“Dove sei? … Ho udito la tua
voce … e ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” (Gen 3,9s).
Con poche immagini l’autore di Genesi riesce a mostrarci a cosa può ridursi il
nostro rapporto con il Signore: Egli ci cerca, perché ci ama e noi, a volte, ci
nascondiamo da Lui.
Perché?
Varie possono essere le ragioni: perché ne abbiamo paura, perché
non vogliamo lasciarci provocare da Lui, perché ci sembra che ci voglia
ingabbiare con le sue regole … C’è anche un’altra ragione molto profonda: perché
ci vergogniamo della nostra nudità.
Cosa intendo dire?
L’essere umano “nudo” non è altro che ciò
che uscito dalle “mani” di Dio il giorno della creazione, è la creatura come
Dio l’ha voluta – quell’impasto di luce e di tenebra, di grandezza e miseria -.
Adamo ha cominciato a guardarsi non più con gli occhi di Dio, ma solo con occhi
umani e, quindi, davanti alla sua intelligenza si è trovato come un velo, che
gli ha impedito di vedere con chiarezza
la realtà; ha cominciato a scambiare il falso per vero e il vero per falso, il
male per bene e il bene per male. Adamo
ha cominciato a vergognarsi di non
corrispondere al proprio ideale umano
e, di fatto, ha rimproverato Dio. E’ come se Adamo avesse detto al Signore: “Mi
hai creato male, inadeguato, incompleto. Voglio diventare qualcosa di diverso”.
Quante volte capita anche a noi. Dio ci
dice che siamo la realtà più bella che ha creata, il vertice di tutto, che
siamo suoi figli e suoi eredi, ma il principe di questo mondo ci ha fatto
credere che, per essere pienamente uomini, bisogna essere belli, sani,
intelligenti, forti, efficaci, vincenti e, soprattutto autosufficienti e che
Dio vuole fare di noi dei deboli da dominare.
Il
nostro mondo sta creando tanti infelice proprio perché ci chiede di rivestirci
di un abito che non ci appartiene; vuole che ci sforziamo di diventare quello
che non siamo. Quando ci accorgiamo di non riuscire a stare al passo, ci
vergogniamo di noi stessi, ci sentiamo inadeguati e a volte dei falliti. Dio
diventa poi il capro espiatorio, colui che non ascolta e non soccorre.
Quanto tempo ed energie perdiamo
inutilmente a nasconderci a fuggire dalla nostra realtà e da Dio, quando,
invece, basterebbe che ci lasciassimo raggiungere e plasmare da Lui secondo il
suo progetto.
Adamo è il prototipo di coloro che non
accettano di essere ciò che Dio gli ha chiesto di essere collaborando con Lui
nel corso di tutta l’esistenza. Adamo si riduce a essere il concorrente di Dio: non più con Dio, ma contro
Dio. Cosa si è ritrovato fra le mani? Paura, fatica e separazione. Quando
l’uomo si separa da Dio, tutto rischia di essere frantumato. Guardate come nel
racconto di Genesi tutti si rimpallano la responsabilità del tradimento e come
si accusano a vicenda.
Cosa c’entra in tutto questo Maria
Immacolata? Se Adamo – che rappresenta l’umanità – ha fatto di sé un assoluto
separato da Dio, Maria è una donna che si è sentita relativa; Ella ha compreso
che solo in Dio avrebbe potuto diventare pienamente donna. Per lei Dio non è il
concorrente, ma il completamento necessario. Maria non si è fidata di sé –
avrebbe potuto tirarsi indietro trovando mille ragioni valide -, ma ha affidato
la sua vita a Colui che l’ha creata e che sa cosa è bene. S’è fidata; ecco la
grande lezione di Maria. Invece Adamo s’è fidato più della sua donna e lei a
sua volta si è fidata del “serpente”: nessuno dei due si è fidato di Dio.
Maria è senza macchia, preservata dal
peccato di Adamo, diciamo che è la creatura riuscita, realizzata secondo il
progetto di Dio. E’ come noi avremmo dovuto essere e come diventeremo quando
saremo definitivamente redenti. Già oggi però Maria ci indica una via: se vuoi
essere uomo devi lasciarti condurre da Dio e non vergognarti di te.
Per Maria non c'era nessun impedimento, nessuna cosa tra lei e il Signore. Ha vissuto nella pace tutte le vicende della sua strada sulla terra. Ha conservato nel suo cuore solo l'essenziale.
RispondiEliminaMaria ha trascorso tutto il suo tempo solo nell'amore. Si è affidata alla mano del Signore ed ha fatto dei suoi giorni una risposta d'more per Gesù.
Nell' "Inno alla Vergine", Dante dice:
" Vergine Madre figlia del tuo Figlio..."Maria pur essendo la madre di Gesù, ha vissuto profondamente la coscienza di essere figlia, e sempre stata certa di appartenere a un Padre buono. Affidiamoci ogni giorno a Maria "...Umile ed alta più che creatura..."perchè solo lei può prenderci ogni giorno per mano e condurci a Dio!
Ne sono certa! Negli ultimi mesi sempre di più!
Un abbraccio e buona festa dell'Immacolata.
Rita