È possibile ed è giusto parlare di questa visione, della
trasfigurazione ? Il senso base di “trasfigurazione” è esattamente
“cambiamento di forma”. Se è dunque questo il significato di
“trasfigurazione”, allora ci è richiesta. È uno dei requisiti di cui
parla l’apostolo Paolo: “Trasformatevi” (Rm 12,2).
Gli elementi della trasformazione
Non possiamo trasformarci
per diventare a immagine di Dio nostro
Creatore, così come ci ha creati, senza affidargli questa immagine di
modo che possa correggerne i difetti. A questa trasformazione è
indispensabile, infatti, un cambiamento della nostra direzione che
ammettiamo con imbarazzo. Noi ci muoviamo verso noi stessi e non usciamo
dai nostri ego per camminare verso Cristo, con tutto ciò che significa
camminare verso la giustizia, la santità e la verità.
Questo camminare verso l’esterno porta con sé la sottomissione di noi
stessi, in modo costrittivo e severo, anzi direi in modo crudele, alla
guida dello Spirito santo proveniente dall’alto. La prova inconfutabile
di tale soggiogamento è che la nostra persona, le nostre inclinazioni, i
nostri umori, le nostre abitudini, la nostra dignità e il nostro
sentire personale, le nostre origini, i nostri diritti, i nostri ruoli –
tutti questi cavilli che impediscono allo Spirito santo di mettersi
alla guida – non ingeriscono più.
Lo stolto si domanda allora: “Che cosa resta per me? Forse che devo
camminare a occhi chiusi?”. Ovviamente no. Ma se ti spogli veramente di
te stesso, allora otterrai una forza autentica che domina misticamente
tutte le cose insieme, come se una mano suprema impugnasse, guidasse e
dominasse ogni cosa in modo totale.
I segni della trasformazione: compiere cose al di là delle proprie forze
Qui la trasformazione si realizza in modo estremamente particolare,
preciso e misterioso. L’energia che deriva dall’accettazione della
direzione, del consiglio e del comando da parte dello Spirito santo
supera l’azione dell’ego, non appartiene all’ego.
La trasformazione si realizza tra l’energia che proviene
dall’affidamento a Dio e l’energia che si sprigiona con la
realizzazione. Vedrai, infatti, che inizi a compiere cose che era
impossibile che tu realizzassi da solo. Ma ecco, tu ora le compi come se
fosse di tua spontanea volontà e per tua scelta. L’azione che tu compi
ti viene considerata come tua malgrado l’energia per la realizzazione si
sia legata misteriosamente a un’energia più elevata dell’ego. Allora
vedrai da te stesso e in te stesso che ti trasformi davvero e che compi
azioni che desideravi, ti auguravi e sognavi ma che erano al di là delle
tue forze e della tua volontà, e che eri incapace di realizzarle perché
cercavi di compierle con le tue forze. Poiché cercavi di realizzarle da
solo, esse non erano realizzate in maniera soddisfacente. Erano fiacche
e ben inferiori a ciò che avrebbero dovuto essere. Ma ora gioisci
perché è divenuto facilissimo e alla portata della tua volontà.
Non è l’ego a operare ma la trasfigurazione della potenza di Dio
Questa è la trasfigurazione. Non ha niente a che vedere con la tua
volontà egocentrica e la tua persona egoistica. Si tratta piuttosto
della manifestazione della potenza di Dio che opera in te e che fa sì
che appaia che sei tu a operare, a pensare e a volere con tutta la
libertà dello spirito e l’audacia dei figli. Questo è il ricavato di una
vita, il frutto della giustizia che hai piantato con le lacrime, le
preghiere e le suppliche a colui che è capace di salvare. E questa è la
risposta divina all’invocazione umana. Noi invochiamo, deboli e
impotenti, da peccatori avviliti, gemendo come trasgressori, come chi ha
a malapena una speranza, secondo la logica della giustizia e del
giudizio. Eppure ecco arrivare pronta la risposta divina, giunge in
maniera sovrarazionale, sovralogica, senza seguire alcun calcolo umano,
con estrema misericordia. Poiché infatti l’opera di Dio nell’uomo
peccatore è inimmaginabile, sia per il peccatore che per il giusto,
perché Dio è talmente incommensurabilmente grande, generoso,
misericordioso che non si riesce a immaginare l’azione di Dio nell’uomo.
Qualcosa di talmente incredibile che il peccatore immediatamente
dimentica la sua vergogna e si scrolla di dosso la debolezza, come se
diventasse figlio.
L’estrema umiltà di Dio
Ciò che meraviglia il peccatore, cioè che davvero ci meraviglia, è
come Dio si abbassi e faccia apparire questi cambiamenti e questi chiari
interventi come fossero nostri, come se ci appartenessero, come se ne
fossimo proprietari. Questa è l’umiltà stupefacente del Signore: egli
rinuncia a ciò che è ufficialmente suo perché noi possiamo ufficialmente
possederlo. Questo è uno degli aspetti di quest’incomprensibile
trasfigurazione. Essendo questi nuovi valori, a cui il Signore rinuncia a
nostro favore, di origine celeste, quando ci vengono donati da Dio ci
fanno appartenere ufficialmente al cielo. Non è forse una incredibile
meraviglia?
Quando diciamo “trasfigurazione”, e la attribuiamo alle nostre anime,
in una certa maniera bestemmiamo. Tuttavia, ciò che abbiamo ottenuto
ufficialmente, dalla mano del Signore Dio Gesù Cristo, ci fa veramente
appartenere al cielo. E seppure possa apparire dall’esterno una presa
violenta, un furto, Cristo stesso non ha forse parlato di una violenza e
di un impadronirsi violento? “Il regno dei cieli è preso a forza e i
violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12).
Segno della trasfigurazione dell’anima è il desiderio continuo di Cristo
Nonostante tutto, non ci è lecito inorgoglirci di ciò. L’unica cosa
di cui si può essere orgogliosi è il Signore e lui soltanto: “Chi si
vanta si vanti nel Signore” (1Cor 1,31). L’uomo prova sinceramente ciò
che provava anche l’apostolo Paolo: “Non io però” (1Cor 15,10); “Non
sono più io che vivo” (Gal 2,20). Cristo ha dato se stesso per noi ed è
divenuto tutto in noi, non a parole, ma con i fatti e il modo di vivere.
A confermare ciò in pratica è una fame continua dell’uomo per la Parola
e una sete inestinguibile di vegliare e pregare.
Questa fame e questa sete implacabili verso Cristo sono l’indice
dello stato di trasfigurazione dell’anima e il suo essersi rivestita di
Cristo: “È bello per noi stare qui. Facciamo una tenda per te (o
abitazione, o tempio)” (Lc 9,33). Questa è la qualità dell’anima, o
meglio, la durevole qualità dell’anima che vive in Cristo e che possiede
dentro di sé la luce della trasfigurazione del Signore. Allora il
desiderio ardente diventa inestinguibile e la fame verso di lui
insaziabile giorno e notte. Non è assolutamente necessario essere un
esperto di cose spirituali, né un oratore e nemmeno uno scrittore.
Bisogna soltanto avere una fame inesprimibile di Cristo. Non ha forse
detto il Signore di sé che è il pane della vita e l’acqua viva? (Gv
6,35;7,37-38).
Nel battesimo abbiamo acquisito il diritto alla trasfigurazione o a “rivestirci di Cristo”
La verità che non deve scoraggiarci è che fino a quando Cristo non
inizia l’operazione di cambiamento interiore venendo ad abitare al posto
del nostro ego, a unire a noi le sue qualità e a inserirci tra le fila
di coloro che attendono il loro turno celeste, saremo in realtà semplici
coloni terrestri, e la nostra nostalgia del cielo resterà una semplice
nostalgia. Dobbiamo rivestirci del Signore ora perché è un diritto che
abbiamo acquisito nel battistero “poiché quanti siete stati battezzati
in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,27). Dobbiamo praticare
questo mistero quotidianamente. La nostra fede nel mistero deve
trasformarsi in mistero di fede. Questa è la nostra occasione; forse tra
un po’ non ci sarà più.
“Rivestitevi del Signore Gesù Cristo”. È un comando evangelico. “E
non seguite la carne nei suoi desideri” (Rm 13,14). Ci troviamo dinnanzi
a due opposti: rivestirsi di Cristo, seguire la carne nei suoi
desideri. Abbiamo parlato tantissimo della seconda parte. Ora, in questa
breve lettera, mi limito – e mi auguro che anche voi vi limitiate – a
considerare la prima parte: “Rivestitevi del Cristo”. A renderci ancora
più entusiasti e a ricolmarci di speranza è il fatto che “rivestitevi
del Cristo” viene prima di “e non seguite la carne nei suoi desideri”.
Ciò è davvero meraviglioso: ci è richiesto di trasfigurarci prima di
spogliarci dei desideri della carne! Venite, riconciliatevi. Ci è
richiesta la speranza prima della lotta spirituale. La fiducia prima
dell’azione. Avete capito?
In maniera del tutto inusuale, mi fermo qui. La penna mi disobbedisce
e si rifiuta di vergare anche solo un’altra lettera. Mi auguro possiate
capire la forza delle ultime parole perché esse sono la chiave della
nostra nuova vita in Cristo.
Il Signore Iddio che brama di abitare i vostri cuori, realizzi in voi questo suo ardente desiderio.
State bene in nome della santissima Trinità.
Matta El Meskin
(1919-2006)
da “La gioia della preghiera”, Qiqajon, pp. 77-83
(1919-2006)
da “La gioia della preghiera”, Qiqajon, pp. 77-83
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