Nel gennaio 1918
il patriarca Tikhon scrisse: «La santa Chiesa ortodossa vive attualmente un
tempo difficile in Russia: dei nemici manifesti o nascosti della Verità di
Cristo, si sono innalzati contro di essa e tentano di distruggere l’opera di
Cristo. … Noi vi esortiamo tutti, figli fedeli della Chiesa: difendete la
nostra Madre umiliata e perseguitata. … E se bisogna soffrire per l’opera di
Cristo, vi chiamiamo a queste sofferenze con le parole dell’apostolo: “Chi ci sera parerà dall’amore di Cristo: Forse la tribolazione, l’angoscia,
la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?”(Rom. 8,
35)».
La
Chiesa ortodossa Russa ne ha sofferto particolarmente. La persecuzione contro
di Essa è iniziata con l’ascesa al potere dei Bolscevichi. Durante la guerra
civile agli inizi degli anni ’20 un gran numero di fedeli ortodossi, tra i
quali Vescovo, sacerdoti e monaci, furono fucilati e incarcerati. Uno di questi
che ha sofferto durante la campagna di nazionalizzazione dei beni ecclesiastici
fu il Metropolita Benjamin di Pietrogrado. Durante la veglia, prima della sua
esecuzione, scrisse in prigione: “Nella
mia infanzia e adolescenza mi appassionai per la lettura delle vite dei santi,
il cui eroismo m’impressionava; mi spiaceva che i tempi fossero mutati e che
non ci fosse più l’occasione di vivere ciò che essi avevano vissuto. Ma i tempi
sono cambiati, nuovamente si presenta la possibilità di soffrire per Cristo, da
parte dei propri e di stranieri. E’ difficile soffrire, ma nella misura in cui
le nostre pene aumentano, abbonda anche la grazia e la consolazione di Dio”.
Fin dai primi giorni della loro
esistenza le autorità sovietiche si sono date come obiettivo la eliminazione
totale e crudele della Chiesa ortodossa. Questa decisione traspare dalla lettera di
Lenin del 19 maggio 1922, relative alla nazionalizzazione dei beni
ecclesiastici e indirizzata ai memebri dell’ufficio politico: «La requisizione di beni, in particolare di
quelli delle lavre, dei monasteri e delle chiese più ricche, deve essere fatto
con una risoluzione spietata, senza fermarsi davanti ad alcun pretesto e in uno
spazio di tempo il più breve possibile. Più si potrà fucilare dei borghesi e
degli ecclesiastici, meglio sarà”.
Le persecuzioni cominciate contro
la Chiesa da Lenin e i suoi collaboratori, furono portate avanti da Stalin.
Esse si sono amplificate nel 1937 quando migliaia di cristiani furono fucilati
in seguito a false accuse di attività antisovietica.
Verso la fine degli anni ’30
tutti i monasteri, tutte le scuole teologiche e quasi tutte le parrocche della
Chiesa russa furono chiuse. Delle circa 60 mila chiese aperte fino al 1917, in
tutto il paese, nel 1939 ne rimanevano aperte meno di un centinaio. Dei 300
Vescovi di prima della Rivoluzione, solamente 4 erano in libertà, ma la polizia
segreta aveva preparato delle accuse per il loro arresto, che poteva avvenire
in qualsiasi momento. La gran parte
dell’episcopato e del clero fu ucciso; coloro che riuscirono a scappare,
terminarono i loro giorni nei campi di concentramento.
Il cambio della politica dello Stato e il ristabilimento della vita ecclesiale non cominciò che durante la sefonda Guerra mondiale, tragedia per tutto il popolo.
Il cambio della politica dello Stato e il ristabilimento della vita ecclesiale non cominciò che durante la sefonda Guerra mondiale, tragedia per tutto il popolo.
In ogni caso, questa temporane
rinuncia all’obiettivo di sradicare la Chiesa, non significava la fine delle
persecuzioni. In una misura minore, gli arresti di Vescovi, di sacerdoti e di
laici continuarono dopo la guerra. Sotto Khrouchtchev (fine degli anni ‘50 e
anni ‘60) una nuova ondata di persecuzioni fu dichiarata, durante la quale
furono chiuse, più di 10 mila chiese
aperte fino al 1953. E’ difficle
valutare il numero di coloro che hanno sofferto per il Cristo sotto il regime
sovietico. Fonti differenti valutano tra le 500 mila e un milione di persone. Tra
questi 100 mila appartenevano al clero.
Tra loro il Signore ha fatto
sorgere nuovi martiri, srviceva nel 1928 il patriarca Tikhon. , si le Seigneur nous envoie des épreuves, des
persécutions, des chaînes, des souffrances et même la mort, nous supporterons
tout patiemment, croyant que cela nous adviendrait non sans la volonté divine
et que notre exploit ne restera pas stérile, mais sera comme les souffrances
des martyrs chrétiens qui ont gagné le monde à l’enseignement du Christ». Les
attentes de ce saint sont en train de se réaliser, car l’Eglise en Russie et en dehors de ses frontières
renaît sur le sang des martyrs"
Discours lors de la présentation du livre d’Andrea Riccardi «Ils sont morts pour leur foi» (Bruxelles, 14 avril 2003)
Evêque Hilarion Alfeyev
Discours lors de la présentation du livre d’Andrea Riccardi «Ils sont morts pour leur foi» (Bruxelles, 14 avril 2003)
Evêque Hilarion Alfeyev
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