Come un bimbo tenuto per mano
Lunedì 5 agosto.
È
finito il bel tempo, e io mi sento un po' più solo che gli altri
giorni. Ho l'impressione di essere un bimbo che la mamma tiene per mano,
in un grande magazzino; appena lo lascia un secondo, si mette ad urlare
tutto smarrito. Ogni volta che il Signore mi abbandona, faccio così, e
lasciato in balìa alla mia miseria nativa mi lamento.
Ma
ho fiducia; per ritrovare la fede con una tale abbondanza di beni, non
mi sono occorsi che due rosari e una Messa. Il Signore ha certamente
voluto farmi capire che è vicinissimo a me e che non mi abbandona. Tocca
a me fare un piccolo sforzo di volontà.
A
mezzogiorno ho ricevuto due lettere di mia suocera. Perde la testa, la
sento esaltata e pronta a tutto. Le scrivo, ma che posso fare per lei?
Nonostante tutti i beni materiali di cui l'ha colmata la vita, è triste e
disgustata della vita a morirne. Io sono ancora troppo giovane per
essere disgustato, possedendo allo stato embrionale delle possibilità di
felicità di cui ho presentimento, ma che non si realizzeranno mai. Che
bel dono da fare al Signore!
Nell'ora
del passeggio che abbiamo ogni mattina, ho discusso con il mio fratello
di catene sull'Indocina. Mi ha parlato dei pirati cinesi e dei
trattamenti che il [nostro] Servizio Informazioni Militari ha inflitto
ai prigionieri vietnamiti che non volevano mettersi a tavola. Come tutto
ciò è assurdo e contraddittorio.
Ecco
condannato a morte per assassinio un uomo, il quale, durante le sue
campagne militari, aveva rifiutato di partecipare alle torture inflitte a
dei contadini: ciò gli è valso il Consiglio di Guerra! Si trattava di
quattro sospetti trovati in una risaia, che vennero immersi per
ventiquattr'ore in una grande cava piena d'acqua. Però sono stati
estratti cadaveri. Evidentemente, durante il suo processo (per
assassinio) non si è avuto ritegno di buttargli in faccia la condanna di
cattivo soldato, ma certo senza volerne precisare le ragioni. Però,
dopo tutto, è proprio vero?
È
un povero infelice. Basta guardarlo in faccia per leggervi tutti i
marchi di una spaventevole eredità, e che vita! Orfano sfruttato e
sballottato da un asilo all'altro, malato dalla nascita con delle crisi
che lo buttavano a terra tra schiuma e urla, deportato in Germania e
torturato, soldato per sette anni e, per finire, condannato a morte. Chi
dice di più? Al suo confronto io mi sento realmente senza scuse.
Del
mio processo ti parlerò più tardi. Bisognerà che prima ti spieghi ciò
che ero e perché sono arrivato a quella tale determinazione. Però,
vorrei tu capissi fin d'ora che [in me] non vi sono due uomini: quello
di prima e quello di poi, ma uno solo ed unico, il quale, senza
rendersene conto, cercava e che ora ha trovato.
Dio
era vicino a me fin dal primo giorno. Ha seguito con sollecitudine i
miei sbandamenti e si è rivelato a me il giorno che gli è piaciuto di
farlo. E so con la più assoluta convinzione che la mia partecipazione al
corpo mistico di Cristo consiste in ciò che mi è chiesto oggi. Non mi
spetta discutere questa decisione, ma soltanto sottomettermi di gran
cuore alla volontà di Dio. Ma come tutto ciò è duro a capirsi!
Mi
si rigetti brutalmente nella vita con tutte le sue tentazioni e
dolcezze, ed è certo che sarei turbato al punto da non più vedere ciò
che ora distinguo. Non si può realmente trovare Dio se non con una
ricerca di ogni istante e con il disprezzo di tutto ciò che il nostro
corpo desidera.
Più
la sofferenza s'impossessa di un essere, più la sua anima angosciata
invoca aiuto, e più il Signore è pronto a rispondere e a consolarla. Ed è
in questo che la preghiera è onnipotente. Essa permette questa
conversazione indispensabile che eleva l'anima e le dona la forza di
lottare contro l'incessante invasione dei pensieri che sorgono dal corpo
e che gettano un velo su tutto ciò che è così puro e luminoso.
stavo riflettendo.....non è facile trovare Dio...sentirlo vicino....parlo per me....a volte mi sento anch'io presa per mano, accarezzata, ma....subito dopo... il dolore infinito che 'è dentro di me , ha il sopravvento e, mille domande senza risposta affollano la mia mente. Mille perchè...è banale dire : perchè proprio io.....che vita senza senso....Jaques Fesh dic che più l'anima è angosciata, più cerca Dio, è vero, ma.....quel muro che tu ben sai.....mi impedisce di "affidarmi" senza remore...quindi....questa strada da percorrere è troppo faticosa e, a volte, non ce la faccio proprio. Ciao. Anna
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