Molti affermano che l'atteggiamento della Chiesa nella
questione dei fedeli divorziati risposati è unilateralmente normativo e
non pastorale.
La quinta ed ultima obiezione critica contro la dottrina e la prassi
della Chiesa riguarda alcuni problemi di carattere pastorale. Si reputa
eccessivamente legalistico il linguaggio dei documenti ecclesiali, e la
durezza della legge prevarrebbe sulla comprensione per situazioni umane
drammatiche.
L’uomo moderno, così, non riuscirebbe più a comprendere un
simile linguaggio, e mentre la storia sacra racconta di un Gesù
disponibile all’ascolto per le necessità di tutti gli uomini
(soprattutto per quanti vivono ai margini della società), la Chiesa
mostrerebbe un atteggiamento rigoroso e da giudice nei confronti di
alcune persone – ferite per alcuni errori commessi – escludendole dai
sacramenti o da certi incarichi. Il Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede ammette che determinate forme espressive del
Magistero ecclesiale risultino, talvolta, di difficile comprensione.
“Queste – precisa – devono essere tradotte dai predicatori e dai
catechisti in un linguaggio, che corrisponda alle diverse persone e al
loro rispettivo ambiente culturale. Il contenuto essenziale del
Magistero ecclesiale in proposito deve però essere mantenuto. Non può
essere annacquato per supposti motivi pastorali, perché esso trasmette
la verità rivelata”. Per quanto riguarda la posizione del Magistero sul
problema dei fedeli divorziati risposati, J. Ratzinger sottolinea che “i
recenti documenti della Chiesa uniscono in modo molto equilibrato le
esigenze della verità con quelle della carità”. “Se in passato –
conclude il Prefetto del Sant’Uffizio – nella presentazione della verità
talvolta la carità forse non risplendeva abbastanza, oggi è invece
grande il pericolo di tacere o di compromettere la verità in nome della
carità. Certamente la parola della verità può far male ed essere
scomoda. Ma è la via verso la guarigione, verso la pace, verso la
libertà interiore. Una pastorale, che voglia veramente aiutare le
persone, deve sempre fondarsi sulla verità. Solo ciò che è vero può in
definitiva essere anche pastorale. «Allora conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi» (Gv 8,32)”.
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