Capitolo 17
La superbia
La superbia è un
tumore dell’anima pieno di sangue.
Se matura scoppierà, emanando un orribile
fetore. Il bagliore del lampo annuncia il fragore del tuono e la presenza della
vanagloria annuncia la superbia. L’anima del superbo raggiunge grandi altezze e
da lì cade nell’abisso. Si ammala di superbia l’apostata di Dio ascrivendo alle
proprie capacità le cose ben riuscite. Come colui che sale su una tela di ragno
precipita, così cade colui che si appoggia alle proprie capacità. Un’abbondanza
di frutti piega i rami dell’albero e un’abbondanza di virtù umilia la mente
dell’uomo. Il frutto marcio è inutile al contadino e la virtù del superbo non è
accetta a Dio. Il palo sostiene il ramo carico di frutti e il timore di Dio
l’anima virtuosa. Come il peso dei frutti spezza il ramo così la superbia
abbatte l’anima virtuosa. Non consegnare la tua anima alla superbia e non avrai
terribili fantasie. L’anima del superbo è abbandonata da Dio e diviene oggetto
di gioia maligna per i demoni. Di notte egli si immagina branchi di belve che
l’assalgono e di giorno è sconvolto da pensieri di viltà. Quando dorme
facilmente sussulta e quando veglia lo spaventa l’ombra di un uccello. Lo stormire
delle fronde atterrisce il superbo e il suono dell’acqua spezza la sua anima.
Colui che infatti poco prima si è opposto a Dio respingendo il suo soccorso,
viene poi spaventato da volgari fantasmi.
Capitolo 18
La superbia
precipitò l’arcangelo dal cielo e come un fulmine lo fece piombare sulla terra.
L’umiltà invece conduce l’uomo verso il cielo e lo prepara a far parte del coro
degli angeli. Di che ti inorgoglisci, o uomo, quando per natura sei melma e
putredine, e perché ti sollevi sopra le nuvole? Guarda alla tua natura poiché
sei terra e cenere e fra un po’ tornerai alla polvere, ora superbo e tra poco
verme. A che pro sollevi il capo che tra non molto marcirà? Grande è l’uomo
soccorso da Dio; una volta abbandonato egli riconobbe la debolezza della
natura. Nulla possiedi che tu non abbia ricevuto da Dio. Perché dunque ti
scoraggi per ciò che appartiene ad altri come se fosse tuo? Perché ti vanti di
quel che viene dalla grazia di Dio come se fosse una tua personale proprietà?
Riconosci colui che dona e non ti inorgoglire tanto: sei creatura di Dio, non
disprezzare perciò il creatore. Dio ti soccorre, non respingere il
beneficatore. Sei giunto alla sommità della tua condizione, ma lui ti ha
guidato; hai agito rettamente secondo virtù ed egli ti ha condotto. Glorifica
chi ti ha innalzato per rimanere al sicuro nelle altezze; riconosci colui che
ha le tue stesse origini perché la sostanza è la medesima e non rifiutare per
iattanza questa parentela.
Capitolo 19
Umile e moderato è
colui che riconosce questa parentela; ma il demiurgo plasmò sia lui sia il
superbo. Non disprezzare l’umile: infatti egli è più al sicuro di te: cammina
sulla terra e non precipita; ma colui che sale più in alto, se cade, si
sfracellerà. Il monaco superbo è come un albero senza radici e non sopporta
l’impeto del vento. Una mente senza boria è come una cittadella ben munita e
chi vi abita sarà imprendibile. Un soffio di vento solleva la festuca e
l’insulto porta il superbo alla follia. Una bolla scoppiata svanisce e la
memoria del superbo perisce. La parola dell’umile addolcisce l’anima, mentre
quella del superbo è ripiena di millanteria. Dio si piega alla preghiera
dell’umile, è invece esasperato dalla supplica del superbo. L’umiltà è la
corona della casa e tiene al sicuro chi vi entra. Quando salirai al sommo delle
virtù allora avrai molto bisogno di sicurezza. Colui infatti che cade sul
pavimento rapidamente si rialza, ma chi precipita da grandi altezze, rischia la
morte. La pietra preziosa si addice al bracciale d’oro e l’umiltà umana
risplende di molte virtù.
Nessun commento:
Posta un commento