Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 5 novembre 2011

O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce



XXXII DOMENICA T.O

          “O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce …”, sono le parole pronunciate nella preghiera di Colletta. La consapevolezza di avere una grande dignità, in quanto esseri umani – noi siamo il vertice della creazione, le uniche creature fatte a immagine e somiglianza di Dio, non paragonabili a nessun altro essere vivente -, a volte ci fa credere che dobbiamo e possiamo fare tutto da soli; ci illudiamo di essere unici fautori della nostra esistenza. Anche nel nostro rapporto con Dio, pensiamo di dover fare ogni sforzo per salire come una faticosa e lunghissima scala che ci conduca a Lui. Oggi invece questi bellissimi testi della Sacra Scrittura, ci svelano qualcosa di completamente diverso.

     “La sapienza … previene coloro che la desiderano. Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta. … Lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei …”  (Sap 6,12;13s). La sapienza viene incontro a coloro che ne sono degni.
     Cos’è questa sapienza e chi ne è degno?
     San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi, scrive: “Parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo … Parliamo della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilita prima dei secoli per la nostra gloria. … Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. … A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,6ss). La sapienza è quindi identificata con la possibilità di conoscere il mistero di Dio e della storia. E’ una conoscenza profondissima e profetica, che non dipende né dalle capacità umane né da uno sforzo della mente, ma è un dono di Dio. Infatti Paolo dice ai Corinzi, “non vi sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti” (1Cor 1,26s). Può mancare la cultura; l’intelligenza può essere limitata e lenta, eppure si può comprendere la realtà molto meglio dei professori universitari, anzi “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio” (2,14), anche se ha otto lauree e un premio Nobel.  
     C’è però un significato più profondo: “Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio …” (1Cor 1,29); Gesù Cristo è la Sapienza. Proviamo allora a rileggere il bellissimo passo della prima lettura sostituendo il  sostantivo sapienza con il nome di Gesù: “Gesù Cristo è splendido e non sfiorisce, facilmente si lasca vedere da coloro che lo amano e si lascia trovare da quelli che lo cercano …” (Sap 6,12s).
     Ecco che ci viene indicato un nuovo modo per andare a Dio: desiderarlo, perché lo si ama e quindi cercarlo. Se uno lo ama e quindi lo cerca, Egli si lascia trovare. Vale però anche il contrario: chi non lo cerca, è perché non lo desidera e quindi, perché non lo ama. Vale sempre il detto latino “contra factum non valet argumentum”- se non ci sono i fatti, le parole non valgono.
     Come cercarlo questo Signore e dove cercarlo? Ascoltiamo ancora Sapienza: “Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta” (Sap 6,14). Troviamo le stesse parole sulla bocca di Gesù: “Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Dio non entra nella mia vita, perché fa delle preferenze e sceglie alcuni piuttosto che altri, oppure sono io che non gli consento di superare la barriera che mi separa da Lui? Vedete, tra Dio è noi c’è come una porta, ma la maniglia per aprire è solo dalla nostra parte; Egli bussa continuamente, non si sposta mai da lì davanti, fa di tutto affinché gli apriamo, ma se non apriamo, non può che restare fuori.
     Ma come, io vado a Messa tutte le domeniche e mi confesso per le feste comandate e dico anche le orazioni, eppure Dio mi sembra così lontano? Io invece vado a Messa tutti i giorni e recito completamente la Liturgia delle ore, eppure anche per me Dio è lontano? Credo che la risposta ce la offrano proprio le letture odierne, evidentemente, il nostro cuore non è sufficientemente aperto, Dio non è sufficientemente desiderato e quindi, non riesce a raggiungerci. Siamo come le vergini stolte, che non hanno passione, fanno il minimo “sindacale”, perché in realtà non stanno attendendo lo sposo, stanno semplicemente compiendo un compito, un dovere. Le vergini sagge invece, fanno tutto al meglio, perché probabilmente sono “amiche” dello sposo. Ricordiamocelo, chi fa il minimo per Dio, è perché non ha passione per Dio. Non nascondiamoci dietro il paravento del tempo che manca o della pigrizia, sono illusioni; se Dio è veramente desiderato, è cercato. Ricordiamoci della vedova evangelica, la quale nel tesoro del tempio ha gettato solo una piccola e insignificante moneta; non valeva nulla agli occhi degli uomini, eppure era moltissimo agli occhi di Dio, perché era tutto ciò che poteva dare. Nel suo viaggio in Germania il Papa ha dichiarato: «agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede».
      Accendi in noi, Signore, la sete di te, il desiderio di te, perché solo allora, senza che nessuno ce lo insegni o ce lo imponga, noi ci metteremo a cercarti, sbaglieremo strada, ma non ci arrenderemo, finché tu non riuscirai a raggiungerci e a mostrarci la tua bellezza. Amen.

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