principale quotidiano milanese. Titolo, senza virgolette: «Il Papa ai ragazzi: il posto fisso non è tutto, cercate Dio». Il lavoro come «problema grande e pressante» scompare.
E il Messaggio viene spacciato come un invito alla precarietà.
Packard più di mezzo secolo fa denunciava i «persuasori occulti». Oggi è l’epoca dei dissuasori palesi, che magari sanno scrivere meglio di chiunque altro, ma hanno dei problemi con la lettura.
Come certi studenti delle medie: la comprensione del testo, colleghi. E rispetto: dei giovani, delle loro attese, della loro intelligenza e – se non vi dispiace – di ciò che il Papa in un mondo sufficiente e ostile sa dire loro.
Per fare cronaca non basta saper scrivere, bisognerebbe saper leggere. Leggere quel che davvero è scritto, non ciò che ci piacerebbe fosse scritto. Magari per 'fare titolo'.
E prima ancora per sparare delle belle virgolette: ipse dixit, l’ha detto proprio lui e proprio in quei termini testuali. Peccato che a volte queste virgolette siano un colpo di pennarello per conferire (falsa) autorevolezza a parole mai dette da alcuno. Com’è successo ieri addirittura al Papa e al suo Messaggio per la XXVI Gmg dell’anno prossimo a Madrid.
Benedetto XVI accenna alla «domanda del posto di lavoro» e di un «terreno sicuro sotto i piedi».
Sottolinea che «è un problema grande e pressante» e aggiunge che «allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande».
Allo stesso tempo. Tra virgolette.
Poi apriamo i quotidiani e restiamo storditi. Un giornale romano fa dire al Papa, nel titolo, tra virgolette: «Il posto fisso non fa la felicità, meglio credere in Dio».
Chiaro? Dio contrapposto al posto di lavoro, e quel «meglio» al posto di «allo stesso tempo». Una manipolazione pesante.
Un altro quotidiano romano, nell’attacco del suo vaticanista, mette tra virgolette parole che il Papa non ha mai scritto: «I giovani, prima di pensare al posto di lavoro fisso, è bene che riscoprano la fede in Dio e i valori del Vangelo».
Nel titolo, altre virgolette di fantasia: «La fede viene prima del posto fisso». Significativa anche la scelta del principale quotidiano milanese. Titolo, senza virgolette: «Il Papa ai ragazzi: il posto fisso non è tutto, cercate Dio». Il lavoro come «problema grande e pressante» scompare.
E il Messaggio viene spacciato come un invito alla precarietà.
Packard più di mezzo secolo fa denunciava i «persuasori occulti». Oggi è l’epoca dei dissuasori palesi, che magari sanno scrivere meglio di chiunque altro, ma hanno dei problemi con la lettura.
Come certi studenti delle medie: la comprensione del testo, colleghi. E rispetto: dei giovani, delle loro attese, della loro intelligenza e – se non vi dispiace – di ciò che il Papa in un mondo sufficiente e ostile sa dire loro.
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