Il Credo, come pure l’ultimo
libro della Sacra Scrittura, termina
con la parola ebraica Amen. La si trova frequentemente alla fine delle
preghiere del Nuovo Testamento. Anche la Chiesa termina le sue preghiere con
«Amen».
In ebraico, «Amen» si ricongiunge alla stessa radice
della parola «credere». Tale radice esprime la solidità, l’affidabilità, la
fedeltà. Si capisce allora perché l’«Amen» può esprimere tanto la fedeltà di
Dio verso di noi quanto la nostra fiducia in lui.
Nel profeta Isaia si trova
l’espressione «Dio di verità», letteralmente «Dio dell’Amen», cioè il Dio fedele alle sue promesse: «Chi vorrà essere benedetto nel paese, vorrà esserlo
per il Dio fedele» (Is 65,16).
Nostro Signore usa spesso il termine Amen,
a volte in forma doppia, per
sottolineare l’affidabilità del suo insegnamento, la sua autorità fondata sulla
verità di Dio.
L’«Amen» finale del Credo riprende quindi e conferma le due
parole con cui inizia: «Io credo». Credere significa dire «Amen» alle parole,
alle promesse, ai comandamenti di Dio, significa fidarsi totalmente di colui
che è l’«Amen» d’infinito amore e di perfetta fedeltà. La vita cristiana di
ogni giorno sarà allora l’«Amen» all’«Io credo» della professione di fede del
nostro Battesimo:
"Il Simbolo sia per te
come uno specchio. Guardati in esso, per vedere se tu credi tutto quello che
dichiari di credere e rallegrati ogni giorno per la tua fede". ( S.Agostino )
Gesù
Cristo stesso è l’«Amen» (Ap 3,14).
Egli è l’«Amen» definitivo dell’amore del Padre per noi; assume e porta alla
sua pienezza il nostro «Amen» al Padre: «Tutte le promesse di Dio in lui sono
divenute «sì». Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro Amen per
la sua gloria» (2Cor 1,20):
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