Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 17 dicembre 2011

Dio lo vuole!


IV DOMENICA DI AVVENTO

     “Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te» (2Sam 7,1ss). Come si suol dire, qui tutti han fanno i conti senza l’oste. Per carità, Davide e Natan erano in assoluta buona fede, ma i loro progetti, buoni agli occhi degli uomini, al Signore non interessavano. Infatti: “quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione” (7,4ss).
     Davide si preoccupa di costruire una abitazione per Dio, vorrebbe edificargli un Tempio degno di questo nome, perché la Tenda del Convegno non è più adeguata, eppure il Signore non ha bisogno di una casa, quantomeno non di quel tipo.
     Il Signore annuncia a Davide che sarà Lui a dargli una discendenza e in un modo che neanche può immaginare. Infatti Natan sta rivelando a Davide che dalla sua “casa”/ famiglia, verrà il Salvatore dell’umanità.
     “Dio lo vuole!”; quante volte nella storia gli uomini hanno speso con facilità queste parole, senza chiedersi però se fosse davvero così. Pensate che persino il motto dei nazisti era “Gott mit uns – dio è con noi”. Ho scritto “dio” volutamente in minuscolo, perché è evidente che Hitler nulla aveva a che fare con il Signore della vita e della storia, ma con un terribile idolo da lui costruito.
     Chiediamo a Lui cosa veramente vuole; facciamo nostro il primo comandamento dato da Dio a Israele: “Shema Israel – ascolta Israele”. San Francesco quando verso la fine della sua vita scrisse il Testamento, mostrò come tutto ciò che aveva fatto, non fosse altro che la realizzazione della volontà di Dio: “Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza …  il Signore stesso mi condusse … E il Signore mi dette tale fede nelle chiese … E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo” (FF 110ss).
     Con l’Annunciazione il Signore svela alla giovane vergine Maria e a noi, quale casa Egli vuole: “Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31). Non vogliamo dire cose banali, come quelle lette in questi giorni a proposito della insopportabile storia sull’ICI e la Chiesa - “Per pregare non serve un tetto” -, però è indubbio che le nostre chiese, per quanto splendide siano, paradossalmente non sono necessarie; ce le potrebbero portare via tutte – come già ha fatto Napoleone e poi il primo governo dell’Italia unita; potrebbero demolirle o trasformarle in moschee – come ha fatto il terribile governo marxista albanese e l’Islam nelle terre di antica presenza cristiana -, ma non cesserebbe la presenza di Dio tra di noi. Noi cristiani abbiamo la grandissima libertà di poter incontrare Dio ovunque – le chiese ci sono utili, guai se non ci fossero, ma non sono indispensabili -. La “casa” che Lui vuole, infatti, siamo noi. Io sono il tempio della Trinità e ognuno di voi lo è altrettanto.
     Con Maria siamo chiamati tutti a diventare “madri” del Signore, a fargli spazio nella parte più profonda di noi stessi. Non fuori di noi, ma dentro, in modo tale che la sua presenza condizioni il nostro vivere concreto, così come per una donna incinta è la presenza della creatura nel suo utero.
     E’ molto più semplice edificare e custodire chiese in muratura che non  il “tempio di Dio che siete voi”, come ci ricorda san Paolo (1 Cor 3,16).
     Facciamo Natale! Mettiamoci in ascolto; cessiamo di fare progetti nei quali Dio non trova posto. Diciamogli: “Io Signore voglio essere tua “madre”; cresci nella mia casa, “prendi possesso di me in modo tale che tutta la mia vita sia un’irradiazione della tua; che, chi vede me, riconosca te”.



1 commento:

  1. Caro Padre Andrea questo per me sarà un Natale di luce,perchè Gesù mi ha preso per mano e io ho affidato a Lui tutte le mie pene,il rimorso di non essere stata una mamma che poco ha trasmesso come esempio su nostro Signore..non sono stata capace di insegnare ai miei figli che Dio è amore che ci è amico che se ci affidiamo a Lui con fede noi possiamo camminare poi con più gioia e la vita cambia...ora si prego affinchè Gesù possa nascere anche nei loro cuori,perchè con la sua GRAZIA trovino la luce e la gioia che porta a Lui....Grazie e Buon Natale...

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