Eccellenze,
Signore e Signori! Buongiorno!
Signore e Signori! Buongiorno!
Rendo grazie a Dio per l'opportunità di incontrare una così qualificata
rappresentanza dei responsabili politici e diplomatici, culturali e religiosi,
accademici e imprenditoriali di questo immenso Brasile.
Vorrei parlarvi nella vostra bella lingua portoghese, ma per poter esprimere
meglio quello che porto nel cuore, preferisco parlare in spagnolo. Vi chiedo la
cortesia si scusarmi!
Vi saluto tutti cordialmente e vi esprimo la mia riconoscenza.
Ringrazio
Mons. Orani e il Signor Walmyr Júnior per le
gentili parole di benvenuto, di presentazione e di testimonianza. Vedo
in voi la memoria e la speranza: la memoria del cammino e
della coscienza della vostra Patria e la speranza che questa Patria,
sempre aperta alla
luce che promana dal Vangelo, possa continuare a svilupparsi nel
pieno rispetto dei principi etici fondati sulla dignità trascendente
della
persona.
Memoria del passato e utopia verso il futuro si incontrano nel presente, che non
è una congiuntura senza storia e senza promessa, ma un momento nel tempo, una
sfida per raccogliere saggezza e saperla proiettare. Quanti, in una Nazione, hanno un ruolo di responsabilità, sono chiamati ad
affrontare il futuro “con lo sguardo calmo di chi sa vedere la verità”, come
diceva il pensatore brasiliano Alceu Amoroso Lima (Il nostro tempo, in:
La vita soprannaturale e il mondo moderno, Rio de Janeiro 1956, p. 106).
Vorrei condividere con voi tre aspetti di questo sguardo calmo, sereno e saggio: primo,
l’originalità di una tradizione culturale; secondo, la responsabilità solidale
per costruire il futuro; e terzo, il dialogo costruttivo, per affrontare il
presente.
1. Anzitutto, è giusto valorizzare la dinamica originalità che
caratterizza la cultura brasiliana, con la sua straordinaria capacità di
integrare elementi diversi. Il comune sentire di un popolo, le basi del suo
pensiero e della sua creatività, i principi fondamentali della sua vita, i
criteri di giudizio in merito alle priorità, alle norme di azione, si fondano,
si fondano e crescono su
una visione integrale della persona umana.
Questa visione dell’uomo e della vita così come è propria del popolo brasiliano,
ha ricevuto anche la linfa del Vangelo, la fede in Gesù Cristo, nell’amore di Dio e la fraternità con il
prossimo. La ricchezza di questa linfa può fecondare un processo culturale fedele all’identità brasiliana e,
al tempo stesso, un processo costruttore di un futuro migliore per tutti. Un
processo che fa crescere l’umanizzazione integrale e la cultura dell’incontro e della
relazione; questo è il modo cristiano di promuovere il bene comune, la gioia di vivere.
E qui convergono fede e ragione, la dimensione religiosa con i diversi aspetti
della cultura umana: arte, scienza, lavoro, letteratura… Il cristianesimo unisce
trascendenza e incarnazione; per la capacità di rivitalizzare sempre il pensiero e la vita, di fronte
alla minaccia della frustrazione e del disincanto che possono invadere i cuori e si diffondono nelle
strade.
2. Un secondo elemento che vorrei toccare è la responsabilità sociale.
Questa richiede un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di
politica. Siamo responsabili della formazione di nuove generazioni, di aiutare
ad essere capaci
nell'economia e nella politica, e ferme sui valori etici. Il futuro esige
oggi l'opera di riabilitare la politica, riabilitare la politica, che è una
delle forme più alte della carità. Il futuro esige anche
una visione umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e
meglio la partecipazione della gente, eviti gli élitarismi e sradichi la
povertà. Che nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata
dignità, fratellanza e solidarietà: questa è la strada proposta. Già ai tempi
del profeta Amos, era molto frequente l’avvertimento di Dio: «Hanno venduto il
giusto per denaro e il povero per un paio di sandali […] calpestano come la
polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri» (Am
2,6-7). Le grida che chiedono giustizia continuano ancor oggi.
Chi ha un ruolo di guida, permettetemi che dica, chi la vita ha unto come
guida, deve avere obiettivi concreti e ricercare i mezzi
specifici per raggiungerli, ma anche ci può essere il pericolo della disillusione,
dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si
realizzano. Qui faccio appello alla dinamica della speranza che ci spinge ad
andare sempre oltre, a impiegare tutte le energie e le capacità in favore
delle persone per cui si opera, accettando i risultati e creando condizioni
per scoprire nuovi percorsi, donandosi anche senza vedere risultati, ma
mantenendo viva la speranza, con quella costanza e coraggio che nascono
dall'accettazione della propria vocazione di guida e di dirigente.
E' proprio della leadership scegliere la più giusta delle opzioni dopo averle
considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse del bene
comune; per questa strada si va al centro dei mali della società per
vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere. E' nostra
responsabilità, pur sempre limitata, questa comprensione di tutta la realtà,
osservando, soppesando, valutando, per prendere decisioni nel momento presente,
ma allargando lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle conseguenze delle
decisioni. Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione davanti ai
diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi
come una sfida storica senza precedenti, dobbiamo cercarlo, dobbiamo inserirlo
nella stessa società. Oltre alla razionalità scientifica e
tecnica, nella situazione attuale si impone il vincolo morale con una
responsabilità sociale e profondamente solidale.
3. Per completare questa riflessione, oltre all’umanesimo
integrale che rispetti la cultura originale e alla responsabilità solidale,
ritengo fondamentale per affrontare il presente: il
dialogo costruttivo. Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è
un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il
dialogo nel popolo, perché tutti siamo popolo, la capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti alla
verità. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse
ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile,
la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura
della famiglia, e
la cultura dei media, quando dialogano. È impossibile immaginare un futuro per la società senza un
forte contributo di energie morali in una democrazia che rimanga chiusa nella pura logica
o nel mero equilibrio di rappresentanza di interessi costituiti.
Considero anche fondamentale in questo dialogo il contributo delle grandi tradizioni religiose, che svolgono un
fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia.
Favorevole alla pacifica convivenza tra religioni diverse è la laicità dello
Stato, che, senza assumere come propria nessuna posizione confessionale,
rispetta e valorizza la presenza della dimensione religiosa nella società,
favorendone le sue espressioni più concrete.
Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia
risposta sempre è la stessa: dialogo, dialogo, dialogo. L'unico modo di crescere
per una persona, una famiglia, una società, l'unico modo per far progredire la
vita dei popoli è la cultura dell'incontro, una cultura in cui tutti hanno
qualcosa di buono da dare e tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio.
L'altro ha sempre qualcosa da darmi, se sappiamo avvicinarci a lui con
atteggiamento aperto e disponibile, senza pregiudizi. Questo atteggiamento
aperto, disponibile e senza pregiudizi, lo definirei come "umiltà sociale"
che è ciò che favorisce il dialogo. Solo così può crescere una
buona intesa fra le culture e le religioni, la stima delle une per le altre
senza precomprensioni gratuite e in un clima di rispetto per i diritti di ciascuna. Oggi, o
si scommette sul dialogo, o si scommette sulla cultura dell'incontro, o tutti
perdiamo, tutti perdiamo. Per di qui va il cammino fecondo.
Eccellenze,
Signore e Signori!
Signore e Signori!
Vi ringrazio per l'attenzione. Accogliete queste parole come espressione della
mia sollecitudine di Pastore di Chiesa e del rispetto e affetto che nutro per il popolo
brasiliano. La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per costruire una
società più giusta non sono un sogno fantasioso, ma il risultato di uno sforzo
concertato di tutti verso il bene comune. Vi incoraggio in questo vostro impegno
per il bene comune, che richiede da parte di tutti saggezza, prudenza e
generosità. Vi affido al Padre del Cielo chiedendogli, per l'intercessione di
Nostra Signora di Aparecida, che riempia con i suoi doni ciascuno dei presenti,
le rispettive famiglie e comunità umane e di lavoro e, di cuore, chiedo a
Dio che vi benedica. Molte grazie.
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