SANTISSIMA TRINITA’
“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso” (Gv 16,12) - qui il verbo è bastàio (βαστάζειν), che
indica il lavoro pesante degli scaricatori -.
Perché Gesù
dice questo ai suoi discepoli?
Perché, come scrive san Paolo, “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende
le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di
intenderle” (1Cor 2,14). Per quanto possiamo sforzarci, non siamo in grado
di conoscere completamente le cose di Dio con le nostre sole forze; non
dimentichiamo mai le parole di Dio: “i
miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie ... Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto
le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri
pensieri” (Is 55,8s).
Un matematico italiano che va per la
maggiore scrive che “il Cristianesimo è
indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo”; ridono di noi, perché sappiamo che Gesù è
vero Dio, ma anche pienamente uomo; che Maria è rimasta vergine, pur essendo
Madre; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono lo stesso Dio, pur
essendo tre persone distinte; che il pane e il vino consacrati dal sacerdote
durante la Messa sono – non rappresentano - il corpo di Cristo; che il creato non è frutto del caso, ma della
volontà di Colui che ama ecc … - -, ma ci
è chiaro, che “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.
… a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce
bene ogni cosa, anche le profondità di Dio”(1Cor 2,6ss). Una certa parte
del mondo ci considera stupidi, invece, semplicemente noi vediamo quello che
nessun altro riesce a vedere, per il semplice fatto che Dio ci dona occhi
capace di penetrare in profondità la realtà. Non siamo né stupidi né
intelligenti, ma accogliamo ciò che Dio ci offre.
Oggi ci
incontriamo con il cuore della nostra fede ed entriamo nella parte più profonda
del mistero. Molti pensano che “mistero”, significhi oscurità assoluta, in
realtà non è ciò che non si può conoscere, ma ciò che è troppo vasto, profondo,
per poterlo possedere completamente.
Dobbiamo
riconoscere che il dogma (verità indiscutibile) della Trinità non possiamo
spiegarlo con le sole categorie umane. Solo entrando nella vita
della Trinità la si può accogliere e intuire, altrimenti se dal di fuori si
cerca di spiegarla, inevitabilmente ci si perde e si perde la fede. La Trinità
va contemplata, più che studiata. Sono adatte per ogni cristiano le
parole di Isacco il Siro: “Rendimi degno
di conoscerti, mio Signore, affinché anche ti ami. Non con quella scienza che …
procede da un’educazione affidata all’insegnamento, ma … nella contemplazione …
che è la crocifissione dell’intelligenza …”.
Una
frase molto semplice e che conosciamo bene, dichiara la Trinità; ce l’ha
insegnata Gesù quando ha detto ai suoi: “βαπτίζοντες
αὐτοὺς
εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου
πνεύματος – battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo” (Mt 28,19). Gesù mette sullo stesso piano il Padre, il Figlio e lo
Spirito, mentre ne dichiara la distinzione.
Quando contempliamo la Trinità, però,
abbiamo bisogno dell’aiuto delle immagini, che, pur non dicendoci tutto, ci
aiutano a posare lo sguardo sul mistero. Molto caro agli irlandesi
(perché viene fatto risalire a San Patrizio loro patrono) è il simbolo del trifoglio:
un’unica pianta con tre identiche foglioline che la compongono.
Un’altra metafora dalla natura che
può aiutarci: Dio Padre è il sole
che splende nel cielo con tale forza che non può essere guardato
direttamente; il Figlio è la luce del sole che scende dal cielo sulla
terra per illuminarla, rendendo possibile vivere e vedere la realtà del mondo;
lo Spirito Santo è l’invisibile ma ben percepibile calore del sole, l’energia
proveniente dalla luce solare, che vivifica e sostiene ogni essere.
Sant’Agostino invece scrive: «Le persone divine sono
tre, la prima che ama quella che da lei nasce, la seconda che ama quella da cui
nasce e la terza che e lo stesso amore» (De Trinitate VI,5,7).
Dio è relazione e amore. La Trinità non è un duro concetto inutile, ma il progetto per l’umanità. Dio ci ha creati a Sua immagine e somiglianza, proprio in questo senso: noi creature umane abbiamo inscritto dentro di noi la chiamata alla relazione e all’amore e solo se cresciamo in questo diventiamo uomini compiuti. La Trinità è quasi uno specchio per la Chiesa e l’umanità.
Dio è relazione e amore. La Trinità non è un duro concetto inutile, ma il progetto per l’umanità. Dio ci ha creati a Sua immagine e somiglianza, proprio in questo senso: noi creature umane abbiamo inscritto dentro di noi la chiamata alla relazione e all’amore e solo se cresciamo in questo diventiamo uomini compiuti. La Trinità è quasi uno specchio per la Chiesa e l’umanità.
Un filantropo musulmano, dichiara in
un’intervista, che non prega per non togliere tempo ai poveri. Ritengo che per
un cristiano questa sia un’affermazione assurda, infatti tanto più una persona
è unita a Dio Trinità, tanto più inevitabilmente e necessariamente si aprirà
agli uomini. Non per niente l’apostolo Giovanni scrive, “che non può amare Dio che non vede, chi non ama il fratello che vede”.
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