Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 25 maggio 2013

Dio è amore



SANTISSIMA TRINITA’

     “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (Gv 16,12) - qui il verbo è bastàio (βαστάζειν), che indica il lavoro pesante degli scaricatori -.
     Perché Gesù dice questo ai suoi discepoli?
Perché, come scrive san Paolo, “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle” (1Cor 2,14). Per quanto possiamo sforzarci, non siamo in grado di conoscere completamente le cose di Dio con le nostre sole forze; non dimentichiamo mai le parole di Dio: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie  ... Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Is 55,8s). 
          Un matematico italiano che va per la maggiore scrive che “il Cristianesimo è indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo”; ridono di noi, perché sappiamo che Gesù è vero Dio, ma anche pienamente uomo; che Maria è rimasta vergine, pur essendo Madre; che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono lo stesso Dio, pur essendo tre persone distinte; che il pane e il vino consacrati dal sacerdote durante la Messa sono – non rappresentano - il corpo di Cristo;  che il creato non è frutto del caso, ma della volontà di Colui che ama ecc … - -, ma ci è chiaro, chequelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. … a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio”(1Cor 2,6ss). Una certa parte del mondo ci considera stupidi, invece, semplicemente noi vediamo quello che nessun altro riesce a vedere, per il semplice fatto che Dio ci dona occhi capace di penetrare in profondità la realtà. Non siamo né stupidi né intelligenti, ma accogliamo ciò che Dio ci offre.

    Oggi ci incontriamo con il cuore della nostra fede ed entriamo nella parte più profonda del mistero. Molti pensano che “mistero”, significhi oscurità assoluta, in realtà non è ciò che non si può conoscere, ma ciò che è troppo vasto, profondo, per poterlo possedere completamente.
     Dobbiamo riconoscere che il dogma (verità indiscutibile) della Trinità non possiamo spiegarlo con le sole categorie umane. Solo entrando nella vita della Trinità la si può accogliere e intuire, altrimenti se dal di fuori si cerca di spiegarla, inevitabilmente ci si perde e si perde la fede. La Trinità va contemplata, più che studiata. Sono adatte per ogni cristiano le parole di Isacco il Siro: “Rendimi degno di conoscerti, mio Signore, affinché anche ti ami. Non con quella scienza che … procede da un’educazione affidata all’insegnamento, ma … nella contemplazione … che è la crocifissione dell’intelligenza …”.

     Una frase molto semplice e che conosciamo bene, dichiara la Trinità; ce l’ha insegnata Gesù quando ha detto ai suoi: “βαπτίζοντες αὐτοὺς εἰς τὸ ὄνομα τοῦ πατρὸς καὶ τοῦ υἱοῦ καὶ τοῦ ἁγίου πνεύματοςbattezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Gesù mette sullo stesso piano il Padre, il Figlio e lo Spirito, mentre ne  dichiara la distinzione.
     Quando contempliamo la Trinità, però, abbiamo bisogno dell’aiuto delle immagini, che, pur non dicendoci tutto, ci aiutano a posare lo sguardo sul mistero. Molto caro agli irlandesi (perché viene fatto risalire a San Patrizio loro patrono) è il simbolo del trifoglio: un’unica pianta con tre identiche foglioline che la compongono.
     Un’altra metafora dalla natura che può aiutarci: Dio Padre è il sole che splende nel cielo con tale forza che non può essere guardato direttamente;  il Figlio è la luce del sole che scende dal cielo sulla terra per illuminarla, rendendo possibile vivere e vedere la realtà del mondo; lo Spirito Santo è l’invisibile ma ben percepibile calore del sole, l’energia proveniente dalla luce solare, che vivifica e sostiene ogni essere. 
     Sant’Agostino invece scrive: «Le persone divine sono tre, la prima che ama quella che da lei nasce, la seconda che ama quella da cui nasce e la terza che e lo stesso amore» (De Trinitate VI,5,7).
Dio è relazione e amore. La Trinità non è un duro concetto inutile, ma il progetto per l’umanità. Dio ci ha creati a Sua immagine e somiglianza, proprio in questo senso: noi creature umane abbiamo inscritto dentro di noi la chiamata alla relazione e all’amore e solo se cresciamo in questo diventiamo uomini compiuti. La Trinità è quasi uno specchio per la Chiesa e l’umanità.
     Un filantropo musulmano, dichiara in un’intervista, che non prega per non togliere tempo ai poveri. Ritengo che per un cristiano questa sia un’affermazione assurda, infatti tanto più una persona è unita a Dio Trinità, tanto più inevitabilmente e necessariamente si aprirà agli uomini. Non per niente l’apostolo Giovanni scrive, “che non può amare Dio che non vede, chi non ama il fratello che vede”.


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