CORPO E SANGUE DEL SIGNORE
Se andate a leggere la traduzione dei TdG,
il passo paolino risulta così: “Il Signore Gesù … disse: “Questo significa
il mio corpo”;
ma nel testo greco troviamo: “Toutò mou estin to soma” (Questo è il mio corpo). Con questa
traduzione hanno voluto eliminare ogni possibile realismo, per sottolineare che
nella Eucaristia Cristo non è realmente presente nel pane e nel vino. Se però andiamo
a leggere un altro passo, questa volta di Gv, troviamo queste parole: “Gesù disse: «In verità, in verità vi dico:
se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non
avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita
eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo
e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6,53ss).
Perché il Signore Gesù ci ha lasciato il
comando di “fare questo”, cioè di
spezzare insieme il pane e di bere il vino, in memoria sua?
Intanto dobbiamo intenderci sul
significato di memoria (anamnesis). Questo termine traduce il termine ebraico zikkaron che indica, non un ricordo
mentale, bensì il rendere presente qui e ora un fatto avvenuto nel passato, per
rendere presenti la sua efficacia.
Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi
siamo testimoni del dono di Gesù: “Cristo
Gesù pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio, ma umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e
alla morte di croce”. L’Eucaristia ci impedisce di considerare Cristo e la
sua vicenda, roba passata, da contemplare come si farebbe con ciò che è
conservato in un museo.
Nell’Eucaristia Gesù adempie la promessa
fatta ai suoi discepoli: “Io sono con voi
tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Ascoltiamo un frammento
dell’episodio che vede Gesù insieme ai due discepoli in cammino verso
Gerusalemme: “Cominciando da Mosè e da
tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano.Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il
giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a
tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla
loro vista. (Lc 24,27ss). Egli entrò per rimanere, ma poi sparì dalla loro
vista, perché rimase in forma sacramentale.
Infine con l’Eucaristia Gesù ci chiama a
“fare questo”; la Chiesa,
fin dai primi tempi ha interpretato questo comando del Signore in termini
liturgico-sacramentali, ma possiamo anche vederci
l’impegno a fare nostro ciò che sta sotto l’Eucaristia, ossia il dono. E’ come
se Gesù ci dicesse: “Mentre spezzate il pane e bevete il vino, che sono il mio
corpo e il mio sangue, cioè la mia vita, donatevi”. Così riusciamo anche a
capire il richiamo di Paolo; egoismo ed Eucaristia fanno a pugni, così come
ogni divisione è ostacolo alla partecipazione all'Eucaristia: “Se dunque presenti la tua offerta
sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,
lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo
fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23s).
Le parole di Paolo fanno parte di una riflessione dell’apostolo sulla Eucarisita. Egli sta redarguendo i membri della comunità: “… non posso lodarvi …” (1 Cor 11,17). La causa del richiamo è che, “quando vi radunate in assemblea vi sono divisioni tra voi (skismata en umin)”. La Cena eucaristica era preceduta da un pasto, ma in esso i ricchi mangiavano e bevevano in abbondanza, mentre i poveri stavano a bocca asciutta: “Volete fare arrossire chi non ha niente?” (11,22). E’ in questo contesto che Paolo ci consegna ciò che ha compreso dell’Eucaristia.
Le parole di Paolo fanno parte di una riflessione dell’apostolo sulla Eucarisita. Egli sta redarguendo i membri della comunità: “… non posso lodarvi …” (1 Cor 11,17). La causa del richiamo è che, “quando vi radunate in assemblea vi sono divisioni tra voi (skismata en umin)”. La Cena eucaristica era preceduta da un pasto, ma in esso i ricchi mangiavano e bevevano in abbondanza, mentre i poveri stavano a bocca asciutta: “Volete fare arrossire chi non ha niente?” (11,22). E’ in questo contesto che Paolo ci consegna ciò che ha compreso dell’Eucaristia.
Il Signore è con me, ma io sono con lui? Io sono disposto a dare me stesso (da mangiare) per i miei fratelli. Chiedo al Signore la forza di poter essere in comunione con Lui per poter amare ogni persona e condividere il suo amore con i miei fratelli. gpm
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