Cari fratelli e sorelle!
mercoledì scorso, con il
tradizionale Rito delle Ceneri, siamo entrati nella Quaresima, tempo di
conversione e di penitenza in preparazione alla Pasqua. La Chiesa, che è
madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito,
a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e
l’egoismo per vivere nell’amore. In questo Anno della fede la Quaresima è
un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base
della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una
lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male
naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci
deviare dalla via di Dio. Per questo, nella prima domenica di Quaresima,
viene proclamato ogni anno il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel
deserto.
Gesù infatti, dopo aver ricevuto
l’"investitura" come Messia – "Unto" di Spirito Santo – al battesimo nel
Giordano, fu condotto dallo stesso Spirito nel deserto per essere
tentato dal diavolo. Al momento di iniziare il suo ministero pubblico,
Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il
tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini
dell’uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da
proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone.
Gli evangelisti Matteo e Luca
presentano tre tentazioni di Gesù, diversificandosi in parte solo per
l’ordine. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare
Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni
materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il
male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il
potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio
diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale,
non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco
la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a
ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo
seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che
realmente è bene?
Come ci insegnano i Padri della
Chiesa, le tentazioni fanno parte della "discesa" di Gesù nella nostra
condizione umana, nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una
"discesa" che Gesù ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e
agli inferi dell’estrema lontananza da Dio. In questo modo, Egli è la
mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla
in salvo. Come insegna sant’Agostino, Gesù ha preso da noi le
tentazioni, per donare a noi la sua vittoria (cfr Enarr. in Psalmos,
60,3: PL 36, 724). Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il
combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo
con Lui, con Cristo, il Vincitore. E per stare con Lui rivolgiamoci
alla Madre, Maria: invochiamola con fiducia filiale nell’ora della
prova, e lei ci farà sentire la potente presenza del suo Figlio divino,
per respingere le tentazioni con la Parola di Cristo, e così rimettere
Dio al centro della nostra vita.
Nessun commento:
Posta un commento