Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 12 novembre 2011

Proclamare la Parola durante la Liturgia 2

COME PROCLAMARE LA PAROLA DI DIO

La lettura (o, meglio, la proclamazione) in assemblea è il risultato di due operazioni che tutti facciamo normalmente: leggere e parlare. Il carattere pubblico della lettura, però, richiede il rispetto di alcuni principi.
Non si legge in assemblea come si legge personalmente un giornale o un romanzo e non si parla in assemblea come si fa conversando fra due o tre persone.

Nella proclamazione dei testi sacri in una celebrazione è Cristo “che parla quando nella Chiesa si proclama la Sacra Scrittura”. Che il Signore parli nell’assemblea dipende dunque, almeno in parte, dal modo con cui il lettore svolge il proprio compito.

Prima dell’Eucaristia
Arrivare per tempo alla celebrazione dell?Eucaristia.
Prepararsi la lettura prima della messa (leggendola più di una volta) e chiedere al sacerdote chiarimenti se si trovano delle parole o dei nomi difficili da pronunciare.
Se possibile controllare prima della Messa che il Lezionario, posto sull’ambone, sia posizionato sulla pagina giusta per non trovarsi al momento delle letture con la pagina sbagliata e leggere così la lettura non corrispondente.

Luogo dei lettori

Quando si celebra nella Chiesa per garantire in modo ordinato lo svolgimento delle letture i lettori sono invitati a sistemarsi prima dell’inizio della S. Messa presso la prima panca vicina all’ambone.
Il lettore non deve recarsi all’ambone prima che sia terminata la preghiera iniziale (la colletta), ma appena è stato pronunciato l’Amen deve muoversi, senza farsi aspettare. Si avanza con calma, senza deviazioni e senza precipitazione.
Mette il tempo che ci vuole. Non cerca di evitare la navata centrale. Davanti all’altare, si ferma un momento e fa un leggero inchino. Questo spostamento è un atto liturgico. Giunto all’ambone (è il termine liturgico che
indica il luogo dal quale si tengono le letture), non si precipita a leggere, ma si assicura che il libro sia alla pagina giusta e che il microfono sia alla giusta altezza, cioè la suo.  Terminata la lettura tornerà al posto seguendo la stessa strada.
Si alzerà il lettore del salmo e seguirà gli stessi movimenti. Così anche il terzo lettore.
Così sistemato, il lettore guarda un momento l’assemblea, non come per dire: «Sono qui», ma per osservate tutti coloro ai quali sta per leggere la Parola, e in particolare i fedeli che sono più lontani da lui, al fondo della chiesa o ai lati. Questo sguardo può essere prolungato se il silenzio non è ancora perfettamente stabilito: la lettura dovrà cominciare soltanto quando sarà cessato ogni rumore di sedie, fogli, colpi di tosse...
Contrariamente a quanto si sente dire spesso (e a quanto si vede), il lettore non deve guardare l’assemblea quanto legge.  Alcuni ritengono che si comunichi meglio se si guarda: è sbagliato. Anzitutto, il lettore non legge la sua parola, ma quella di Dio. Non ha quindi bisogno di guardare coloro a cui parla come se predicasse o desse un avviso.
Viceversa, è bene che il lettore annunci la lettura guardando l’assemblea, dopo averne letto con gli occhi il titolo: «Dalla lettera di San Paolo / apostolo / ai Romani». Tutti sono capaci di dire quelle poche parole senza guardare il testo. Poi il lettore fa una pausa, durante la quale respira profondamente, ritorna con gli occhi sul testo e comincia.

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