Quando si ascolta il brano del Battesimo
di Gesù, ci si chiede come mai, Colui che è senza peccato, si è sottoposto a
questo rito. In realtà il Battesimo sta un po’ sullo sfondo, ciò che conta sono
le parole pronunciate da Dio e ciò che avviene appena Gesù esce dall’acqua.
Gesù infatti “vide
squarciarsi i cieli”; Marco non dice
che i cieli si sono aperti, perché ciò che si apre può anche essere richiuso,
ma che si sono squarciati, lacerati definitivamente. Vedete, il cielo era
considerato la dimora di Dio e si riteneva che Egli fosse così offeso per i
peccati e per l’infedeltà degli uomini, da averlo sigillato. Grazie a Gesù, il Padre svela come
tutto questo non sia altro che una assurda costruzione umana. Niente e nessuno
può impedire a Dio di incontrare l’uomo, se non l’uomo stesso con la sua
libertà. Del resto cosa avvenne dopo la morte di Gesù? Il velo del tempio – che
separava la dimora di Dio, dove poteva entrare solo il sommo sacerdote una
volta all’anno - si “squarciò”. Dio ha dichiarato a tutti che non sta in una
realtà separata e irraggiungibile.
Gesù, al Giordano, non va a farsi
purificare dai peccati – che non ha -, ma ad accettare il Battesimo come segno
della sua disponibilità ad accettare la morte per poter liberare l’umanità.
Dice Dio: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni… Io, il
Signore, ti ho chiamato … perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire
dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre”
(Is 42,1;7). Al Giordano si realizza l’antica promessa; è giunto finalmente
l’unico in grado di dare la vista e la libertà all’essere umano.
Per noi l’acqua non significa molto,
perché è un elemento accessibile, automatico; basta aprire il rubinetto ed
eccola lì … Eppure essa è elemento essenziale per la vita, tantoché si può
stare senza mangiare anche un mese, ma senz’acqua, non più di cinque giorni. Non
per niente chi possiede l’acqua, ha il potere. Possiamo dire che noi esseri
umani siamo per natura degli assetati.
Dal Giordano Gesù ci rivolge le
straordinarie parole che abbiamo appena gustate dal libro di Isaia: “O voi tutti assettati, venite all’acqua …”
(Is 55,1). Ogni essere umano, anche se ne è inconsapevole, ha sete di
immensità; nessuno è fatto per accontentarsi di “ciò che non sazia”. Noi cristiani conosciamo la sorgente alla quale
è possibile andare per dissetarsi, per colmare, anche se mai definitivamente
quell’enorme “spazio” che c’è in noi. Siamo necessariamente gente in cammino,
perché siamo come “terra arida,
senz’acqua” (Salmo 62,2).
Quando Gesù si recò nel deserto, fu
tentato dal maligno. Costui voleva
illuderLo che si sarebbe potuto saziare attraverso il cibo materiale, il
potere, l’autosufficienza, ma Gesù lo
disarmò. Egli si mostrò non disponibile a “spendere denaro per ciò
che non è pane, il suo guadagno per ciò che non sazia”.
Ecco cosa ci viene gridato dal Giordano: “Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e
gusterete cibi succulenti. … Venite a me, ascoltate e vivrete” (Is 55,2s).
Chi usa il computer sa che ogni suo
movimento è monitorato; in qualche parte del mondo c’è qualcuno che, pur non
conoscendoci, sa tutto di noi, conosce i nostri gusti e continuamente ci manda
dei messaggi pubblicitari per invogliarci a saziare i nostri bisogni con i
prodotti apparentemente più adatti. Niente di tutto questo però è gratuito.
Tutto è rigorosamente a pagamento. Dio non fa così; Egli ci conosce fino in
fondo, perché ci “ha tessuti” nel grembo di nostra madre, e ci offre
gratuitamente ciò che ci è essenziale.
Siamo strani; rincorriamo ciò che ci costa
e non può saziarci – se ci fermiamo un attimo ce ne accorgiamo subito, perché
sentiamo emergere dal profondo una insoddisfazione forte – e disdegniamo
l’offerta di Dio. Ci viene regalato l’oro, ma andiamo a comperare la plastica,
tra l’altro, pagandola al costo dell’oro.
Chiamaci al Giordano, Signore; facci prendere
coscienza dell’arsura che si nasconde dietro la nostra tristezza,
l’insoddisfazione, la paura e pure l’angoscia. Non consentirci di bere
qualsiasi cosa o, ma aiutaci a riconoscere quell’acqua fresca che tu ci doni.
Mettici nel cuore la voce che grida: “Ha sete di te Signore l’anima mia”.
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